L'editoriale del Direttore: Carlos, vero eroe e gran signore della F.1 cult

L'editoriale del Direttore: Carlos, vero eroe e gran signore della F.1 cult

"Abbiamo percorso una strada diversa e scelto di compiere un atto dovuto rendendo omaggio lungo 24 pagine a un personaggio che ha bucato la scena e raccolto molto meno di quanto seminato. Era uomo di Pampa, il Lole, cresciuto in una fazenda, con una faccia da attore e i modi da signore"

Andrea Cordovani

12.07.2021 10:29

Questo numero di Autosprint è dedicato a Carlos Reutemann e alla poesia, a volte anche un po’ maledetta, declinata da quella F.1 capace di generare una quantità industriale di passione. Con la scomparsa del pilota argentino cede un altro incastro importante dentro a quel meraviglioso puzzle che ha composto il Circus tra la seconda metà degli Anni 70 e la prima metà degli Anni 80. Una delle icone che hanno popolato quella scena piena di miti e leggende, generando un vero fenomeno incurante delle primavere trascorse, rimasto potente anche ai giorni nostri.

Così, mentre il Mondiale di Formula Uno 2021 mette le ruote sul sacrario di Silverstone e cambia la sua storia con il debutto della gara di qualifica, ci sarà tempo per raccontare e farsi un’idea più approfondita degli effetti di questa soluzione che come tutte le novità divide e fa discutere… Ci perdonerete se abbiamo percorso una strada diversa e scelto di compiere un atto dovuto rendendo omaggio lungo 24 pagine a un personaggio che ha bucato la scena e raccolto molto meno di quanto seminato. Era uomo di Pampa, il Lole, cresciuto in una fazenda, con una faccia da attore e i modi da signore. Uno dei miti anche per la valanga di lettori in continua ascesa di Autosprint, con il settimanale da corsa che in quelle stagioni tocca i picchi di vendita più alti mai registrati nella sua storia, lunga sessant’anni. È stato quindi inevitabile lasciarsi andare sull’onda di ricordi ancora caldissimi.

Reutemann, l'ultimo saluto della figlia Cora con la copertina di Autosprint

Carezze verso l’uomo e il pilota. È un numero pieno zeppo di testimonianze, interviste esclusive, ritratti. Davvero da collezione. Trasuda emozione. Ma soprattutto tracima dalla voglia di raccontare il tormentato e tormentoso argentino e un mondo che non esiste più ma ancora capace di stuzzicare l’immaginario collettivo, senza per questo lanciare il messaggio di essere migliore o peggiore. È una ricostruzione che cristallizza un’epoca straordinaria e la sua vena inesauribile di storie da raccontare. Come quella che ha scritto Carlos Reutemann da Santa Fe, 12 Gp vinti in carriera (5 al volante di una Ferrari nel biennio 1977- 1978), unico pilota che dopo aver vinto in F.1 è pure salito sul podio (per ben due volte) in una gara valida per il Mondiale Rally. Vice-campione del mondo di F.1 nel 1981 e altre tre volte terzo. Appartiene alla categoria dei quasi campioni. Con quel quasi di mezzo a dare un senso di incompiuto perché ristretto dentro ai confini di una bacheca. E invece in Carlos Reutemann c’è molto di più di un quasi-banale elenco di vittorie…

In copertina con Paul Newmann

Ripercorrere la carriera di Lole nei giorni tristi del suo adiòs fa innestare una retromarcia clamorosa nel passato che siamo andati a rileggere anche sulle pagine (mai ingiallite) di Autosprint. Dal mazzo ne sono emerse alcune, piene zeppe di significato. La faccia da bellissimo di Hollywood di Reutemann compare in tutta la sua bellezza per la prima volta sulla copertina del settimanale da corsa nel numero 34 del1 974: è quello che narra della vittoria numero uno dell’argentino in F.1 al Gp del Sudafrica a Kyalami. Ma a proposito di belli di Hollywood. Davvero spettacolare la cover del numero 46 del 1976 con Carlos Reutemann e Paul Newman a prendersi tutta la scena. È novembre inoltrato, siamo a Imola e la foto dei due immortalati dalla reflex del mai dimenticato inviato Giancarlo Cevenini, finisce direttamente sulla copertina dell’Autosprint diretto da sua maestà Marcello Sabbatini.

Per quel giorno di test, con ingresso libero, sono settemila a darsi appuntamento in riva al Santerno e assistere a quelle prove dell’argentino sulla Ferrari. Forse un modo per esorcizzare il finale del Mondiale 1976 e l’ultimo drammatico Gp del Fuji con Lauda che alza bandiera bianca sotto al diluvio, dopo essere scampato solo pochi mesi prima al rogo del Nurburgring, dentro a un campionato terribile. Bello andare a immergersi di nuovo in quelle atmosfere e rileggere la cronaca di quei giorni.

"L’attore Paul Newman, il pugile Carlos Duran e circa settemila persone sono state il corollario di due giornate di prove sulla pista di Imola della Ferrari. Reutemann ha girato moltissimo sul tracciato imolese giudicato dall’argentino molto bello e sicuro. La vettura di Reutemann aveva ulteriori aggiornamenti delle soluzioni di quella portata in Giappone per Lauda. Paul Newman, accompagnato dal rappresentante della Ferrari in Usamr. Mir, ha seguito interessato le prove. Era stato dal giorno prima a Maranello, per provare una 308GTB4 con la quale potrebbe fare alcune corse negli Stati Uniti assieme al suo amico pilota Elliot Forbes Robinson, abbondando in questo modo la Triumph TR6 che gli ha dato quest’anno tante soddisfazioni. Newman si è detto un entusiasta del Cavallinoe, accompagnato da Reutemann, hafatto alcuni giri della pista, però a bordo diuna 124 familiare, non si sa mai…".

Un signore racing

Indimenticabile è anche la copertina maxi- sdraiata su due pagine - del numero 4 del 1977. È quella che racconta del primo successoin rosso di Carlos, mani giganteschee un piede destro maledettamente pesante.

"Quando si andava a correre in Sudamerica - racconta Pietro Corradini, uno dei meccanici-icona della Ferrari di quei giorni quando c’era ancora il Drake a dirigere la vita del Cavallino - con Reutemann la gente andava in visibilio: nelle due vittorie colte in Brasile con la Ferrari la folla era in delirio. Vuoi che ti dica la verità? Lole era un gran signore. Ha ricevuto molto meno di quello che ha dato. Al volante guidava col cuore e con la testa. Ricordo ancora le sue quattro vittorie nel Mondiale 1978. Quando la Rossa andava con lui al volante non ce n’era per nessuno. Ripeto: è stato un grande. Possedeva anche ottima sensibilità di guida. E all’epoca chi guidava una Ferrari doveva averne inabbondanza, anche perché l’ingegner Forghieriera sempre lanciato verso gli esperimenti, collaudava sempre nuove soluzioni: non sempre i piloti gradivano. Rammento le lotte tra Furia e Lole: una delle più belle è stata al Gp di Brands Hatch quando Forghieri chiede all’argentino perché non riesce più a fare un tempo e lui per risposta allarga le braccia e guarda il cielo. A proposito di Brasile, non potrò mai dimenticare l’edizione del 1978. Per la prima volta si correva al Japarepaguà. Reutemann vinse nuovamente: ma il giorno prima io ero finito in ospedale investito proprio dalla Rossa di Carlos. La vettura mi sfiorò la gamba sinistra, in fase di ripartenza: caddi a terra e mi fratturai la scapola. Il dolore più grande fu affrontare in ambulanza il tratto tra il circuito e l’ospedale. E non posso dimenticare neanche una sera a cena a Zandvoort quando Lole venne al tavolo con noi meccanici. Voleva staccare dopo una giornata di test e calcoli. “Se non sto con voi, stasera divento un ingegnere!”.

Ha corso con Lauda e Villeneuve come compagni di squadra, due tosti con i quali convivere. Sicuramente ha avuto un rapporto migliore con Gilles rispetto a Niki. Quella Ferrari del 1978 mi è rimasta nel cuore. E posso dire di aver battuto Villeneuve in quella stagione nel tratto Amsterdam-Zandvoort. Macchine a noleggio. Lui inizia a tamponarmi in autostrada: tutto si risolve con una mia staccata sopra a un marciapiede. Chiudo Gilles. Quando arriviamo a destinazione, scende di macchina, si avvicina e quasi stupito sibila: “Tu collega”. Certe cose potevano succedere soloa quell’epoca. Ma fammi concludere con un ultimo aneddoto su Reutemann. È il 1981 e con la Williams è in lotta per il Mondiale. Noto che sulla sua vettura si sta sfilando una ghiera. Vado da Lole e gli dico: “Dì ai tuoi di controllare l’altezza”. Lui guarda prima la sua monoposto e poi me e mi dice:“Grazie Pietro”. Ecco me lo porto ancora dentro ben stampato nel cuore".

Adiòs, Amigo!

 


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi