Imola, primo maggio 1994. Al secondo giro del Gran Premio di San Marino – in realtà il settimo perché la gara era stata sospesa per un incidente, e quindi era stata data una seconda partenza – la Williams di Ayrton Senna esce al curvone del Tamburello e urta violentemente contro il muretto. Per l’asso brasiliano non ci sarà niente da fare: si spegnerà poco dopo all’Ospedale Maggiore di Bologna. I
ll processo sulla morte di Ayrton Senna iniziò nel 1997 e si concluse nel 2005 con l'assoluzione dall’accusa di omicidio colposo, in Cassazione, di Frank Williams e di Adrian Newey.
Adrian Newey, oggi ingegnere capo della Red Bull campione del mondo, all’epoca era infatti uno dei progettisti del team di Frank Williams. Di quell’incidente è ritornato a parlare in un’intervista rilasciata al giornale inglese Guardian. Ecco che ha cosa ha detto: “È certo che nell’incidente di Ayrton si ruppe il piantone dello sterzo. Ma quello che non è mai stato chiarito è se si è rotto nell’impatto oppure se ha ceduto prima provocando perciò l’uscita di strada”.
E prosegue rivelando che quel particolare aveva segni di affaticamento. Quindi arriva al punto: “Dalle immagini televisive si può notare che al momento dell’incidente la monoposto di Ayrton non ha un sottosterzo esagerato. Se si fosse rotto l’asse dello sterzo non avrebbe dovuto avere quel comportamento. Ma c’è dell’altro. Il retrotreno della vettura ha allargato”.
Ecco che Newey spiega l'incidente con i dati di cui è a conoscenza: “Ayrton ha cercato di correggere riducendo l’acceleratore della metà e subito dopo ha cominciato a frenare. La mia ipotesi dell’uscita di pista? Stando a quanto ho spiegato, è probabile che si sia afflosciata una gomma posteriore. Potrebbe essere stato magari un detrito dell’incidente precedente. Sì, direi che per lo sfortunato Ayrton è andata così”.
(Nella foto, Ayrton Senna al GP San Marino 1994 pochi attimi prima dell’incidente mortale al Tamburello)