Andretti: Non si può chiedere di più

Andretti: Non si può chiedere di più
Il campione del ’78 prosegue la seconda parte dell’intervista confermando come per lui non si possa chiedere di più da questa stagione

15.08.2014 ( Aggiornata il 15.08.2014 15:23 )

Prosegue l’intervista con Mario Andretti: dopo aver parlato qui delle monoposto 2014 con relative tecnologie, nonché della situazione piloti in Mercedes, il campione italo-americano del 1978 parla anche delle rivelazioni di quest'anno. Confermando come questo campionato lo stia davvero entusiasmando, tanto da non voler desiderare nulla di più per il resto della stagione.

Un Ricciardo davvero favoloso

Naturalmente Daniel Ricciardo, che sta alle spalle dei piloti Mercedes in campionato, non è matematicamente tagliato fuori. Che cosa ne pensi della sua ribalta in questa stagione? Mario Andretti non ha esitazioni al riguardo: «È stato favoloso. Voglio dire, sono sicuro che ha sorpreso anche se stesso. È stato costantemente veloce e ha fatto tutto molto bene. Sono stato a guardare alcuni dei suoi sorpassi ed è sempre semplicemente perfetto: è davvero aggressivo ma sempre molto ben calcolato. Sta mostrando un sacco di classe quest'anno e il suo personaggio è troppo bello, sempre con un sorriso. Resta sempre molto calmo e tranquillo e sta facendo le sue cose veramente bene. Si potrebbe dire che non aveva niente da perdere perché certamente non ci si aspettava dovesse oscurare Sebastian. Ma fin dall'inizio ha preso la carica ed è ancora lì. È uno di quei talenti speciali che si amano vedere di tanto in tanto. È anche positivo vedere come il vivaio Red Bull (il riferimento è soprattutto alla Toro Rosso, ndr) abbia prodotto due talenti meritevoli. Mi piace vedere questo, che il talento è promosso dall’interno della squadra». Avevi segnalato anche Valtteri Bottas in una delle tue risposte precedenti: cosa ne pensi del suo sviluppo? «Valtteri aveva mostrato un sacco di talento già l'anno scorso, ma quest'anno, con la vettura competitiva come è, lui si è dimostrato anche solido. È un altro che sta per ottenere qualche risultato. Quando le cose girano per il verso giusto, è fra i protagonisti. È di buon auspicio per il futuro della Formula Uno: piace sempre vedere giovani talenti in arrivo, questo è ciò che la mantiene eccitante. Credo che tutti siano contenti pure per la Williams, per Frank. È bello vedere che sono sempre competitivi, che potrebbero vincere qualche gara».

I piloti sanno quando sbagliano

Passando a un argomento diverso, un tuo contemporaneo, Niki Lauda, ha detto all'inizio di questa stagione che i piloti devono risolvere le questioni in pista da soli, senza l'intervento degli ufficiali di gara. Che ne pensi di tale questione, e sulla questione delle sanzioni ai piloti in generale? «A questo livello ho davvero disprezzo di quando i commissari vengono coinvolti in molte di queste situazioni che chiamano “un contatto evitabile”. A questo livello di questo sport, questi ragazzi sono il meglio che c’è: lasciateli gareggiare. Se viene fatto un errore e c'è contatto... nessuno vuole avere contatti. Se c’è qualcosa di veramente palese, si può vedere. Per esempio la mossa di Michael Schumacher verso Rubens Barrichello di qualche anno fa (quando Schumacher spinse Barrichello pericolosamente verso il muretto box, nel GP d'Ungheria 2010, ndr) era così palese che aveva bisogno di essere punita. Ma per tutto il resto, lasciate in pace questi ragazzi. Perez e Massa in Canada? Lasciateli risolvere la cosa. Credetemi, i piloti sanno chi ha commesso l'errore, sanno chi è più in colpa, quindi lasciamoli fare. Sono uno di fronte all'altro nel corso della riunione dei driver. Ai livelli più bassi ok, potrebbe essere necessaria più disciplina, ma a questo livello credo che i commissari debbano starne fuori, in termini di penalizzazione per ostruzionismo e tutta quella roba, se non è davvero, davvero brutta». Cosa ne pensi di alcuni degli scambi radio fra piloti e team di questa stagione? Abbiamo sentito alcuni driver lamentarsi di ciò che i loro colleghi concorrenti stavano facendo in pista... «Questo è normale (ride). Non c'è nulla di nuovo. C'è un sacco di emozioni, così si va avanti. È divertente stare da questa parte della barricata ad ascoltare, perché io ero probabilmente altrettanto colpevole di questo, nella mia carriera!».

Battaglia fino alla fine

Tu sei l'ambasciatore per il 2014 del GP di Formula 1 negli Stati Uniti ad Austin. Pensi che la battaglia per il campionato starà ancora infuriando, quando arriverà il momento di questa gara? «Oh, lo sarà. I doppi punti alla gara finale saranno molto importanti, che piaccia o no. Potrebbe essere un po’ artificioso, ma potrebbe rendere le cose più divertenti, proprio alla fine della stagione». Qual è stato il tuo momento preferito, personalmente, nelle prime 11 gare del 2014? «La gara in Bahrain. Ha mostrato interamente lo spirito che ci vuole. Hai visto due ragazzi con le stesse macchine e si poteva vedere quanta voglia c'era di vincere, non importava altro. Questo è ciò che conta. Ognuno era euforico dopo la gara: anche solo a guardare in televisione si veniva da alzarti in piedi e da dar loro una standing ovation. Ci sono stati altri grandi gare, però, tra cui l'ultima in Ungheria. Spero che continui così per il resto della stagione». D: Parlando del resto della stagione, cosa ti aspetti maggiormente nella seconda metà dell'anno? «Mi aspetto che le cose restino le stesse così come ora. Più di questo, non c’è nulla che vogliamo. Non può andare meglio di così!». Maurizio Voltini

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