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Parla Villeneuve: le mie verità

Un estratto dell’intervista a Jacques pubblicata su Autosprint in edicola
Parla Villeneuve: le mie verità

9 mar 2015

Vi presentiamo un estratto dell’intervista esclusiva a Jacques Villeneuve pubblicata su Autosprint in.10 del 10 marzo in edicola. Se c’è una dote che Jacques Villeneuve ha sempre avuto è quella di parlare schiettamente. Pane al pane, vino al vino. L’arte del parlare senza mai sbilanciarsi, del misurare termini e giudizi per non scontentare i protagonisti dell’ambiente nel quale vive e lavora, non è nella sua indole. Per questi motivi, ascoltare Jacques non è mai scontato né banale. Si può essere in disaccordo a volte con quel che dice, ma le sue opinioni meritano rispetto. Perché Jacques è l’unico nel circus della F1 che ha il coraggio di dire quelle verità scomode che nessun altro, per conformismo, tira fuori. La sua analisi del mondiale 2015 che sta per scattare non può non partire dal mistero-Alonso. «C’è qualcosa che non ci dicono, è questo che disturba un po’. La storia del vento non esiste. Non è naturale quello che è accaduto, non ha neanche picchiato forte. Io non so cosa sia successo, ma non escludo lo choc elettrico: è una possibilità. Se fosse così, vorrebbe dire che con questi motori non si può correre in sicurezza». - Chi sono i favoriti 2015? «La Mercedes è sempre la più forte. Rivedremo un altro duello tra Rosberg e Hamilton. Dovrebbero ancora avere il vantaggio dello scorso anno. Dicono che la Mercedes si sia nascosta nei test invernali: invece, semplicemente, si sono dedicati a un tipo preciso di test: cercare l’affidabilità, perché era quello il loro punto debole. Hanno fatto giri su giri cercando di non rompere la macchina imbarcando più benzina degli altri». - Secondo te la Ferrari ha fatto un cambio vantaggioso con Vettel al posto di Alonso? «Il vantaggio è che che c’è un’aria nuova e positiva in squadra. Alla fine con Fernando l’aria e il clima erano negativi. Non c’era più amore. Anche lui creava attrito: bisognava cambiare. E ogni volta che si cambia, si riparte da una base positiva. Poi c’è memoria del ricordo positivo di Schumacher, che era tedesco come Vettel. Con Michael le cose andavano bene e c’è la voglia di pensare che sarà uguale anche con Vettel». - Che idea ti sei fatto della sua crisi del 2014? Per te l’ha superata? «Credo fosse una questione più psicologica, causata dalla Red Bull che l’ha un po’ emarginato. Vettel non era più il più amato in squadra, e lui questo l’ha sofferto molto perché, dall’inizio della sua carriera in monoposto, aveva sempre avuto la protezione della Red Bull che l’ha sempre coccolato. Poi di colpo, dopo aver vinto 4 mondiali, è stato trattato con meno rispetto. E questo l’ha mandato in crisi. Per Vettel andare in Ferrari è stata la mossa giusta. Poi c’è il positivo ricordo del binomio italo-tedesco con Schumacher. Insomma, ora c’è un clima molto armonico a Maranello. Ma non è detto che resterà sempre questa armonia». - Come no? Vettel e Raikkonen sono anche amici. «Amici è una parola esagerata. Vanno in vacanza assieme? No, quindi non sono amici. Vanno d’accordo, che è diverso. Essere amico di un altro pilota vuol dire che non ti dà fastidio se l’altro ti batte, anzi la cosa ti fa sei felice perché sei suo amico. E questo non è una cosa molto buona per un pilota che dovrebbe sempre pensare a primeggiare. Io credo che Vettel sarà amico di Raikkonen fintanto Kimi gli rimane dietro: se un giorno Kimi andrà più forte di lui, smetterà di essergli amico. Guarda cos’è successo fra Hamilton e Rosberg: erano i più grandi amici del mondo, poi si è visto cos’è successo: quando le cose si fanno importanti, l’amicizia sparisce. È normale». L’intervista completa su Autosprint n.10 in edicola dal 10 marzo.

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