"Sprofondo rosso", le cause della crisi Ferrari

"Sprofondo rosso", le cause della crisi Ferrari©  sutton-images.com

L'analisi della crisi della Scuderia, evidenziata dal 5° posto di Vettel e dal 6° di Raikkonen al GP di Germania: la causa è nel deficit progettuale della monoposto

Alberto Sabbatini

31.07.2016 17:40

Come ha fatto la Ferrari SF16-H che nella prima gara in Australia si permetteva di duellare testa a testa con la Mercedes a diventare così drammaticamente lenta? A Hockenheim ha preso una media di circa mezzo secondo al giro da Hamilton e di oltre 3 decimi/giro dalla Red Bull. La risposta non la sanno neanche piloti e tecnici, sennò ci avrebbero già posto rimedio. Ma anche loro sono consapevoli che c’è un difetto cronico nel progetto. Almeno a giudicare da queste parole di Arrivabene dette a caldo nel dopogara:  “Credevamo andasse diversamente a Hockenheim, ma fin dal venerdi abbiamo  capito che si erano ripresentati i soliti noti problemi”

I “soliti noti problemi” sono difetti strutturali del progetto SF16-H contro cui la messa a punto dell'assetto pista per pista, non serve a nulla o quasi. Quel che si capisce vedendo l’auto in azione è che la SF16-H è diventata sempre più scivolosa e instabile col passare delle gare. Mancano grip meccanico e grip aerodinamico. Quando difetta il primo, si esce piano dalla curve più lente, quando è scarso il secondo si va piano nelle curve veloci, bisogna montare ali un poco più incidenti per compensare la poco deportanza e si finisce per perdere velocità in rettifilo. E sbilanciare anche l'assetto aerodinamico con tutti i problemi connessi di inserimento in curva: la macchina scivola e “smusa” in ingresso curva (sottosterzo), scivola di coda in uscita (sovrasterzo). E quando la macchina scivola, le gomme si consumano di più e in modo anomalo aumentando anche il degrado alla distanza. Insomma, un difetto tira l'altro.

Osservando in pista la SF16-H, si vede che i piloti non riescono a guidarla con naturalezza: la guidano a scatti e la Rossa è molto reattiva e nervosa. E a volte, nel tentativo di strafare, i piloti di un'auto poco efficace, tendono ad  aggredire le curve per fare di più, con effetti peggiori. Specie Vettel, che è uno dalla guida aggressiva. Il risultato è ancora più negativo perché la macchina guidata di forza da Vettel diventa ancora più nervosa e “ballerina”, e si rivela meno performante di quando è guidata con più delicatezza da Raikkonen. Che pure non riesce a portarla comunque a un passo tale da tenere il ritmo di Red Bull e Mercedes. Se non in certe situazioni particolari. 

Proprio Raikkonen è il pilota che grazie alla sua sensibilità innata riesce a fare una analisi tecnica più precisa della SF16-H: “Con le gomme nuove la macchina in Germania andava piuttosto bene, ma poi man mano che le gomme si consumavano, ho cominciato ad avere sottosterzo, sovrasterzo e quasi zero aderenza”

È importante questa descrizione. Il fenomeno di cui parla Raikkonen avviene quando la macchina non è “buona”, cioé manca di grip e deportanza. Per deficit progettuale. Vuol dire che la monoposto non genera abbastanza grip, cioé aderenza in curva. Nè grip meccanico, quello garantito dal lavoro della sospensione che tiene le gomme aderenti al terreno, né quello aerodinamico per effetto della downforce generata dall’intero corpo vettura. 

Di solito quando una monoposto ha scarso grip, la gomma nuova limita i danni perché il pneumatico fresco garantisce un'aderenza extra che nasconde parte dei problemi. Ma appena le gomme si consumano, i guai emergono. Infatti le parole di Raikkonen fanno proprio comprendere questo problema. Se i difetti di scarso grip sono così evidenti e se ne lamentano entrambi i piloti, vuol dire che non sono dovuti a una messa a punto sbagliata occasionale compiuta da uno dei due, ma a un difetto cronico del progetto della monoposto.

La soluzione qual è allora? Visto che è impossibile riprogettare la monoposto a metà stagione, si può soltanto metterci una pezza analizzando nello specifico i singoli problemi emersi, e costruire nuovi componenti - soprattutto aerodinamici - che riducano i difetti di scarsa aderenza nel lento e nel veloce.

Ma servono settimane, se non mesi. E non c’è una ricetta chiara. Se il pezzo nuovo funziona o meno, solo la pista potrà dirlo. A volte si finisce per lavorare a vuoto. Vettel si augura che la pausa estiva possa servire, se non a lavorare (è proibito!) almeno per  riordinare le idee. “Per tutti noi è bello avere una pausa: la prima metà di stagione non è andata come volevamo. Tutti cercheremo di trovare un modo per migliorare. Dobbiamo lavorare anche su noi stessi e in tutti i settori. Anche io nella prima metà di stagione ho avuto alti e bassi e ho fatto errori che sono costati punti”. 

Raikkonen detta il ritmo e la lista del lavoro da svolgere: “Dobbiamo migliorare la macchina ovunque: in particolare dare più carico aerodinamico e ritrovare velocità. Vediamo cosa riusciamo a fare nei prossimi mesi. Abbiamo bisogno di tempo e c’è un duro lavoro da fare”. 

Kimi appare quasi rassegnato, mentre Vettel è più ottimista: “Il tempo per migliorare c’è e sono sicuro che torneremo più forti. Ora abbiamo le idee abbastanza chiare su dove intervenire”. Ma la crisi tecnica generata dall'uscita di Allison non aiuta di certo. Anche perché agosto è il momento in cui si comincia a lavorare sui progetti dell'anno successivo piuttosto che sviluppare quello attuale.

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