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Niki Lauda, Ecclestone: "Sapeva cosa dire". Prost: "Ho imparato molto"

Il ricordo di Bernie Ecclestone, che ebbe Lauda in Brabham nel 1978 e 1979, e di Alain Prost, compagno di squadra in McLaren nel 1984 e 1985

Niki Lauda, Ecclestone: "Sapeva cosa dire". Prost: "Ho imparato molto"
© sutton-images.com

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

21 mag 2019

Brabham-Alfa Romeo e McLaren, ovvero, la chiusura del cerchio della F1 e la successiva riapertura da parte di Niki Lauda. Lo stop alla carriera nel 1979 dopo due stagioni nel team di Bernie Ecclestone e il ritorno, nel 1982, che lo porterà al titolo mondiale, il terzo.

Bernie Ecclestone e Alain Prost offrono il loro ricordo del campione e dell’uomo Lauda. “Niki era una persona eccezionale. Dopo quel primo incidente è tornato a guidare, vincere il mondiale. Era una persona davvero speciale, ovviamente mi manca moltissimo”, ha commentato Ecclestone.

Sapeva cosa dire, cosa dire e quando dirlo. Non si tirava indietro quando aveva qualcosa da dire. Come pilota, era un super pilota, Niki è stato uno dei tre piloti che sapevano sempre dov’era il limite o se c’era ancora un po’ che poteva trovare.

Sterzi a parte: L'immensità postmoderna di Niki

Era in grado di tornare dopo la qualifica e indicare dove c’era ancora un po’ di tempo da guadagnare. La gente lo rispettava e lo ascoltava, anche all’interno della squadra le persone lo sentivano. Era un buon esempio.

Ha superato dei momenti cattivi, negli affari come in altre cose. Amava la Formula 1, quand’era in ospedale, una delle cose che voleva fare era tornare a volare nuovamente e andare ad alcune gare”.

TECNICA, INTELLIGENZA E PROSPETTIVA

Saluta tutti nel ‘79, due anni di stop, poi il rientro in McLaren accanto a John Watson, fino al 1984, quando a Woking è affiancato da Alain Prost: “E’ un pezzo della nostra storia che se ne va.

Era un pilota esplosivo rispetto al mondo odierno della Formula 1. Non era certo il pilota più veloce che abbia mai incontrato ma era incredibile sotto il profilo mentale, dal punto di vista tecnico, in termini di sviluppo e di intelligenza, ho imparato molto da lui.

Quando ho iniziato ad avere interesse verso la Formula 1 avevo due modelli: Jackie Stewart e Niki. Ho avuto l’opportunità di trascorrere due anni al suo fianco, sono state le due stagioni migliori e più belle della mia carriera.

Mi ha insegnato come leggere le cose in prospettiva. Quando non stavo bene, dopo una sconfitta, mi ha insegnato come staccare”.

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