Un sorriso e un ricordo che rimangono nonostante il tempo che passa. Era il 17 luglio del 2015 quando dopo 9 mesi di coma dall'incidente del GP del Giappone, moriva Jules Bianchi: giovane pilota dal futuro in Ferrari
Era il 17 luglio del 2015 quando Jules Bianchi a soli 25 anni perdeva la sua corsa più importante: quella con la vita. Un talento in Formula 1, un piccolo campione di kart e una promessa della Ferrari Driver Academy, con un futuro da grande pilota delle monoposto nella scuderia del Cavallino.
È l'epilogo più triste di una tragedia che ritorna a ricordare tutta la sua gravità, con le parole di un padre, Philippe Bianchi, che 4 anni fa come oggi maledice un Gran Premio disputato in condizioni meteorologiche al limite.
Ma l'incidente sulla pista di Suzuka, durante il GP del Giappone del 5 ottobre 2014, spezza i sogni di un ragazzo - nipote del pilota Lucien Bianchi morto nel 1969 durante le prove a circuito di Le Mans - sempre col sorriso sul volto. La pioggia incessante sul circuito, la visibilità limitata e una gru maledetta, che stava rimuovendo la monoposto di Adrian Sutil finito fuori pista, e che molto probabilmente non doveva riamanere lì.
Bianchi: una carriera brillante, stroncata
Bianchi al 43° giro perde il controllo della sua MR03 e ci finisce contro, la prende in pieno e cade in un lungo coma di 9 mesi, dal quale non si risveglierà più. Dopo il tragico incidente la FIA decide di ritirare il numero 17, dalla lista dei numeri del mondiale F1, e Nizza, la sua città natale, gli intitola una strada, che oggi è meta di pellegrinaggio per i tanti appassionati del motorsport. E nonostante il tempo passato, il suo ricordo continua a vivere nel cuore degli appasionati e di tutti quelli che si sono emozionati almeno una volta vedendo Jules sorridere al volante.
Bianchi, quell’abbraccio che resterà
Never forgotten. Always in our hearts.#JB17 #ForzaJules pic.twitter.com/PVp3ZcvXtt
— Formula 1 (@F1) 17 luglio 2019
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