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Hamilton corre contro le statistiche del passato, mentre Barcellona evidenzia tutte le carenze della Ferrari. Infine, addio alle mappature da qualifica
17 ago 2020 (Aggiornato alle 15:47)
Ad una Mercedes in crisi per tre gare di fila, non ci credeva nessuno. Però, data Silverstone, era lecito sperare in una Red Bull, anzi in un Verstappen, nuovamente vicino. Invece a Barcellona è tornata la solita Mercedes, velocissima ed efficace con le gomme, senza problemi, mentre la stessa Red Bull non riusciva a far durare i pneumatici sulla Rb16 come le W11. La chiave è stata questa, la durata dei pneumatici, che sulla Red Bull non duravano. Hamilton infatti la gara l'ha vinta nei passaggi finali del primo e del secondo stint: ha allungato tra il 10° ed il 21° giro, tornata in cui Verstappen è rientrato a cambiare le gomme, ed ha fatto altrettanto poco prima della seconda sosta dell'olandese, che ormai non stava più in pista. Niente e nessuno, a quel punto, poteva essere un avversario credibile per Hamilton, ormai più impegnato a lottare contro i record del passato che con gli avversari del presente: insieme ad una Ferrari non pervenuta, c'è un Verstappen ancora attanagliato da una Red Bull non all'altezza della Mercedes ed un Bottas che si è sciolto come neve al sole nella domenica catalana. Un tavolo fin troppo ben apparecchiato per la vittoria numero 88 ed il podio numero 156: staccato Schumi, fermo a 155, nella classifica all time dei podi. No, nessuno può prendere Lewis.
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