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Congelamento power unit, uno spiraglio favorevole a Red Bull?

La discussioni per un accordo intorno allo stop allo sviluppo delle attuali power unit proseguono. Le tempistiche e le prospettive sul nuovo motore inizialmente previsto nel 2026 possono decidere le sorti della gestione da parte di Red Bull del motore Honda

Congelamento power unit, uno spiraglio favorevole a Red Bull?
© Getty Images

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

19 nov 2020

Red Bull, che fare? Se sul futuro di Alex Albon sarà dopo Abu Dhabi che verrà assunta una decisione, resta un altro – ben più spinoso – tema caldo che condiziona il futuro: la power unit da impiegare nel 2022 e le stagioni successive.

Le posizioni, emerse passeggere nell’incontro dopo il GP del Portogallo tra i team principal, sono chiare: Red Bull vuole gestire la power unit Honda, rilevarne la proprietà intellettuale e impiegarla tra 2022 e il 2026 del nuovo corso tecnico. La condizione, tutta lì la criticità da risolvere: congelare lo sviluppo di tutte le power unit a fine 2021.

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Sul punto, Mercedes ha espresso una posizione favorevole, mentre decisamente contrari sono apparse Renault e, soprattutto, Ferrari. Logico capirne le ragioni, in una fase che vede soprattutto il Cavallino rampante con l’assoluta necessità di rimettersi al passo, per potenza, con i migliori del lotto, dopo aver subito le limitazioni delle direttive tecniche FIA tra fine 2019 e inizio 2020.

Stop al 2021, no. 2022 forse

Secondo quanto riporta il giornalista Michael Schmidt su Automotorundsport, le posizioni potrebbero essere meno rigide rispetto alla teleconferenza post-Portimao e non è da escludere un accordo sul congelamento, rivisto nei tempi.

Sul tavolo c’è l’ipotesi di fermare lo sviluppo a inizio mondiale 2022, lasciando quindi tutto un inverno di lavoro e aggiornamenti sui motori che dovranno passare a una miscela di combustibile sintetico con maggior componente di etanolo sostenibile da biomasse ottenute da rifiuti alimentari, il 10% anziché l’attuale 5%. Fa parte del processo delineato da F1 e FIA, che dovrebbe portare, nelle intenzioni, a utilizzare carburanti 100% sintetici, “sostenibili” di terza generazione (privi di elementi derivati da biomasse) e a zero emissioni di Co2.

Le condizioni sul nuovo motore

Modificare il congelamento delle power unit, dalla richiesta Red Bull del 2021 a un inizio di 2022, potrebbe rappresentare una mediazione accettata da tutti, non senza una richiesta ulteriore, rivolta al futuro motore 2026. La nuova generazione si è appreso dalla Formula 1 manterrà ancora una componente elettrificata, l’ibrido per essere chiari. Le discussioni in atto vertono su un’introduzione anticipata al 2025, quando potrebbero impegnarsi anche altri costruttori nei panni di motoristi. I rumours dei mesi scorsi a lungo hanno sottolineato la possibilità che Porsche entri in Formula 1 e accanto a Red Bull.

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Resta, tuttavia, un limite importante. Della power unit attuale, della drastica semplificazione necessaria per invogliare nuovi motoristi all’ingresso in Formula 1, l’intenzione è di procedere nella direzione di potenza elettrica destinata a essere molto più rilevante. Avverrà eliminando il complesso MGU-H e spingendo sul motogeneratore cinetico, in una sorta di "mega-Kers"?

Si parla di una nuova power unit che sviluppi il 60% della potenza dalla componente elettrica, vorrebbe dire – posti i valori attuali dei motori in griglia– circa 600 cavalli dal motogeneratore contro la quota di potenza limitata da regolamento a 120 kW (161 cavalli) per giro e 4 Megajoule di energia massima sviluppabile dal MGU-K.

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