Un eccezionale Leclerc ed una Ferrari strepitosa dominando la scena, mentre Carlos Sainz si fa male da solo, così come la Red Bull; Russell sorride e Albon sorprende
“Scegliere una prima guida? Non ci poniamo il problema”. Anche perché per adesso non c'è neanche il motivo di domandarselo. Mattia Binotto ha dribblato la domanda, o meglio ha scelto la via della diplomazia in risposta ad una domanda scomoda alla vigilia del mondiale, ma che adesso sta trovando una naturale risposta. Carlos Sainz con questa Ferrari non si trova, Charles Leclerc sì. E su chi sia il numero uno a Maranello per adesso lo stanno dicendo i numeri, i tempi sul giro e soprattutto la classifica. Pure troppo cattiva verso Carlos, certo, ragazzo dotato dalla formidabile voglia di mettersi lì a studiare quando le cose non vanno. Ma anche uno che ha mostrato lacune nella tempra nel momento in cui serviva essere più forti di tutto. In modo sorprendente, va detto, perché lo spagnolo nella carriera gli attributi li ha sempre saputi tirare fuori, non solo in pista ma soprattutto fuori. Ed invece è incappato in un triplo errore segno evidente di una crepa nella tenuta psicologica, con la corazza che ha iniziato a scricchiolare sotto la pressione crescente. Non è una bocciatura definitiva, ci mancherebbe; del resto è solo al primo, vero weekend nero da quando è in Ferrari e sarebbe irrispettoso. Ma Melbourne ha parlato chiaro: è stato sfortunatissimo nel Q3 con la bandiera rossa, ma anziché tenere duro è incappato nella peggiore delle reazioni; ha sbagliato nel suo unico tentativo nella fase decisiva della qualifica, ha sbagliato al via (con due attenuanti: le gomme dure ed un volante cambiato al volo poco prima della partenza, senza che su questo ci fossero le impostazioni giuste per lo stacco frizione), poi ha sbagliato clamorosamente nel sorpasso su Schumacher, il più classico esempio di eccesso di foga. La classe c'è, adesso conta la mente. Da ingannare con un trucchetto, magari: far finta che l'Albert Park sia stato solo un gigantesco buco nero.
Sainz: "Avrei potuto lottare per la vittoria"
Poteva iniziare peggio il suo campionato? La domanda è una di quelle retoriche, data la scontatezza della risposta. Perché in un mix di jella e colpe, ne è venuto fuori un autentico disastro. Il Covid lo ha colpito ad inizio stagione, quando sarebbe stato utile dare seguito alla conoscenza della macchina cominciata nei test; per lo stesso motivo sarebbe stato impossibile fare chissà che in Australia, anche considerando il livello di competitività dell'Aston Martin; e poi ci si è messo pure il motore, finito ko a fine FP1, prologo di un venerdì pomeriggio passato da spettatore. Fin qui le scusanti, ora le colpe: la scarsa abitudine alla AMR22 giustifica eventuali prestazioni deludenti, non due errori piuttosto evitabili, leggasi il botto ad inizio FP3 e soprattutto quello in gara. Se il primo è stato in parte dovuto ad una reazione nervosa ed imprevedibile della vettura, il secondo, quello più grave, è stato solo per colpe sue. Si era ingarellato nei bassifondi della classifica, ma fin qui ci può stare; ma sarebbe servito girare il più a lungo possibile proprio perché di girare in questo momento ne avrebbe un bisogno estremo. Ed invece con l'incidente si è tolto un'altra possibilità di completare dei giri, chiudendo il fine settimana nel quale ha probabilmente percorso meno chilometri in carriera. Per fortuna la si può buttare sul ridere: quel giro senza casco e senza mani, in motorino, ha strappato un sorriso.
Verstappen: "L'affidabilità sta segnando il campionato"
Serve dividere le lacune, tra prestazione ed affidabilità. La RB18 è una buona macchina, senza dubbio la seconda forza, che può essere sostanzialmente vicina alla Ferrari in determinati tipi di pista. In alcuni casi però manca qualcosa, come ad esempio a Melbourne: le modifiche dell'Albert Park hanno aiutato ma non sono bastate per prendere una F1-75 che tra carico aerodinamico e trazione non è stata prendibile. In qualifica Leclerc è stato più rapido di Verstappen e Perez nel primo e nel terzo settore, andando sulle stesse prestazioni nel secondo (appena 4 millesimi più lento di Max e 26 più lento di Sergio), segno di come non ci fosse un vero punto a favore della Red Bull nell'arco del giro. Le cose sono peggiorate in gara, con un livello di carico inadeguato per far funzionare le gomme: da qui il primo stint disastroso del messicano ed il graning per Max, che pur mettendoci molto del suo non ne aveva per prendere Leclerc. Ma spaventa molto di più l'affidabilità, piuttosto che le prestazioni. E fa orrore pure la classifica: Ferrari a +49 nel Costruttori, Charles con 46 punti in più di Verstappen. Divario non decisivo e tutt'altro che incolmabile con ancora 20 GP da correre, ma abbastanza per fornire un Max sconsolato ai microfoni dopo la gara. A Milton Keynes, c'è da scommetterci, non guarderanno la classifica per un po': occorre ritrovare l'affidabilità ed anche un po' di prestazione. Non è assolutamente finita, ma ci sono problemi di vitale importanza da affrontare.
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