Attenzione perché questa intervista è clamorosa: in essa il tecnico Murray, leggenda rockstar del Circus, rivela retroscena sorprendenti gettando luce nuova su "gialli" mai chiariti
La sera di venerdì 9 dicembre, nel corso delle premiazioni della Federazione Internazionale, Gordon Murray viene insignito del FIA President Innovational Award, a tutti gli effetti l’Oscar alla carriera per la creatività, rafforzando la posizione di più leggendario progettista vivente nella storia della F.1. Ma, per sua stessa ammissione, il momento più bello e emozionante della giornata lo vive la mattina, al Museo Ducati e in fabbrica, a Borgo Panigale, catechizzato per due ore dal curatore Livio Lodi, il quale lo accompagna alla linea di montaggio e nell’esposizione che con- tiene tutte le moto mito della Casa bolognese: "Festeggio sessant’anni di Motorsport e sono un uomo amante delle due e delle quattro ruote, non vedo differenze - sottolinea il tecnico -. Per me visitare la Ducati è un sogno diventato realtà e anche ricevere il premio della FIA è bellissimo. In fondo io e Mauro Forghieri fino a pochi giorni fa eravamo le sole persone viventi a poter dire di saper progettare una macchina da corsa completa, in tutte le sue componenti... Che grande, Mauro... Abbiamo continuato a vederci tutti gli anni una volta all’anno, a casa sua. Prima per decadi mi ha fatto penare per batterlo e poi mi ha fatto godere offrendomi cibo fantastico. E si è pure arrabbiato con me, quando mi ha visto tagliare il parmigiano: “Il grana si spezza con le mani, guai tagliarlo col coltello!” - mi ammoniva. Ci siamo voluti molto bene, mi mancherè tanto".
La verità? Gordon Murray aveva garantito mezz’ora di intervista in esclusiva, poi siamo stati insieme mezza giornata. Quindi, di fatto, più che un domanda-risposta, questa è una sua confessione a flusso continuo. Clamorosa. Iniziata in modo formale e finita felicemente in un fuori programma al ristorante, tra tortellini, cabernet mica poco, crescentine, più, in un letto di rucola, piste, campioni e F.1 da leggenda, tra segreti & misteri svelati. Divertitevi.
Ingegnere, qual e? la sua F.1 preferita? La Brabham Bt52 a freccia?
"Domanda difficile. In cima di Brabham ne ho tre: la Bt44 del 1974, la Bt49 che debutto? a fine 1979 e corse sino al 1982, e la Bt52 del 1983. Pero? su tutte ti dico la Bt44, una macchina molto radicale".
Qual è il suo pilota preferito, tra i tanti con cui ha lavorato?
"Il più vicino al mio cuore resta Ayrton Senna, negli anni in cui abbiamo lavorato insieme alla McLaren. Però è anche vero che dal 1978 al 1985 Nelson Piquet è stato parte della mia famiglia, in seno alla Brabham, oltre che il campione che ha vinto due titoli e 22 Gp con le macchine da me progettate. Sì, ho lavorato con molti brasiliani, in F.1".
Qual è la sua vittoria più bella?
"A Kyalami, nel Gp del Sudafrica 1974, la mia prima vittoria. Ero sulla pista di casa, avevo perso la mamma da poco e la Brabham non vinceva un Gp da quattro anni, dall’ultimo trionfo di Jack Brabham, che era avvenuto proprio a Kyalami, nel 1970. Fu un successo epocale, che cambiò la mia vita. E guarda che quella era una macchina innovativa, diversa dalle altre".
Il resto dell'intevista è su Autosprint in edicola, oppure qui in formato digitale
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