Monza 1988, la doppietta Ferrari e la vittoria negata a Michele Alboreto

Monza 1988, la doppietta Ferrari e la vittoria negata a Michele Alboreto© Motorsport Images

Nel GP d'Italia 1988, pochi giorni dopo la morte di Enzo Ferrari, la Rossa siglò una splendida doppietta. Ma, andando a fondo, si scopre che dietro la vittoria di Berger ci furono pressioni

25.08.2023 ( Aggiornata il 25.08.2023 15:08 )

Certo che solo a rileggerle aiutati dalle persone giuste, certe pagine dolorose della storia della F.1 finiscono con l'assumere un sapore non solo nostalgico e struggente, ma anche agrodolce, se non a tratti decisamente aspro. Domenica 11 settembre 1988, autodromo di Monza, 69esima edizione del Gp d’Italia. Da tre settimane il Drake non c’è più e fa strano tornare a correre in suolo italiano senza di lui. Al via Senna con l’imbattuta e imbattibile McLaren Mp4/4 va in testa seguito da Prost, Berger e Alboreto. Tutto stabile no al 35° giro, con Alain out di motore. Il resto è pura iconografia. Ayrton ormai stradomina, ma a due giri dalla fine non si capisce col doppiato Schlesser e va fuori alla variante, giocandosi la gara. Berger e Alboreto vanno a cogliere una meravigliosa doppietta per la Rossa, onorando Enzo Ferrari; “Lassù qualcuno ci ama!”, esclamerà Berger dal podio.

Ma trentacinque anni dopo è giunto il momento di tornare a guardare agli arsenici e ai vecchi merletti di quaggiù. Andando oltre l’apparente volere celeste, per concentrarsi sui voleri terrestri e terragni del muretto Ferrari che indicano in Gerhard Berger il vincitore perfetto e in Michele Alboreto lo sconfitto designato, in una domenica favolosa per la Ferrari, ma, col senno di poi, memorabile quanto ingenerosa nei confronti del pilota italiano.

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Alboreto e Berger, due Ferrari una contro l'altra

Ad aprire il file segreto e segretato, gettando luce nuova sulla vicenda, è Oscar Berselli, team manager di grande esperienza all’interno delle corse italiane e non solo, oltre che, al tempo, uomo di fiducia del conte Gughi Zanon di Valgiurata e grandissimo amico nonché fedelissimo di Michele. Oscar, ora, si divide tra i circuiti e il ruolo di opinionista della trasmissione cult “Griglia di Partenza” - in onda su Telenova e condotta da Gigi Vignando - e stavolta decide di aprire l’incartamento troppo a lungo rimasto riservato: “Per senso della giustizia e anche perché lo devo a Michele, al quale va restituita la paternità di quella vittoria, andata a Berger solo per motivazioni di carattere politico interno alla Ferrari. Una vecchia storia, ovvero, per certi versi, la solita storia”.

In altre parole, è vero che sopra il pelo dell’acqua negli ultimi chilometri della gara si assiste a una passerella trionfale per le F1 87/88 turbo, però la competizione, quella vera, senza esclusioni di colpi e non esattamente improntata alla più aperta sportività, si svolge tra sgambetti, sussurri e segnali avvelenati. Come e perché, è lo stesso Berselli a spiegarlo: “Dai, è ora di dirlo una volta per tutte. A Monza esistono due Ferrari in pista ma anche due Ferrari dietro al muretto. È in atto il pomeriggio dei lunghi coltelli, all’interno di una grande lotta di potere tra due fazioni. La prima vede schierati Vittorio Ghidella, Presidente della Ferrari dal 1984, che ha dalla sua parte il Responsabile Tecnico John Barnard e il pilota Gerhard Berger; il secondo partito è formato da Piero Ferrari, figlio del Drake, dal direttore sportivo Marco Piccinini, dal tecnico Harvey Postlethwaite e da Michele Alboreto. Torino contro Maranello”...

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