GP Singapore: i 5 temi del fine settimana

GP Singapore: i 5 temi del fine settimana© @ScuderiaFerrari

Al 15° tentativo, ecco la prima vittoria non targata Red Bull del campionato: tutto merito di un Sainz magistrale e di una Ferrari perfetta sia in pista che al muretto; la Mercedes ci prova, la McLaren c'è e Lawson sorprende

18.09.2023 12:05

Smart operator

Da smooth operator a smart operator, il passo è breve. Il significato metaforico della canzone diventata ormai colonna sonora della carriera di Carlos Sainz parla di una persona astuta e carismatica, padrona della situazione. Ci sta dunque per inquadrare Carlos Sainz, ma anche quella variazione, “smart” al posto di “smooth”, è ben accetta: “smart” significa intelligente, e non c'è aggettivo migliore per descrivere il successo dello spagnolo a Singapore.

E' stata una vittoria intelligente, sì. Soprattutto negli ultimi chilometri, quando Carlitos ha accettato il rischio di fornire il Drs a Norris per difendersi meglio dalle Mercedes: non lo avesse fatto, Russell ed Hamilton si sarebbero mangiati prima Lando e poi lui, andandosi a prendersi una doppietta a quel punto probabile. E invece no: Carlitos aveva tutto sotto controllo, McLaren compresa. Il “giochino” è stato possibile perché su una pista come quella di Singapore, anche chi ha Drs fa fatica: e la McLaren, oltre che a parità di condizioni a livello di gomme (dunque senza un reale vantaggio su questo fronte), aveva anche qualche chilometro orario in meno sul dritto rispetto alla Ferrari. Sainz era dunque coperto, anche fornendo Drs a Norris: bastava uscire da curva 5 con un vantaggio tra i sette e nove decimi e per chi inseguiva non ci sarebbe stata possibilità.

E' stata una vittoria da calcolatore freddo, sicuro e malizioso. Ma è stata soprattutto una vittoria meritata, per questo Carlos Sainz in stato di grazia che prima di Singapore non aveva mai condotto in testa un gran premio dall'inizio alla fine. C'è sempre una prima volta e farlo a Singapore ha dato il senso della misura di una superiorità chiara, un compito facilitato dalla pole position arrivata il giorno prima. Intuendo che l'occasione potesse essere forse addirittura unica in questo 2023, al muretto non hanno avuto scrupoli: a costo di salvare la prima macchina, si è accettato di sacrificare la seconda. In questo senso va letta la scelta aggressiva con Leclerc, quella di scattare con una soft che non dava troppe garanzie: partire meglio di Russell, metterlo dietro ed impostare il ritmo con due macchine, la prima destinata a fuggire e la seconda a fare da tappo per creare il margine giusto, questo era il piano. La safety car ha un po' vanificato tutto quanto, ma quando a Leclerc è stato chiesto di tenersi a 3” da Sainz (e poi a 5”), l'intento era chiaro: se anche Russell avesse optato per un undercut, sarebbe stato comunque troppo indietro per sopravanzare Sainz. Ed anche nel finale con la virtual safety car, Leclerc è rimasto in pista nel ruolo di “disturbatore”, con rispetto parlando: dal box gli hanno detto “opposite to Hamilton”, cioè di fare il contrario rispetto a Lewis: se Lewis fosse rimasto fuori lui sarebbe andato ai box per mettere gomme fresche, in caso contrario, come poi avvenuto, sarebbe rimasto in pista. Se le W14 fossero rimaste con le dure, Charles avrebbe messo un altro set e sarebbe andato lui all'attacco, mentre con le W14 con le gomme nuove è rimasto in pista per far perdere anche solo un giro a Russell ed Hamilton. Senza Charles, George e Lewis sarebbero arrivati su Norris almeno con un giro di anticipo: in certe situazioni, tutto fa.

C'è anche un po' di salsa monegasca, dunque, in questo successo. Ma è stata soprattutto la giornata di Carlos Sainz, vincitore in un giorno di gloria: la SF-23 non è un missile in assoluto ma lo era a Singapore, ed è una vettura che con le caratteristiche dello spagnolo si sposa piuttosto bene. Anteriore debole ma posteriore molto forte: condizioni che esaltano più il figlio d'arte piuttosto con Leclerc, che comunque tra Monza e Singapore ha perso due pole per una manciata di centesimi, i quali in certe situazioni fanno tutta la differenza del mondo. Carlos è stato eccezionale e per una volta lo è stata pure la Ferrari, sia al muretto che in pista. Sul passo gara puro, a pista libera, la Mercedes ne avrebbe avuto un po' di più, ma è il pegno che si paga quando si parte dietro sui circuiti cittadini. Nonostante gli assetti ad alto carico, la Rossa è andata bene perché Singapore, rispetto a Zandvoort, è una pista in cui conta molto di più l'asse posteriore, contrariamente al tracciato olandese. Nei circuiti “stop and go”, fatti di accelerazioni e frenate, la SF-23 si è comportata tendenzialmente meglio, e lo ha fatto soprattutto quando oltre a frenate e ripartenze c'era curve a corda ridotta; ecco perché, rispetto a Budapest, la SF-23 ha sofferto meno: a Budapest ci sono più curvoni in appoggio e con velocità di percorrenza più alta rispetto a quelle del Marina Bay. Aggiungiamo poi i miglioramenti fatti: col senno di poi pure Monaco avrebbe dovuto essere una tappa favorevole, ma a Montecarlo gli assetti non furono pienamente centrati e soprattutto non c'erano ancora stati tutti questi mesi di studio e analisi.

Perché un altro punto è proprio questo: contrariamente a quanto avveniva nelle ultime stagioni, dopo la pausa estiva la Ferrari sembra cresciuta nell'insieme. Zandvoort è stata una gara andata male per l'impossibilità di utilizzare l'assetto giusto ma che contemporaneamente ha aiutato a capire molte cose tornate utili nelle settimane successive. Monza e Singapore come detto offrivano caratteristiche favorevoli al repertorio della SF-23, che in Asia ha potuto finalmente utilizzare l'alettone posteriore ad alto carico abbinato ad un'ala anteriore rivista: è così che si è trovato un bilanciamento non trovato su altre piste. E questo fa una bella differenza, soprattutto in una pista con i muretti così vicini, dove serve non solo velocità ma anche fiducia da parte dei piloti (quello che è mancato, una volta tanto, alla Red Bull), che se sentono bene la macchina possono limare quei centesimi decisivi sul tempo sul giro.

Suzuka sarà forse un'altra cosa, ed anche per guardare le classifiche ci sarà tempo. La Mercedes resta seconda, la Aston ha perso punti ed in Giappone le cose probabilmente cambieranno ancora, ma a questo a Maranello ci penseranno tra qualche giorno. Il digiuno di 434 giorni e di 25 GP è finito, ed anche lo spauracchio di chiudere la stagione senza vittoria se ne è andato. Mancano sette gare: adesso, le si potrà affrontare con un pizzico si serenità in più e con una dose di ansia in meno.

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