Horner, Ricciardo e quella proposta di rinnovo rifiutata nel 2018

Horner, Ricciardo e quella proposta di rinnovo rifiutata nel 2018© Getty Images

Il team principal della Red Bull ha raccontato come andarono veramente le cose in quel 2018, che si concluse con una proposta rifiutata da parte di Ricciardo per sposare la causa Renault

10.11.2023 ( Aggiornata il 10.11.2023 12:55 )

Daniel Ricciardo di nuovo in Red Bull è una suggestione per il futuro, soprattutto alla luce delle recenti prestazioni dell'australiano con l'AlphaTauri. Sarebbe un ritorno abbastanza clamoroso, soprattutto alla luce di quanto avvenne nel corso del 2018, anno nel quale Ricciardo rifiutò la proposta di rinnovo da parte della Red Bull per sposare la causa Renault. Una trattativa saltata sulla quale è tornato il team principal del team di Milton Keynes, Christian Horner.

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Daniel cominciò a guardarsi attorno

Nel podcast "effe won with DRS", Horner ha raccontato aneddoti finora nascosti. All'epoca, Ricciardo scelse di lasciare la Red Bull perché aveva capito che la squadra stava mettendo al centro Max Verstappen, anche in termini economici (si parlava di una certa forbice tra lo stipendio offerto a Max e quello offerto a Daniel); questo era assolutamente vero dal lato di Helmut Marko, mentre l'allora proprietario Dietrich Mateschitz e Christian Horner avrebbe voluto rinnovare l'australiano. Tanto che c'era un contratto pronto per essere firmato: "Daniel improvvisamente ebbe la sensazione di essere stato messo ai margini, ed iniziò a guardarsi attorno. Ci furono molte voci che gli finirono nelle orecchie. Ricordo di aver parlato con il nostro proprietario Dietrich Mateschit prima del Gran Premio d'Austria, dicendogli 'Ascolta, Daniel sta riferendo di un grande margine tra il nuovo stipendio di Verstappen e quello che stiamo offrendo a lui. Cerchiamo di bilanciare le cose, fagli semplicemente sapere che lo vuoi ancora con noi'."

Accordo pronto, ma...

Dopo questo episodio, sempre secondo quanto riferito da Horner, Mateschitz e Ricciardo ebbero già in Austria un confronto molto sereno che sembrava aver messo a posto le cose, con Daniel che ne era uscito con un accordo verbale per un rinnovo di due anni alle stesse condizioni di Verstappen. Le cose però cambiarono in Germania, in occasione dell'ennesimo guasto al motore (Renault) sulla Red Bull numero 3 dell'australiano. Qui Horner ha proseguito così con il racconto: "Siamo andati in Germania per la gara e lì il suo motore, che in quel momento era un nostro grande problema, è esploso. Il motore continuava a deluderlo. Poi da lì ci siamo spostati in Ungheria, dove avremmo dovuto firmare. Avevamo tutti i documenti pronti. Tuttavia, il suo manager venne da me dicendo 'Daniel è davvero nervoso per la situazione del motore, vuole firmare per un solo anno'. Noi in quel momento stavamo per passare alla Honda. Io comunque sono andato da Mateschitz a dirgli 'Se Daniel vuole un solo anno, diamogli un anno'. A quel punto c'era tutto quello che voleva, e infatti avremmo dovuto firmare il lunedì dopo la gara di Budapest e prima dei test del martedì. Invece non ha firmato il lunedì, non ha firmato il martedì mattina, non ha firmato al momento della pausa pranzo e poi sapevo che a test concluso sarebbe dovuto andare immediatamente all'aeroporto. Ho capito che c'era puzza di bruciato".

Nessuno scherzo

La puzza di bruciato, effettivamente, erano le sirene Renault. Con l'agente di Daniel c'era l'accordo di risentirsi dopo il volo per gli Stati Uniti, ma una volta atterrato fu Daniel stesso a contattare Horner: "Ricordo che mi chiamò mentre ero in macchina - ha proseguito il team principal - e mi disse 'Sono appena sceso dall'aereo. Ci ho pensato per tutto il volo, ed ho deciso che non firmerò il contratto, ne accetterò un altro'. Io a quel punto gli ho chiesto se avesse avuto offerte da Mercedes o Ferrari, e lui mi disse 'No, firmerò per la Renault'. Sono rimasto spiazzato perché erano due anni che si lamentava del motore e poi andava a firmare proprio con loro. Daniel ha senso dell'umorismo, pensavo mi stesse prendendo in giro. Gli dissi di smettere di scherzare, invece mi confermò che sarebbe andato davvero alla Renault".


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