Tanti auguri Keke Rosberg: il baffo finlandese compie 75 anni

Tanti auguri Keke Rosberg: il baffo finlandese compie 75 anni

Una carriera a dir poco originale quella di Keke Rosberg, campione del mondo in un anno tragico per la F1 ma vittorioso per lui, che nel 1982 ottenne la ricompensa per un percorso non lineare e talvolta pure poco fortunato

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06.12.2023 ( Aggiornata il 06.12.2023 15:46 )

E' un baffo inconfondibile, il suo. Un po' sbiancato dallo scorrere degli anni, ma sempre presente. Quel baffo che dal biondo vivo di una volta è passato al bianco è il segno del tempo che passa, anche per i campioni del mondo. Keke Rosberg campione del mondo lo è stato a modo suo, venendo fuori a formichina in uno degli anni più tragici nella storia della Formula 1, il 1982. Da allora di anni ne sono passati 41, mentre lui, Keke, di anni ne fa 75. Auguri.

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Una famiglia poliglotta

Quel finlandese nato in Svezia il 6 dicembre 1948, oggi, è un nonno felice. Nico, suo figlio e campione del mondo come lui, gli ha dato due nipotine che si godono Montecarlo, in pieno stile della famiglia Rosberg: poliglotta ma vicina alle radici, anche se in questo caso si fa fatica a parlare di radici per una famiglia multilingue nata un po' qua e un po' là. Keke ad esempio è nato a Solna, Svezia, da padre finlandese e madre svedese: papà Lars era uno studente che si era trasferito in Svezia per studiare veterinaria, all'epoca fuori dall'offerta universitaria finlandese. Keke è nato dunque in Svezia ma è cresciuto da finlandese, perché la Finlandia è diventata la sua casa dopo appena un anno di vita ed a quella bandiera è rimasto legato. Un matrimonio tramontato precocemente, un altro più felice con Gesine, tedesca come tedesco sarebbe stato Nico, loro unico figlio. Eppure, la loro casa è sempre stata Montecarlo, dove Keke ha potuto permettersi di vivere grazie alla sua carriera da pilota.

Chissà se il multilinguismo è stato un segreto di una famiglia da corsa da firmamento, l'unica insieme alla famiglia Hill ad annoverare padre e figlio entrambi campioni del mondo in Formula 1. Di sicuro Keke oltre che di gran piede destro è stato dotato pure di un buon cervello, se è vero che si è sempre interessato di finanza (passione trasmessa al figlio), risultando uno dei pochi piloti a decidere di contrattare personalmente con i vari sponsor. Una sfumatura di una carriera che si è snodata tra vari scogli, prima dell'acuto decisivo.

Solo un hobby, ma...

Messa così, è chiaro che quella di Keke Rosberg è una storia che ha molto da raccontare. Perché magari non sarà la più conosciuta, ma di sicuro è originale: non potrebbe essere altrimenti per uno che studiava medicina e lavorava come tecnico informatico, pensando alle corse sì (passione ereditata dai genitori), ma solo come hobby. Fu solo però per un collega, che lo convinse a iscriversi alla Formula Vee, che Keke nelle corse vide qualcosa di più di un semplice divertimento. Sarà anche per questo che la sua carriera in F1 è stata tutto sommato breve, perché iniziata quando Keke di anni ne aveva già quasi 30. Prima aveva dovuto penare e sudare, tra F2, Formula Atlantic, Formula Pacific e CanAm: tra materiale inaffidabile e porte chiuse in faccia, come quando Carl Haas gli preferì all'ultimo momento Jacky Ickx, la F1 sarebbe arrivata solamente alla fine del 1977, sotto forma di test con una Kojima. Ed è qui che comincia una parabola strana e dagli esiti imprevedibili.

Una grande occasione all'improvviso

Quando infatti Keke si trova a debuttare in F1 con la Theodore, che gli offre un'occasione, il finlandese è già nel 30° anno di vita, piuttosto in ritardo per chi punta in alto. Per di più, il materiale tecnico è scarso e tra rotture e poca prestazione, nei quattro anni successi Keke rimedia appena due arrivi a punti ed una mitragliata di non qualificazioni, oltre che parecchi ritiri. Eppure, quando conta e può esserci, Keke c'è: è a podio con la Fittipaldi a Buenos Aires 1980, prima gara dell'anno, dopo aver portato a casa, praticamente da novellino, il BRDC International Trophy, gara non valida per il mondiale ma sempre molto seguita.

E' qui che storia e vita di Keke cambiano per sempre. Alla fine del 1981, Keke ha 33 anni, un podio e 6 punti raccolti in tutto in F1. Eppure, l'addio di Alan Jones gli spalanca le porte della Williams, una squadra di vertice: Frank vuole un pilota esperto e gli offre un test, Keke risponde con il record al Paul Ricard ed il sedile è suo. Forse né il capo squadra né il pilota possono immaginare che si stanno avviando verso uno dei titoli iridati più impronosticabili della storia; nel 1982 regna l'equilibrio, soprattutto dopo che la favoritissima Ferrari 126 C2 ha perso entrambi i suoi titolari: Villeneuve è vittima di un incidente mortale a Zolder, Pironi salva la vita ma perde le gambe ad Hockenheim. E' probabilmente il mondiale più equilibrato di sempre, quello, con 11 vincitori diversi (di 7 squadre diverse) in 16 GP. E qui viene fuori un aspetto che per certi versi è un controsenso: Keke è pilota aggressivo e poco rispettoso della macchina, ma a sorpresa si dimostra il più regolare e porta a casa il mondiale a Las Vegas, pur avendo conquistato appena un successo in tutto l'anno. Un titolo che non avrebbe mai vinto senza le tragedie di casa Ferrari (cui si accompagna la scomparsa di Paletti in Canada), ma che ripaga Keke di una carriera in cui la sua indubbia velocità non era mai stata contraccambiata da vere opportunità al vertice.

Lo status di campione del mondo cambia in meglio la percezione di un pilota, comunque sia arrivato il titolo. E dopo il mondiale Keke vivrà altre quattro stagioni tra Williams e McLaren, l'ultima nel 1986: Keke si sente veloce, ma a 38 anni scopre di avere di fronte uno che va più di lui, tale Alain Prost, e decide che con la F1 può bastare. Correrà ancora, tra DTM e Prototipi, ma nel frattempo avrà anche altro a cui pensare: Nico, arrivato nel giugno 1985, ha già cominciato a muovere i primi passi nei kart.

A spasso per Monaco... con Nico

Ecco, proprio il percorso di accompagnamento a Nico è la sublimazione di cosa sia stato Keke Rosberg. Una persona schietta, Keke, anche a costo di risultare antipatico, ma con i piedi per terra e soprattutto lucido nei momenti delicati. Il sostegno a Nico è stato totale, ed il passo indietro è arrivato al momento giusto, come un padre che lascia la mano del bambino di fronte al portone della scuola: arrivato in F1, per Nico è stato tempo di muoversi con le sue gambe, pur avendo in papà un robusto appiglio al quale aggrapparsi quando serviva. Forse da lui Nico ha appreso la lezione che il duro lavoro può pagare più del talento, una delle lezioni decisive per il titolo del 2016. L'ultima immagine di loro due insieme su una pista, è lo show a Montecarlo alla guida delle rispettive monoposto con cui divennero iridati: Mercedes W07 per Nico, Williams FW08 per Keke. Entrambi felici, entrambi iridati. Una famiglia da corsa vincente, in entrambi i casi con il numero 6 sul musetto, usato da Keke e voluta da Nico, un numero che richiama la data di nascita del capostipite, nato appunto il 6 dicembre. Niente potrà portare loro via quella soddisfazione, nemmeno un baffo imbiancato.


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