L’uomo invisibile & gli uomini invivibili

L’uomo invisibile & gli uomini invivibili

Il giallo infinito in casa Red Bull non è una bella storia: mentre Verstappen domina da "invisibile", le infinite vicende di Horner & co fanno male alla Formula 1

18.03.2024 10:34

Quella cena rivelatrice

Anni fa a una cena dell’Accademia del Gargallo - tra storici della F.1 -, mi ritrovai alla presenza di Jean Sage, ex uomo forte della Renault F.1 della prima era turbo. Un quarto di secolo era passato dall’implosione misteriosa del team, a fine 1983. Fatto sta che ciascuno degli invitati poteva rivolgere una domanda a Sage e quando fu il mio turno, da attor giovane, gli chiesi secco:monsieur, non è tempo di fare chiarezza sull’atomica che vi rase al suolo? Si dice che il tipo sbagliato finì nel letto sbagliato e per effetto domino il team andò in frantumi, ricostruendosi con gente diversa ma perdendo per sempre l’allure”.

Silenzio. I miei vecchi colleghi trasudavano adrenalina, perché non avevano voluto fare una domanda così bastarda ma ormai godevano come ricci solo all’idea della risposta. Sage, schiarita la voce, replicò sereno: «Se mi fa una domanda del genere, lei sa già abbastanza. Sono qui per rappresentare un mondo, il mio mondo delle corse. E soprattutto i suoi valori, ancora nostri. Perciò passiamo a cose più importanti: davvero è buona la fonduta che vedo nel menù?».

Fu una grande lezione di come si campa. Per me e per tutti gli altri, penso.

La vicenda Red Bull e le sofferenze di Max e Newey

In Red Bull, invece, va in scena la prima lite apicale nella storia della F.1 le cui parti in causa non detengono neppure un millimetro quadrato di proprietà dell’entità all’interno della quale rivendicano potere e, al contempo, non mostrano valori ma solo voleri.

Con rispetto parlando, è come se le pulci cominciassero ad arrabbiarsi a vita persa perché ciascuna vuole direzionare a modo suo il cane su cui si è incistata. A peggiorare le cose, sta il fatto che si tratta di un cane di razza strano e mitologico, bicipite, con una capoccia austriaca e un’altra thailandese, a confondere ancor più le cose.

Nel frattempo, i veri asset della squadra, ovvero il pilota più bravo del mondo Max Verstappen e il progettista più geniale dell’universo Adrian Newey, di fatto anche se non lo ammettono, tacciono e soffrono, come quando in casa i bimbi piccoli tribiolano mentre i genitori alzano la voce minacciando il divorzio.

Insomma, comunque la si guardi, è una storia orrenda, brutta e priva di luce, di esempi belli e di aria davvero pulita.

E hai voglia a dire che questa è la Formula Uno più ricca, cresciuta e corporate di ogni epoca. Tengono fuori il team Andretti dalla F.1 manco fossero i Jalisse al Festival da Sanremo, dicendo che non saprebbero dare un bel contributo - gli Andretti, non i Jalisse -, all’immagine del Circus e poi tollerano, girandosi dall’altra parte, una diatriba che va avanti tra dossieraggi, mezzi ricatti incrociati e killeraggi (a oggi) falliti.

Sapete cosa c’è, care parti in causa, palesi e nascoste? Imparate a litigare, prima di far volare gli stracci. Prendete lezione di come lotta per il potere chi il potere sa come si maneggia. E prima di confermarvi per la millesima volta campioni del mondo, per cortesia, imparate almeno a starci, al mondo.

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