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Ferrari, Le Mans e Monaco: l'Ingegnere Visionario & la duplice corona

Attenti al traguardo storico ed epico che la Ferrari di Elkann ha colto vincendo a Monte Carlo!

Mario DonniniMario Donnini

3 giu 2024 (Aggiornato alle 16:23)

Non ne parla nessuno, quindi tanto vale che se ne parli qui, perché i fatti sono argomenti testardi e ci portano a capire tante cose. Con la vittoria di Leclerc a Montecarlo la Ferrari, oltre a vincere un Gran Premio, il che sarebbe il meno, ha fatto molto di più, riuscendo a cogliere un traguardo strutturato e complesso, che non ha eguali. Perché grazie alla casalinga marcia trionfale dell’idolo non solo locale, la Rossa è l’unica Casa dell’automobilismo ad aver vinto e rivinto entro 365 giorni sia il GP di Monaco F.1 che la 24 Ore di Le Mans.

Se per i piloti a contare è la triplice corona, che mette insieme chi vince 500 Miglia di Indy, mondiale di F.1 e 24 Ore di Le Mans, per le Case, essendo da 16 anni la IndyCar monotelaio, l’accoppiata aurea è proprio quella tra le due classiche racing più antiche e prestigiose, talmente diverse e difficili, da risultare quasi inconquistabili nel giro di un anno.

A oggi, dall’avvento della F.1, era capitato solo alla Ferrari del Drake, al top nel 1954 a Le Mans con Maurice Trintignant-Froilan Gonzalez sulla 375 Plus e con lo stesso Trintingant, primo a Monaco l’anno dopo, con la 625.

Nessun altro Costruttore nell’era F.1 ha mai incolonnato Monaco e Le Mans entro 365 giorni. Never. Perché? Semplice. Perché per riuscirci, in media, ci vuole un secolo di tentativi, se va bene.

Un'impresa stellare per Ferrari

E fare altrettanto pare un’impresa siderale, stellare, quasi impossibile, a parte la stessa Ferrari, che magari, sbancando di nuovo la maratona della Sarthe, riuscirebbe (lo dico toccando ferro, eh) a trionfare qui e qua addirittura entro lo stesso mese.

Se in Grecia sfilano per le strade perché nel calcio l’Olympiacos ha vinto la Conference League, magari in Italia questo dovrebbe essere un buon motivo per accendere un faro sulla Ferrari di John Elkann, perché dopo domenica 26 maggio ha già in plancia un trofeo ulteriore - invisibile, virtuale e onorario quanto si vuole - con riflessi tangibili, cogenti e testimoni di una filosofia tecnico-agonistica che a oggi solo la Ferrari medesima vanta. Già. È questo il punto. Queste cose non succedono quasi mai, l’abbiamo visto, e, se capitano, hanno una spiegazione. Chi le propizia la pensa e si muove diversamente dagli altri. Batte piste altre e strane, diverse, che nessuno frequenta, usualmente.

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Ecco, di definizioni di John Elkann da anni e anni ne ho lette e sentite tante, molte aprioristiche e presuntive, alcune ingenerose e nessuna, a oggi, secca, priva di tara e solo ancorata a ciò che ha ottenuto. La Duplice Corona è un buon punto di partenza. Se hai vinto quella, da Presidente di un Marchio che non la sfiorava da 69 anni, sei già in zona serenità. La serenità dei grandi punti di partenza, sia chiaro. Così puoi dare un simpatico buffetto a Vasseur e Coletta e andartene a dormire tranquillo, quando vien sera. Ma non c’è solo questo, perché mister JPJE (John Philip Jacob Elkann), oltre a riproiettare la Ferrari tra i prototipi, ha deciso l’ingaggio di Lewis Hamilton, pare lì lì per ufficializzare quello di Adrian Newey, è bell’e pronto a portare la Ferrari sul mare con Giovanni Soldini e già che c’è contribuisce mica poco a riproiettare il sacro nome Lancia nei panorami rallistici.

E ci sarebbe pure Thiago Motta alla Juve, ad annunciare calcio sognante e nuovo, ma qui mi fermo e torno alla Rossa. Dove l’impegno interessa perfino l’acqua, ma anche il fuoco delle fiamme di rilascio del turbo, l’aria e la terra dei rally.

I principi costitutivi cari ai presocratici ci sono tutti, fecondati da quello scoppio di sogno ritrovato, che sembra minimo comun denominatore d’ogni singola decisione, di ogni piano, di ciascun piccolo o grande passo. Ogni volta verso un traguardo grande, una sfida che solo a pensarla mette brividi, emozione, voglia d’andare a vedere cosa ci attende dietro l’angolo.

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