Nell’era moderna nessuno mai è arrivato alla sua età così lanciato nel futuro
Certo, vincendo per la nona volta a Silverstone il Gp di Gran Bretagna a 39 anni e mezzo d’età, Lewis Hamilton è ancor più nella leggenda. In fondo ha vinto tanto quanto Tom Kristensen alla 24 Ore di Le Mans, col vantaggio di non aver fatto equpaggio con nessuno, per riuscirci. Nel suo caso vale davvero il concetto che chi fa da sé fa per tre. E con la prova del nove superata domenica, ora Hammer sta anche davanti ai plurivincenti nello stesso circuito, ovvero i superiridati quali Schumi con otto centri a Spa e Senna sei volte a segno a Montecarlo. Tracce di imprese ripetute che diventano salti nella mitografia delle corse, probabilmente col dono della irripetibilità.
Hamilton: "Non riesco a smettere di piangere. Pensavo di non essere più all'altezza..."
Ma, a ben guardare, l’eccezionalità dell’impresa di Lewis Hamilton, 104 Gp vinti in carriera, anche qui più d’ogni altro, risiede altrove, non nel passato e nel presente, ma nel futuro.
Il 7 gennaio compie quarant’anni e nella F.1 moderna non s’è mai visto un quarantenne così lanciato, inseguito, coccolato e oggetto del più grande investimento individuale nella storia della Ferrari per un pilota che avrà superato gli “anta”e, nondimeno, in quella della F.1, con 50 milioni di euro a stagione, con un contratto biennale. Poi si vedrà.
Ecco, in questo Circus tutto baby boom il fatto che un pilota con 344 Gp disputati polarizzi ancora affetto, oceani di denaro e fiumi d’adrenalina di tifosi entusiasti e speranzosi, è la vera notizia.
E non colpisce neanche la meravigliosa gara da lui vinta a 39 anni, perché a quell’età Nigel Mansell nel 1992 faceva suo il mondiale intero, con l’AstroWilliams. No, dai, è il come Hamilton arriva ai quaranta, che colpisce.
È lucido, integro, come atleta, motivatissimo, tranquillo, razionale, mai trafelato, stanco o sopra le righe. Sempre in partita. Alla stessa età, nella stessa forma perfetta e con le motivazioni intatte di Cristiano Ronaldo, con la sola differenza dal portighese che l’inglese segna ancora e tanto, iangendo di commizione e non di rabbia.
Infine, l’aspetto della tenacia e della costanza gli rende ancor più giustizia. Schumacher, Raikkonen e Alonso vantano militanze ancor più lunghe in Formula Uno, ma tutti e tre hanno inframezzato la carriera con anni di pausa dai Gp per ricare pile o pensare ad altro. Hammer no. Batte sempre il martello sulla stessa incudine dal 2007, facendo stupende scintille e apparentemente scaricando meglio di chiunque altro lo stress acido e il logorio dolce di una vita da globe-trotter della velocità e del glamour
E superando anche nel modo migliore i traumi. Nella fattispecie, la rabbia di Abu Dhabi 2021 - quando fu bruciato da Verstappen nella volata iridata con un restart dato non osservando alla lettera il regolamento -, ancora gli brucia dentro, ma finalmente, dopo Silverstone 2024, interrotto il digiuno di vittorie che risaliva a poco prima, all’Arabia, ora pure quello è un trauma rimosso.
E Lewis può guardare avanti. A ciò che verrà. Alla Ferrari, sapendo e facendo sapere che sta per avere un campionissimo eptairidato, ma anche un atleta fattivamente vincente.
Così la vittoria di Silverstone è anche un segnale chiaro in direzione Maranello.
Uno così per vincere ha solo bisogno di una monoposto che non gli impedisca di farlo.
Uno così per vincere ha solo bisogno di una Ferrari all’altezza di Hamilton, visto che Hamilton è ancora a livello di se stesso.
Link copiato