Lo stile di Lewis spiega il mancato attacco a George

Lo stile di Lewis spiega il mancato attacco a George

Hamilton esce dalla battaglia delle Ardenne inatteso vincitore a tavolino e pure campione di classe

29.07.2024 09:09

Lewis Hamilton: un uomo, uno stile

Lewis no. È giocatore senza ammonizioni, baritono privo di stecche, violino dalle corde mai spezzate.

Attenzione, volendo, all’occorrenza, magari a motori spenti sa essere figlio di buona donna come pochi. Utilizzando media e dialettica per insinuare, circuire e mettere pressione all’avversario con frasine avvelenate e felpate, da far perdere la trebisonda pure a San Francesco. Sui social è il primo a svettare piazzando colpi alti e pure bassi come quando pubblica, ai tempi in McLaren, la telemetria sua e di Button, cosa vietatissima, per dimostrare di non essere inferiore a Jenson, il quale aveva commesso il solo reato di sommare più punti a fine stagione, sol per questo mandandolo ai matti.

Qualcosina con Rosberg c’è stato, a livello di tensione in pista e toccatine, ma poca roba assai, rispetto al caso in cui ci fosse stato, ehm, uno tipo Max o Michael al posto suo. Anche in pista tra il 2017 e il 2018, con epicentro a Baku, Lewis tira scemo mille volte Seb Vettel, molto più focoso e neolatino di lui, ma la verità è che a 300 all’ora e col casco in testa Hamilton è uno pulito e onesto. E anche Silverstone 2021, la toccata pericolosa a Verstappen, non è una bastardata voluta, ma una mera complicazione del possibile. Cose che capitano, riga.

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Il credo di Lewis

La verità è che Hamilton è l’unico e l’ultimo supercampione che non vuole e non ha casini, nelle sue vittorie. E in questa Spa, nel giorno in cui il team mate Russell vincerebbe in pista (salvo verifiche) di testa sua, rivalutando l’importanza delle scelte coraggiose e creative dell’uomo sugli algoritmi e dell’intuito del cervello proprio rispetto alle sinapsi all’ammasso del remote garage, be’, dicevo, nella domenica in cui la strategia della personalità trionfa su quella dei numeracci frigidi, lo stesso Hamilton fa riprevalere lo stile sull’istinto. La classe sull’aggressività, la capacità di rinunciare in pista a una vittoria scomposta, dicendo no allo spirito predatorio animale che gli avrebbe fatto magari mollare una ruotata, tale da sporcare un ruolino invece intatto, che profuma di morale, valore e valori.

È tempo di capire e plaudire Lewis per quello che è, anche per come rinuncerebbe a vincere, tipo Spa 2024. Shakespeare la chiama “Grace under pressure”, grazia sotto pressione, consistente nel mantenere lo stile, quando altri lo perderebbero.

Hemingway nel romanzo “Festa Mobile” va oltre: «Quando un uomo usa il minimo numero possibile di movimenti per compiere una definita azione, quella è la grazia». La grazia sotto pressione per Hemingway costituirebbe il coraggio e non è dunque la svolazzante leggiadria di una scultura di Canova, ma l’energia, l’efficienza, addirittura la disinvoltura nelle situazioni più gravi.

Baldassarre Castiglione ne “Il cortegiano”, trattato che sullo stile dell’uomo di corte è imperniato, parla di sprezzatura, che sarebbe poi la stessa cosa della grazia sotto pressione.

La sprezzatura è dunque segno distintivo del moderno gentiluomo, che Castiglione peraltro codifica rielaborando temi presenti nell’Etica Nicomachea di Aristotele: una norma di autocontrollo interiorizzata, che si traduce, alla lettera,  in disinvoltura, nonchalance, understatement.

Hamilton: il senso di tutto

Questo è Belgio 2024, per Lewis Hamilton. Un finale di gara, un attimo che riassume una vita. Una corsa come una carriera. Una vittoria non tentata, per mantenere un compostezza etica mai persa.

A segnare la conferma di uno stile, di una grazia, di una classe in grado di pennellare una vicenda sportiva e umana a oggi ineguagliabile. Che sa di rinuncia preziosa, di autolimitazione imposta e anche di dolcezza nobile, che il destino poi premia.

Così arriva quell'epilogo, in cui la pesa lo decreta vincitore, beffando George. E la più rinunciata delle vittorie diventa la più inattesa e strana, a evidenziare quanto scintillante possa essere l’uomo Lewis, nella cattiva e nella ritrovata buona sorte.

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