Una Mercedes che si riscopre veloce, pur sbagliando clamorosamente con la macchina di Russell, una gara diversa rispetto alle simulazioni ed una McLaren che non vince contro un Verstappen che fa più di limitare i danni, mentre la Ferrari corre sulla difensiva
Assolutamente sì. Sembrava quasi scontato, dopo le prestazioni mostrate dalla McLaren al venerdì e la consapevolezza della penalità, perdere dei punti in Belgio: l’obiettivo era limitare la perdita, non certo guadagnare. Ed invece, è andata proprio così: 2 punti guadagnati su un Norris che sta capendo a sue spese quanto sia difficile essere in corsa per un mondiale e per la vittoria ad ogni weekend.
Max ha ottimizzato l’assetto ad alto carico della RB20 in qualifica e poi ha provato a fare il massimo in gara, quando nel trenino di Drs iniziale ha visto stopparsi in fretta la sua rimonta. Tuttavia, Max è stato ragionevole fino in fondo: forse il confronto con il team dopo Budapest è servito, forse ha capito che con Norris dietro già dopo la prima sosta aveva poco senso mettersi a prendere rischi in una corsa che sarebbe stata comunque molto difficile.
Spa 2024 ci dimostra cosa è cambiato rispetto ai due anni precedenti, quando Max non aveva avuto problemi a risalire nonostante delle penalità in griglia. Stavolta non è stato così, perché la superiorità della Red Bull è solo un ricordo e forse Spa, più di altre gare, ha confermato che è proprio così. Vincere era un sogno, non un vero obiettivo alla portata: in questo mondiale che si è trasformato in una maratona, Max Verstappen ora sa di poter gestire. A 10 gare dalla fine, 78 punti di vantaggio sono un margine da non sprecare.
Molto probabilmente sì. Le parole di Helmut Marko di ieri assomigliavano ad una ghigliottina: “E’ completamente crollato nell’ultimo stint”. Parole che sanno di accusa, parole che sanno di addio per un pilota che si è completamente smarrito. Neanche una partenza dalla prima fila lo ha aiutato, e chiudere tra gli ultimi dei top team pur scattando dalla seconda casella, in una F1 fatta di equilibri e per questo sensibile alla posizione di partenza, può essere l’ultimo affronto ad un contratto che molto probabilmente sarà stracciato.
Anche gli sguardi nel paddock tra Ricciardo, Horner e Mekies, dopo la gara, sapevano di intesa. Perché la sensazione è che sarà proprio Daniel, il prescelto per prendere il posto del messicano. Una storia dunque che sembra destinata a concludersi, quella tra Checo e la squadra che lo aveva scelto anni fa rinnegando il suo percorso di sviluppo dei giovani piloti. Perez ha dato tanto al team negli anni precedenti, ha ricevuto altrettanto e forse di più da una Red Bull che lo ha messo nelle condizioni di vincere le gare, ma le storie prima o poi finiscono: a Zandvoort, forse, ne comincerà un’altra.
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