Una Mercedes che si riscopre veloce, pur sbagliando clamorosamente con la macchina di Russell, una gara diversa rispetto alle simulazioni ed una McLaren che non vince contro un Verstappen che fa più di limitare i danni, mentre la Ferrari corre sulla difensiva
La sensazione è questa, perché la macchina aveva dimostrato di essere molto forte al venerdì, anche se in gara poi si sono registrate condizioni diverse. Però il team di Woking voleva vincere, proprio come i suoi piloti, e soprattutto in virtù della penalità di Verstappen avrebbe voluto concretizzare ancora di più nel fine settimana nelle Ardenne.
La McLaren ha comunque recuperato 9 lunghezze alla Red Bull, portandosi a -42 in un campionato Costruttori sempre più alla portata. Si poteva però fare certamente di più: la pioggia del sabato ha penalizzato un assetto troppo scarico aerodinamicamente per quelle condizioni, ed in gara la MCL38 ha fatto più fatica del previsto a risalire, proprio per quanto detto prima riguardo l’importanza di correre in aria libera e per una zona Drs accorciata e per questo meno efficace per tutti.
Considerando l’ottima gestione delle gomme di cui dispone la McLaren, forse loro sono i primi a rammaricarsi di non aver tentato una strategia ad un solo pit-stop. “La singola sosta era quella giusta e Russell lo ha dimostrato”, ha ammesso Piastri, che poi con piena onestà ha aggiunto anche un’altra cosa: “Pensavo di poter prendere le Mercedes, ma è mancata un po’ di velocità”. Per cui si può dire che la MCL38 non sia stata così veloce come previsto, anche se il team può portare a casa la consapevolezza di essersi dimostrata competitiva pure con i pacchetti a basso carico, quelli che l’anno scorso non erano mai stati ottimizzati: una conferma dell’ottimo lavoro di progettazione e sviluppo attuato a Woking. Ora si deve concretizzare di più, perché questa macchina ha tutte le qualità per aumentare (e di molto) i suoi risultati nella seconda parte di stagione.
Sembra proprio di no. Perché anche a Spa Lando ha commesso un errore nella fase cruciale, quella della partenza, complicandosi maledettamente la vita in una gara che voleva, doveva e forse poteva vincere. “Ho perso tanti punti per errori stupidi”, ha candidamente ammesso dopo la gara. Perché Lando sa benissimo che se oggi rispetto a Verstappen paga 78 punti di distacco, buona parte di questo margine è imputabile a lui.
Paradossalmente, nel momento in cui la McLaren è veramente emersa come macchina da battere, Lando Norris è uscito ridimensionato. Ha perso troppe occasioni, ed alla fine è riuscito a vincere solo a Miami, laddove la safety car gli ha dato più che una mano. Ridimensionato non significa che ha perso velocità, perché quella l’ha sempre avuta: significa che poteva sembrare un pilota pronto al grande salto, mentre evidentemente per il grande salto ha ancora bisogno di tempo.
La storia insegna che un conto è essere veloci quando la pressione è bassa, un conto è esserlo quando le aspettative impennano. Lando si è perso proprio in questo passaggio, fallendo spesso i momenti decisivi, proprio come ieri al via: è bastato pizzicare la ghiaia per cambiare completamente faccia alla domenica. Un errore che si confonde con la sbavatura, ma dalle conseguenze letali: perché un conto è girare alla Source da terzo o da quarto, un conto è farlo da settimo. Nel giorno in cui Verstappen pagava 10 posizioni in griglia, Lando non doveva mettersi nelle condizioni di ritrovarsi Max alle spalle dopo appena due giri. E’ da fattori come questo, che transitano le chances iridate.
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