Tre Gp vinti dopo undici in supremazia tecnica sono poca cosa: il team inglese ha bisogno di un cambio di passo per lottare per il Mondiale
Dai, a volte odioso ma mai sciapo, Jean Todt nel dopo Austria 2002, appena dato il team order più orrendo di sempre, disse: «Siamo qui per vincere mondiali per la Ferrari e col suo primo pilota Michael Schumacher. Dobbiamo fare di tutto per riuscirci. Dalla prima gara, se serve. Quindi nessuno spreco, neanche mezzo punto. E se a fine stagione dovessi scoprire che mancano a un mio pilota proprio punti sottratti dal compagno, la colpa sarebbe solo mia». Chiaro?
Cara McLaren, ti fa proprio schifo l’idea di provare a vincere il titolo Piloti? No, dici? E allora, perché mai non cominciate a gerarchizzare i rapporti tra Piastri e Norris?
Sia detto di passata, lo scrivo non per il gusto di criticare, ma, al contrario, di vero cuore, tifando Stella & McLaren. Un mondiale vinto (o alla peggio quasi vinto) da Norris, lancerebbe un meraviglioso segnale alla F.1, perché la combinazione Lando-Orange è la più simpatica, mentre ciò che resta della RBR viene percepito con crescente antipatia, per lotte esasperanti interne, polemiche spiacevoli e singoli atteggiamenti a tratti più che discutibili.
Quindi, per cortesia, cari McLaren Boys, aggredite questo mondiale, sennò il mondiale presto aggredirà e farà piangere voi.
(3/3)
Ferrari a Baku col morale alto: obiettivo conferma
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