Per la Haas non è mai stata un'opzione di mercato l'ingaggio di Daniel Ricciardo, Steiner sottolinea, però, come il pilota conosciuto a fine 2022 non avesse più la "scintilla" della F1 negli occhi
C'è un tratto per certi versi comune, nei commenti di Marko e di Steiner relativi al Daniel Ricciardo post-Red Bull prima fase. Marko non ci ha più visto l'istinto "killer" del pilota, dal rientro nel 2023. Steiner ricorda il periodo immediatamente successivo all'interruzione di contratto con McLaren, a fine 2022.
Haas era transitata, intorno all'estate di quell'anno, come un'alternativa per il rientro in griglia di Ricciardo. Un rumour poco supportato dalla logica di un progetto che fosse più competitivo rispetto alla McLaren del tempo.
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Intervistato da Planet F1, Steiner - allora team principal della Haas - spiega: "Non ho provato a ingaggiarlo, ci ho parlato ma non ero sicuro che fosse pronto per tornare alle corse.
Non riuscivo a vedere la scintilla nei suoi occhi. Non sapevo se sarebbe stata la cosa giusta e, comunque, non potevamo permettercelo in quel momento, non abbiamo mai avuto soldi. I mendicanti non possono diventare quelli che scelgono". Stoccata al team.
La storia è nota, Ricciardo che sceglie Renault e molla Red Bull a fine 2018, vive due stagioni difficilissime con un progetto lontanissimo dall'essere competitivo. Non va meglio con una McLaren in fase di ricostruzione dalle fondamenta, dove il "problema" diventa la velocità di Norris, stabilmente più competitivo con una monoposto in leggera crescita.
Il rendimento sotto le aspettative porta Brown a interrompere anzitempo il contratto con Ricciardo, chiudere il rapporto a fine 2022. Il 2023 è di rientro nella famiglia Red Bull, terzo pilota e con un test a Silverstone che lo candida a sostituto di De Vries, in crisi di prestazioni. Esordisce nel GP d'Ungheria, di fatto solo 7 mesi dopo aver detto stop alla F1.
“Ha avuto un periodo difficile da quando ha lasciato la Renault. Non so perché. Ovviamente non ha a che fare con il suo talento, perché non ha perso il suo talento. Credo sia colpa della pressione. Non riusciva più a gestire la pressione, a non essere un pilota Alfa ma a essere Beta: per lui non ha più funzionato.
Forse avrebbe dovuto aspettare un po' di più dopo aver lasciato la McLaren prima tornare, perché è stato fuori per poco tempo e poi è rientrato. Una volta lasciata la Renault, le cose sono andate di male in peggio e sono andate fuori controllo", commenta Steiner, che contrappone l'esempio di Hulkenberg. Tre anni di vero stop, apparizioni da "jolly" in era Covid a parte, prima di ritrovare la F1 e con ottime prestazioni. "Danny non si è mai preso una pausa, è passato dalla McLaren a fare il pilota di riserva alla Red Bull, a girare il mondo e poi è stato messo sull'AlphaTauri. È sempre stato tutto un trambusto".
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