Autosprint

Helmut Marko, Casco d'Oro Legend 2024: burbero ma mai banale

Ex pilota con una carriera troncata da un sasso non prima di aver vinto a Le Mans, eminenza grigia in Red Bull con potere decisionale assoluto: Helmut Marko ha l'aria del duro, ma ai Caschi d'Oro di Autosprint è stato un po' diverso...

Matteo NovembriniMatteo Novembrini

23 dic 2024 (Aggiornato alle 17:03)

Helmut Marko il burbero, Helmut Marko come Urano che divora i suoi figli (leggi: giovani piloti del vivaio Red Bull), Helmut Marko che quando vuole spara a zero senza preoccuparsi troppo di essere politicamente corretto. Poi però sale sul palco dei Caschi d'Oro di Autosprint e, parola del direttore Cordovani, intravedi un accenno di emozione, perché gli occhi parlano anche per chi da fuori sembra uno perfino troppo ruvido.

Maledetto quel sasso

"Tenero" non è assolutamente la prima parola che ti viene in mente parlando di Helmut Marko, però anche lui cede al fascino dei Caschi d'Oro, emozionandosi (no, sciogliersi è troppo) nel ricevere il "Casco d'Oro Legend", ovvero un premio alla carriera. E' un riconoscimento che si merita tutto, l'uomo che da ragazzino sfidava Jochen Rindt in corse notturne clandestine. A Jochen le corse sono costate la vita, a lui "solo" un occhio, quello sinistro, perso per sempre nel GP Francia 1972. Era appena il suo nono GP in F1 e sarebbe stato l'ultimo, ma per fortuna aveva già fatto in tempo ad entrare nel firmamento delle corse, vincendo la 24 Ore di Le Mans l'anno prima, ed aveva pure fatto in tempo a correre con Alfa Romeo e Ferrari tra i Prototipi, con risultati degni di nota.

Uno mai banale

Quel sasso che gli perforò la visiera e gli tolse la vista dall'occhio sinistro, ha cambiato per sempre una carriera che non sarebbe proseguita, pur senza lasciare il mondo delle corse. Perché mister Marko, da allora, decise che la sua laurea in giurisprudenza sarebbe servita a qualcosa: sarebbe stata la base su cui costruire una carriera da manager e non solo. "Manager" ovviamente è riduttivo: sarebbe diventato eminenza grigia della Red Bull, braccio destro di Dietrich Mateschitz, con potere decisionale assoluto ella gestione del vivaio per giovani piloti. Ne ha sacrificati tanti, talvolta senza pietà; ma ha portato alla ribalta gente come Vettel e Verstappen (otto titoli in due, quattro ciascuno), lanciando altri piloti che hanno avuto successo altrove, come Vergne o Buemi. Perché mister Marko sarà pure un duro, ma i piloti ha sempre saputo sceglierli.

Ed è anche per questo che il casco "Legend" calza a pennello, perché da pilota e da uomo Red Bull la sua carriera parla per lui. Ad Imola, ai Caschi d'Oro, era anche più tranquillo del solito: non ha mostrato neanche il minuto disturbo quando, proprio nelle fasi iniziali della serata, gli abbiamo chiesto di lasciare il convivio per venire a raccontare le sue impressioni ed il suo punto di vista. Opinioni forti, certo, ma mai banali.

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