Impegno, voglia di vincere, costanza nella prestazione. I punti in comune tra Schumacher e Hamilton e le differenze, ricordate da chi ha lavorato con entrambi
Come ogni anno, ormai dal 2014, il 3 gennaio diventa un particolarissimo estendere gli auguri di buon compleanno al mito, a chi c'è anche se in modo diverso, per dirla con le parole di Corinna. Michael Schumacher manca, sempre. Ancor di più l'assenza si fa sentire quando il momento è di celebrazione, anni 56 in questo 2025 appena iniziato. Campionissimi in rosso, lui e Hamilton, che muove i primi passi da uomo del Cavallino rampante.
C'è chi ha lavorato con entrambi, Ross Brawn, contribuendo a creare l'epoca leggendaria della Ferrari tra il 2000 e il 2006. Poi, Mercedes, a mettere insieme le fondamenta sulle quali Hamilton ha costruito la sua storia e quella del marchio.
Ricorda, intervistato da Auto Hebdo, il periodo d'oro vissuto a Maranello, Brawn. Ripensa alla simbiosi tra pilota, squadra, monoposto che si creò in quegli anni per dire come mai dopo di allora abbia vissuto un quadro simile.
"Una simile unione di persone di quel livello, con un pilota eccezionale come Michael, avviene molto raramente. Non più di una volta in un decennio. Ho lavorato con Lewis, un altro pilota incredibilmente veloce e talentuoso, ma con un approccio completamente diverso. Ha un tipo di stile di vita che è l'opposto della tranquillità ricercata da Michael. Ma nel profondo c'era lo stesso impegno, lo stesso talento e lo stesso desiderio. Solo l'approccio era diverso. Per quanto mi riguarda, aiutarlo a vincere ognuno dei suoi sette titoli mondiali è stato semplicemente eccezionale. Non c'è nulla di superiore a Michael".
Schumacher che seppe costruire una squadra e garantirne la stabilità: "Era rispettato, certo, ma soprattutto era amato. Aveva rapporti molto stretti con molte persone della squadra. Giocava a calcio il giovedì sera e conosceva tutti i meccanici per nome e per soprannome. Inviava regali in occasione di compleanni, anniversari e occasioni speciali. Con la squadra abbiamo fatto delle grandi feste. Michael amava le celebrazioni! Era adorato dai ragazzi e dai tifosi. È un amore che continua a vivere".
Poi, un tratto comune ai grandissimi piloti: la capacità di rendere al massimo e con costanza. "Oggi tutti parlano di Lewis e del suo Hammer time. All'epoca, avevamo il nostro Schumi time, tanto era in grado di fornire prestazioni quando contava. L'esempio tipico è il Gran Premio d'Ungheria del 1998, dove riuscì a completare 18 giri di qualifica per vincere. Quando in una squadra c'è questo tipo di forza, quando si può dire al pilota “questo è il momento di spingere”, tutto diventa possibile. Ogni volta che gli abbiamo chiesto di impegnarsi, ha sempre risposto: “Sì, capito". Quando sai di poter contare su un pilota in grado di fare queste cose, sai di avere un enorme vantaggio".
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