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Minacce alla famiglia Schumacher, arrivano le condanne per tentata estorsione

La richiesta di ricatto di 15 milioni di euro, pena la diffusione 1500 file legati alle condizioni cliniche di Michael, ha finalmente colpevoli e condanne

Matteo NovembriniMatteo Novembrini

13 feb 2025 (Aggiornato alle 13:14)

Ormai da oltre un decennio la famiglia Schumacher si sta impegnando a fondo per difendere nella maniera più assoluta la propria privacy, impedendo la fuga di qualsiasi notizia riguardo lo stato di salute di Michael. Questo non ha impedito situazioni spiacevoli, come la tentata estorsione da parte di tre uomini, che sono andati incontro a condanne.

Carcere anche alla guardia del corpo

La stampa tedesca ha ricostruito molto bene la vicenda. Markus Fritsche, ex guardia del corpo della famiglia Schumacher, avrebbe sottratto materiale (foto, video, cartelle cliniche) fornito poi a Yilmaz Tozturkan e suo figlio Daniel Lins, i quali sono stati i protagonisti della tentata estorsione. I due, specialmente il padre, avrebbero richiesto alla famiglia Schumacher qualcosa come 15 milioni di euro, pena diffondere sul dark web gli oltre 1500 file che erano riusciti a sottrarre. I due hanno infine ammesso le loro colpe chiedendo perdono alla famiglia Schumacher, ed il tribunale li ha condannati: tre anni di carcere al padre, sei mesi con la condizionale al figlio, due anni con la condizionale all'ex bodyguard.

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La rabbia della famiglia Schumacher

Tuttavia, il legale degli Schumacher, Thilo Damm, non si è detto soddisfatto della sentenza di primo grado. L'avvocato ha ritenuto troppo lievi le pene, ed ha promesso un ricorso affinché siano più severe. Le preoccupazioni della famiglia Schumacher sono inoltre legate al fatto che durante le perquisizioni non tutto il materiale rubato è stato ritrovato. Per Fritsche, i legali dell'accusa avevano chiesto quattro anni.

Il padre sarebbe stato il protagonista delle telefonate ricattatorie, mentre il figlio lo avrebbe aiutato creando un indirizzo mail non rintracciabile. Entrambi hanno confessato, mentre meno chiara è la posizione dell'ex dipendente: quest'ultimo avrebbe tratto guadagno economico se il ricatto fosse andato in porto. All'ex guardia del corpo è stato riconosciuto il reato di favoreggiamento ma non di complicità nell'estorsione, da qui una pena lieve e per la quale la famiglia Schumacher non è d'accordo tant'è che cercherà un ricorso. La spiegazione che ha riguardato l'ex bodyguard è stato che è risultato difficile stabilire "cosa sapesse oggettivamente", e pur riconoscendo come il suo apporto nella vicenda sia stato "enorme" in termini di favoreggiamento, non è stato possibile dimostrare che fosse complice anche dell'estorsione, nonostante le accuse di padre e figlio. 

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