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La doppia esclusione dal Gp di Cina inquadrata nella storia della Ferrari in 75 anni di F.1
24 mar 2025 (Aggiornato il 25 mar 2025 alle 10:37)
Entrambe le Ferrari escluse a fine gara dalla classifica per due irregolarità differenti. Be’, francamente non era mai capitato, in settantacinque anni di storia della F.1. E questo, dopo il sorprendente ma meritato trionfo di Lewis Hamilton nella Sprint Race, fa virare al negativo il fine settimana di Shanghai. Non fosse altro per la beffa subita. Bella cocente. Perché finire furi di un chilo e di mezzo millimetro non è una furbata sgamata, ma solo un colossale smacco. Che brucia come vetriolo e inibisce gli effetti salutari della prodezza di Hammer del sabato. Ma tant’è, ormai è andata. Bisogna farci la bocca e guardare avanti.
In ogni caso, inquadrare la domenica nera nell’epopea della Ferrari nei Gran Premi è sintomatico e curioso. Qualche anno fa a pranzo Mauro Forghieri mi confidò una cosa che letta ora, alla luce di quanto è successo, può risultare interessante: «Facci caso, in tutta la mia lunghissima militanza in Ferrari, da responsabile tecnico e anche da dirigente sui campi di gara, non sono stato neanche una volta al centro di voci o chiacchiere circa la presunta irregolarità delle nostre vetture. Mai. Abbiamo la veste bianca e il ruolino immacolato. E questo per un motivo molto preciso: il Commendatore voleva evitare assolutamente di finire nelle maglie dei commissari tecnici. Per un motivo semplice: noi eravamo diversi dagli altri. Dovevamo e volevamo esserlo. Per vincere non dovevamo neanche lontanamente dare l’idea d’aver barato. Non ne avevamo alcun bisogno, tra l’altro. In ogni caso, meglio perdere nettamente, che fare nostra una corsa con l’ombra del dubbio. Gli espedienti, le furbate, le cose strane, le lasciavamo agli altri. Poi, certo, poteva esserci qualcosina da verificare circa il nostro comportamento in pista, una possibile infrazione al regolamento sportivo data dalla momentanea e specifica condotta di gara di un pilota, ma mai e poi mai un nostro dichiarato e rilevato infrangimento del regolamento tecnico».
Al che ricordo quanto mi divertii nel punzecchiarlo, ribattendo: «Mica vero. A Long Beach 1982 lei ha fatto correre la 126 C2 con un doppio alettone a scacchiera che sembrava un capolavoro di arte moderna e del tutto fuori regola, stando ai commissari tecnici. Tanto che a fine gara Gilles Villeneuve è stato poi squalificato».
E lui: «È vero, ma questa è tutta un’altra faccenda. Quella volta Enzo Ferrari ed io ci eravamo stufati di vedere i team inglesi fare gli spregiudicati di fatto giocando al limite e anche oltre, tra minigonne, altezze da terra, peso minimo e correttori d’assetto, così decidemmo di dimostrare che volendo si poteva rispettare il regolamento nella forma, tradendolo però in modo spettacolare nella sostanza. Da lì il Gp Usa West 1982 corso col doppio alettone. Giusto per farci squalificare di proposito a fine gara per poter dire che a noi ci buttavano fuori, mentre ad altri, i soliti, li tenevano in classifica pur sapendo che da tempo gareggiavano prendendo in giro tutti. Eravamo al sommo della guerra tra lealisti alla Federazione e ribelli britannici. E con quella Ferrari dichiaratamente provocatoria tirammo una bella secchiata di benzina sul fuoco. Verissimo, non eravamo in regola, secondo i comissari, ma fu un nostro gesto intenzionale quanto plateale. Per il resto, valeva e penso valga il principio che la Ferrari, oltre a essere il team più antico per militanza, lo è anche quanto a correttezza e policy inappuntabile».
Non fa una piega. E infatti anche in Cina 2025 la Ferrari non bara né ruba né vuole fregare, ma, per dirla in parole povere, resta millimetricamente e involontariamente fregata da se stessa (e da un pizzico di malasorte), del tutto senza volerlo.
Come e perché è ben spiegato ufficialmente dalla Rossa stessa nel dopocorsa: «La macchina numero 16 è stata trovata sottopeso di un chilo e la numero 44 col consumo del pattino di 0,5 millimetri oltre il limite. Charles era su una stragegia di un solo pit-stop e così questo lo ha portato portato ad avere un consumo delle gomme molto significativo ed è stata questa la causa del sottopeso. Quanto al pattino di Lewis, abbiamo mal calcolato il consumo, di un margine davvero infinitesimale. Non c’era alcuna intenzione di trarre ingiusto vantaggio da tutto ciò. Faremo tesoro di quello che che è capitato la domenica del Gp di Cina e in futuro non faremo gli stessi errori. Chiaramente non era questo il modo in cui volevamo concludere il weekend di Shanghai, né per noi né per i nostri fans, il cui supporto resta irrinunciabile». Insomma, la rabbia è tanta, la bocca resta amara quanto mai, eppure non siamo certo all’interno del caso peggiore e più eclatante, anche se al tempo silenziato: quello della Ferrari di fine 2019, al top con Leclerc in Belgio e a Monza. La sola trovata non in linea col regolamento a pagare nelle gare future e non in quelle passate il fio della presunta e mai rivelata colpa, giacché il successivo accordo extragiudiziale tra FIA e Cavallino è rimasto riservato nei termini, peraltro senza sgomberare il campo dall’impressione che in quel caso la Rossa di Binotto fosse andata, volente o meno, col getto fuori dal vaso.
Questa di Shanghai è tutta un’altra storia, per dirla alla Pino Daniele. Fuori di un nonnulla e senza la voglia o l’intenzione di giocare col fuoco. Semplicemente è stata la più grande, involontaria, doppia e simultanea imperfezione nella storia del Cavallino. Quindi reset e avanti con la prossima gara.
Però, che palle.
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