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5 mag 2025
Il problema è che non sono neanche passati inosservati. Risultato negativo per risultato negativo, almeno lo fosse stata, anonima, la Ferrari. E invece no: oltre a quella di una macchina prestazionalmente scadente, c’è pure l’immagine di una squadra che al GP Miami riesce a perdersi pure nelle discussioni per un 7° posto, come se fossero questi i traguardi auspicati per la SF-25.
Chiariamo subito una cosa: non è uno scandalo, che entrambi i piloti volessero la posizione. La delusione, anche se siamo appena ad un quarto di campionato, si sta già trasformando in frustrazione e vale sia per Leclerc che per Hamilton. Al di là delle dichiarazioni di facciata, nessuno dei due ci sta a perdere e legittimamente entrambi volevano la posizione, quantomeno per provare ad andare alla caccia del 6° posto (quello di Antonelli). Il muretto, indubbiamente, poteva fare meglio: ha ragione Hamilton quando dice che si è perso tempo per il primo scambio di posizioni, perché è stato tenuto dietro nel momento migliore per la sua gomma media. In altre parole: con una macchina che monta una hard nuova ed una che monta una media nuova, soprattutto nei primissimi giri è bene avere quello con la media nuova davanti, perché è il momento di maggior prestazionale per quella mescola. Poi, a lungo andare, la media perde la prestazione aggiuntiva e diventa più competitiva la dura: ecco perché è diventato lecito scambiare di nuovo le posizioni.
Si è perso tempo prezioso con qualche discussione di troppo, inutile negarlo. Tuttavia, è bene sottolinearlo, si parlava di una settima posizione. E’ proprio questo il punto: Leclerc ed Hamilton non dovrebbero lottare per il 7° posto. Dovrebbero essere molto più su, dove prometteva di essere l’erede di una macchina, la SF-24, che era arrivata a 14 punti dal titolo Costruttori. Invece la SF-25 ha perso i vecchi punti di forza del modello precedente (l’ottima trazione e, in generale, l’ottimo comportamento nel lento), non ha risolto i vecchi problemi (la capacità di estrarre la massima prestazione con la gomma nuova in qualifica) ed ha a malapena limato alcuni ritardi (come quelli della SF-24 nelle curve veloci ad ampia percorrenza). A lungo accostata ad un cubo di Rubik, la SF-25 assomiglia molto più ad una coperta corta o ad un orologio rotto: qualsiasi scelta di assetto non basta per coprire ogni evenienza, inoltre la macchina funziona solo in determinate e ristrette condizioni, come un orologio che due volte al giorno segna l’ora esatta ma non per questo funziona. E stanno pure stufando, a quanto pare anche in Ferrari, certe dichiarazioni del team principal Vasseur sul “potenziale da estrarre”: non la pensano così nemmeno i piloti, a cominciare da Leclerc, il quale dice: “Potenziale? Sono 4 GP che credo di estrarre il massimo”. Poi Charles, per aziendalismo e affetto, a domanda precisa su quanta fiducia nutra ancora verso la SF-25 ha risposto: “La fiducia c’è sempre”. Sembrava più circostanza che convinzione, ma non lo si può biasimare se davanti ai microfoni ha voluto apparire calmo. Anzi, un applauso in più.
Il vero problema di questo 2025 della Ferrari, deficitario su tutti i fronti (prestazionale e anche in termini di risultati), è la macchina, anche più di un Hamilton che sta iniziando a spazientirsi. Manca, innanzitutto, il feeling con l’ingegnere di pista Riccardo Adami: è già capitato di sentire Lewis nervoso via radio, ma a Miami lo è stato ancora di più e ben prima delle fasi di gara vicino a Leclerc. Paradossalmente, uno dei peggiori weekend è arrivato nel fine settimana in cui Hammer si è complessivamente avvicinato a Leclerc: in qualifica è sì rimasto fuori in Q2, ma in quella sessione ha pagato appena 58 millesimi da Charles e, senza la bella scia presa dal monegasco, forse sarebbe stato pure davanti. Anche in gara, il ritmo tutto sommato non era diversissimo: ma proprio perché i due piloti non avevano prestazioni troppo differenti, vuol dire che questa SF-25 non ne aveva tanto di più, ed è il vero problema della Ferrari. Tutto il resto, appunto, sono chiacchiere: chiacchiere di una squadra che, anche di fronte ad un quadro tecnico assolutamente deludente, riesce a far parlare di sé e non in modo positivo.
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