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16 giu 2025
Ricorrere alla suggestione del tempo che passa ed è passato a volte è persino troppo scontato, ma è anche uno degli espedienti che meglio rende l’idea. E per far capire quanto tempo è trascorso tra il podio di un italiano in F1 ed un altro, basta dire questo: l’ultima volta che un pilota col tricolore era salito sul podio prima di Montréal 2025, era stato per merito di Jarno Trulli, a Suzuka 2009. Era l’ottobre di quasi 16 anni fa, e Andrea Kimi Antonelli aveva cominciato l’asilo da poche settimane. La prossima settimana invece, Andrea Kimi comincerà gli esami di maturità.
E dire che un nuovo podio per i colori nostrani è proprio merito di questo giovanotto che faceva già sognare nelle categorie propedeutiche, prima di cominciare a prendersi le scene nelle sue prime gare in F.1. Miglior tempo nella qualifica sprint di Miami, podio al GP Canada al 10° tentativo della carriera: solo Verstappen e Stroll erano stati più precoci di lui a chiudere tra i primi tre in un Gran Premio.
E’ di gran lunga il più giovane italiano a riuscirci (battuto di tre anni e 10 giorni il precedente primato nostrano di Elio De Angelis, 2° al GP Brasile 1980, che durava da ben 45 anni), e soprattutto Andrea Kimi regala la sensazione che questo podio sia solo il primo di tanti. Dipenderà da lui, certo; ma dipenderà anche da una Mercedes che nel Quebec ha dato l’impressione di aver compiuto, in un weekend in cui le condizioni al contorno e la pista erano favorevoli, uno step in avanti sul piano tecnico, con prospettive interessanti per le prossime gare.
Perché se Antonelli è stato bravissimo, il merito va anche ad una Mercedes meritatamente vincente con George Russell. Entrambi sono andati fortissimo, entrambi hanno tratto giovamento da una W16 che con Montréal ha messo alle spalle il difficilissimo trittico vissuto tra Imola e Barcellona (passando per Monte Carlo). Oltre a condotti freni specifici per il Canada (pista severa per l’impianto frenante: per questo sulla Mercedes c’erano condotti di apertura e uscita maggiorati), la casa della Stella si è presentata in pista con un nuovo fondo e soprattutto ha reintrodotto la famigerata sospensione posteriore momentaneamente accantonata dopo averla provata sul Santerno: pare che la quadra con questa sospensione (che ha un attacco differente rispetto alla precedente versione) sia stata trovata e questo ha indubbiamente giovato nelle sfide tecniche del weekend canadese.
A Brackley sapevano di poter far bene a Montréal: la trazione è un punto di forza del progetto 2025, che però difetta del surriscaldamento delle coperture, anteriori o posteriori a seconda delle scelte d’assetto. Il tracciato dedicato a Gilles Villeneuve, che richiede meno compromessi (sono quasi del tutto assenti le curve veloci), ha aiutato a trovare più facilmente una chiave per tenere sotto controllo uno dei difetti della W16, la quale ha potuto pensare a trovare un buon bilanciamento e regolazioni che esaltassero il posteriore, senza per questo finire a soffrire di sottosterzo. La meccanica della W16 del resto è buona, ed ha potuto lavorare bene sui cordoli canadesi. Altro assist alla Mercedes, quello delle temperature: alla fine nella domenica di Montréal la temperatura della pista non era affatto bassa (circa 50°C per tutto il GP, più o meno come a Barcellona), ma rispetto alla Spagna c’era qualche grado in meno nell’aria (si sono toccati i 25° C sul finale di gara) e questo ha aiutato. Il resto, come detto, lo ha fatto una macchina che su disegni come quello di Montréal fa molta meno fatica ad esaltare le sue qualità.
Già l’anno scorso, del resto, il Canada era stata terra amica. Proprio come l’anno scorso, ora, in Mercedes si lavorerà nella speranza di avere una macchina meno altalenante possibile. Il titolo iridato è materia quasi fantascientifica, ma trovare continuità sarebbe un bell’aiuto soprattutto in chiave 2026, perché vorrebbe dire aver messo definitivamente da parte gli alti e bassi che stanno caratterizzando tutto l’ultimo periodo Mercedes. E’ la macchina, che deve fare i passi decisivi: i piloti, Montréal lo ha confermato, ci sono. Russell è sempre più un caposquadra, è tra i migliori piloti in griglia quest’anno per rendimento e non sta perdendo la minima occasione; Antonelli, tra inevitabili alti e bassi, sta crescendo bene ed il primo podio in carriera è qualcosa che può aiutarlo a sbloccarsi ulteriormente. Se a questi due piloti verrà data la macchina giusta, i risultati arriveranno. Senza dubbio.
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