Max Verstappen ha un problema con questo Sport

Il re non sa perdere e va calmato dalla Federazione prima che colpisca ancora

01.07.2024 09:47

Fino a oggi il fatto di correre per tre anni consecutivi con una Red Bull nettamente superiore alla concorrenza glielo e ce lo aveva fatto dimenticare. Max Verstappen ha un problema con questo Sport. Lui non accetta filosoficamente la possibilità che qualcuno in pista possa superarlo e batterlo, privandolo della vittoria. Rifiuta psicologicamente e sistematicamente il concetto.

Per lui la sconfitta sul campo non è un’opzione. Si sente nettamente il migliore, il più forte - e lo è, in effetti -, ma questo lo porta a non avere un atteggiamento fatalista e aperto verso i possibili, imprevedibili e infiniti sviluppi di una competizione. La quale, come noto, essendo un evento complesso, può anche prevedere esiti non confacenti alla scala dei valori esistente tra piloti e conformarsi ad altre situazioni, come, ad esempio, le vicissitudini di gara, l’affidabilità, l’alternanza di competitività e, financo, i possibili guai in pit-lane, come a Spielberg.

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Verstappen, come in un fumetto di Tex Willer

No. Lui è il numero uno e deve vincere. Punto. Se questo non accade, dà un calcio al tavolo, fa volare le carte in aria, tira fuori la pistolina Derringer che aveva nel panciotto e metaforicamente ti spara. Se ti chiami Lando Norris e sei un vecchio amico, oppure rispondi alle fattezze di Lewis Hamilton e amico non lo sei mai stato, poco importa. Bang, bang! Proprio accade come nei fumetti di Tex Willer, quando al gambler, ovvero al giocatore d’azzardo, che sa di avere sempre tutto sotto controllo, salta la mano di poker, perché non gli entra il full di donne.

Il problema ulteriore è che questo non è un fumetto, ma è uno Sport. E continuando così prima o poi, a seconda del posto o della curva in cui il fattaccio puntualmente succede, qualcuno rischierà di farsi male. E, in ogni caso, a prescindere da ciò, come minimo, tutte le volte che Max si vedrà minacciato da qualcuno, il verdetto della corsa potrebbe non essere quello giusto, equo e rispettoso dei valori in campo, ma presumibilmente la classifica risultante a seguito del sinistro causato da Max medesimo.

Max è il solo pilota arrivato minorenne in F.1, con un talento immenso, una personalità fortissima e un atteggiamento mai domo, irruente, diretto e aggressivo verso chiunque, perfino nei confronti di se stesso. Per lui, fin dai primi anni, crash, collisioni, diatribe, chiarimenti maschi e parapiglia in pista e non solo, sono sempre stati all’ordine del giorno.

Poi, dall’inizio 2021, è divenuto competitor al titolo e challenger della più invincibile supremazia della storia della F.1, quella della Mercedes turboibrida, e da lì è passato di livello. Da duro in pista si è trasformato in qualcosa d’assai diverso, divenendo intimidatore puro.

Il punto di svolta di Max

Il punto di svolta a Silverstone 2021, quando l’arcirivale Hamilton di fatto lo butta fuori in curva, mandandolo a velocità stellare contro le barriere, causandone per precauzione il ricovero in ospedale, per controlli. Lì delle due l’una: o ti calmi o rispondi a tono. Max, claro que sì, mastica amaro e si prepara a rispondere, altro che a tono, con quell’ambientino pacifista che lo consiglia, formato da padre Jos e dal vescovo guerriero Helmut Marko. Aspetta qualche Gp e poi a Monza, alla prima scusa, tira addosso alla Mercedes e con una ruota sfiora il casco di Lewis, quasi a dirgli - volontariamente o meno, ma fatto sta che non s’è detto mai pentito o spaventato -: “Vedi cosa succede a chi non mi rispetta?”. Gara out per entrambi e palla al centro.

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