GP Bahrain: i 5 temi del fine settimana

GP Bahrain: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Un inizio duro per la Ferrari, impotente di fronte ad una Red Bull apparsa perfetta; gode Alonso con una Aston rivoluzionata e scappata da un midfield mai così compatto

06.03.2023 ( Aggiornata il 06.03.2023 12:10 )

Inizio shock

In una squadra talmente pragmatica da rinunciare alla caccia alla pole a costo di salvare un set di soft nuovo, bisogna ripartire dal pragmatismo. E allora, eccolo qui il bilancio: 12 punti. I quali vogliono dire tutto e niente, all'alba di un nuovo mondiale. Perdere punti all'inizio non fa piacere, ma non è nemmeno un dramma: basti guardare il campione del mondo dell'anno scorso, partito con due ritiri in tre gare ma poi dominatore in carrozza. Il dramma, semmai, è riscoprirsi così lontani in termini di prestazioni e oltretutto fragili.

Al box Ferrari non si aspettavano, domenica mattina, di dover sostituire centralina e batteria per poi non finire nemmeno la gara con Leclerc. Problemi inattesi e mai avuti prima nei test, da qui la preoccupazione. Vasseur, che è stato il primo a parlare di “shock”, ha subito detto che ora come ora la priorità è l'affidabilità. Nel breve termine deve essere per forza così, perché l'idea di questa Ferrari sembra chiara: la SF-23 è un progetto acerbo che ancora non ha trovato un bilanciamento di base ottimale sul quale costruire, per cui al momento ciò che conta di più è limitare i danni in attesa che arrivino gli sviluppi a controbattere l'attuale strapotere della Red Bull. Non è finita, non può essere finita dopo solo una gara: questo deve tenerlo a mente il più ottimista dei tifosi Red Bull e il più pessimista di quelli Ferrari. Macchina acerba non significa necessariamente macchina da batture: ci sono sempre state le “dive” complicate da mettere a posto, vetture magari sulle quali è più complicato lavorare e tirare fuori prestazione, ma che se entrano nella finestra giusta poi possono mettersi ad andare forte. Non sappiamo se sarà il caso di questa Ferrari, e non sappiamo nemmeno se basterà contro questa Red Bull partita in modo magistrale. Ma è anche inutile, alla bandiera a scacchi del Bahrain, parlare di resa.

Bisogna parlare di cosa ha funzionato e cosa no. Bene è andata in qualifica, con Leclerc vicinissimo a Verstappen (0”103) dopo il primo tentativo del Q3. La rinuncia al secondo tentativo è probabilmente l'atto che rompe le abitudini della vecchia gestione (di cui questa macchina è figlia): si è deciso, probabilmente per la prima volta, di non mettersi alla caccia di una pole position che al box si sa di non poter difendere. Meglio il briciolo di aderenza extra al via, meglio quel giro in più con la soft piuttosto che una pole buona solo per le statistiche. E' un cambio di filosofia da registrare, volenti o nolenti.

Poi comincia la lista di ciò che non ha funzionato, e purtroppo è più lunga. L'affidabilità, ma anche il passo gara. Manca prestazione ma manca soprattutto la gestione della gomma, che ovviamente inficia sulla prestazione. La Ferrari ha lavorato talmente tanto sulla C3 che, a sorpresa, si è ritrovata più in difficoltà con la mescola dura (la C1) piuttosto che con la morbida che tanti problemi aveva dato nei test. Segno che la coperta è corta, che questa macchina ancora non la si conosce bene e che in generale questa SF-23 non è assolutamente dove voleva essere alla vigilia del mondiale. Forse è una macchina che è più di una semplice evoluzione e che ha bisogno di tempo: e da questo punto di vista valgono i discorsi fatti in precedenza. Fa male, quello sì, ritrovarsi dietro alla Aston Martin e appena davanti, a fatica, alla prima delle Mercedes. L'inizio, questo si può dire, è stato uno shock.

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