Russell: mister 63 è la vera sorpresa del mondiale!

Russell: mister 63 è la vera sorpresa del mondiale!© Getty Images
L'inglese della Mercedes, secondo in Bahrain, è tra i top driver più maturi ed efficaci di questo campionato

14.04.2025 15:02

Il solo che prova davvero a rompere le corna alle McLaren? Be’, è George Russell. Mister 63 non è mica un tipo vistoso. E nell’era iperconnessa e supermediatica, in cui l’immagine, l’esserci, l’impallare gli altri è praticamente tutto, uno come George Russell non spacca, non buca, non deflagra sullo schermo. A dirla tutta, neanche vuol farlo, perché lui, ed è questa la cosa davvero interessante, non ha il minimo interesse ad apparire. Non ci sta a occupare il centro dell’attenzione per il puro gusto di soddisfare l’egomostro che alligna più o meno latente in qualsiasi campione del volante. Perché è uno che bada solo all’essere.

Ha ventisette anni, corre in F.1 dal 2019, ha disputato 132 Gp e ne ha vinti tre.

Tutto qui. Neanche il suo palmarés nella massima formula è appariscente, in fondo.

George Russell, quarto di nobiltà

Però in questo momento, perfino al di là dei punti in classifica e del posizionamento nella graduatoria generale, è buon quarto a soli 14 punti dal fragile leader Norris: per certi versi George Russell è l’uomo del momento. Quello più fortificato, negli anni. E pure il più in forma e il più efficace e cresciuto.

Dall’inizio del mondiale a oggi non ha sbagliato praticamente niente. Né in qualifica né in gara. Un martello vero. Mostruoso esempio di ottimizzazione delle risorse.

In qualifica l’ultima monoposto nata in casa di Toto Wolff a volte sorprende, ma la sensazione è che ciò avvenga soprattutto grazie al colpo di reni di George. In gara la Mercedes W16 è da podio e lui va a podio, mettendoci tanto, tantissimo del suo. Punto.

La consistenza di George

Si chiama consistenza. Ed è la capacità di tenersi fuori dai casini, in corsa e nella vita. Quando hai davanti un volante o un microfono, che in F.1 sono gli eccipienti e gli eccitanti più pericolosi.

George Russell è uno quasi del tutto alieno alla sbavatura. Non è mai trafelato, scomposto, impiccato. Va forte sempre e ovunque. Se piove, se c’è caldo, se fa freddo, in qualifica, in gara. Ha un uso dei media sottotraccia ma non per questo dialetticamente afono.

Verstappen sfotte quelli della McLaren dicendo che se l’avesse lui, l’Arancia Meccanica, di tutti gli avversari farebbe una spremuta. Ciò facendo dimentica che per tre anni e mezzo ha avuto a disposizione la vettura top class a lui gentilmente offerta dal supergenio Adrian Newey, senza che per questo mai nessuno lo prendesse in giro.

Certo, adesso i due McLaren boyz hanno la MCL39 che rende quasi facile l’impossibile, ma a ben guardare, considerando che quando la Ferrari ha vinto non ha rubato nulla, be’, George è riuscito a fare centro proprio nel periodo sfigato in cui la Mercedes, dopo il 2021, ha sbagliato una macchina dopo l’altra, da “zero pod” in poi.

Poi certo, lo scorso anno una volta s’è trovato una vittoria regalata, in Austria, con Max e Lando spreconi e accapigliati, in un’altra occasione, vedi Spa, gli hanno tolto l’alloro nel post-corsa per colpe non sue, però complessivamente George è uno da squadriglia degli assi neri, quelli che in volo, a bordo di un F14, hanno cento bersagli in pezzi su altrettanti colpi sparati.

Occhio, non è un taciturno e un freddo come Piastri. Russell ha gli occhi che brillano e il sorriso che divampa. È bello, alto e snello. Vanta una sottile ironia, ma laterale, mai frontale. Dialetticamente non è aggressivo, incontrista, abrasivo. Ha una visione contenutistica e mai formalista. Nel 2020 proprio in Bahrain, al penultimo Gp del mondiale, sostituì Hamilton, già iridato per la settima volta, che aveva contratto il Covid.

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