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Shanghai, pista completa, aiuterà a chiarire ed eventalmente quantificare il vantaggio della McLaren, parsa un passo avanti anche in tema di gestione delle gomme: tra format sprint e tracciato differente, la Ferrari cerca risposte
19 mar 2025
Ma com’è possibile? Se lo saranno chiesto in tanti, tra quelli che hanno puntato la sveglia prima dell’alba, attendendo una riscossa post-qualifica che non c’è stata. Se lo staranno chiedendo in tanti, pure all’interno della Ferrari. Ma com’è possibile, terminare il 2024 prestazionalmente al fianco della McLaren e poi prendere uno schiaffo del genere alla prima gara 2025? Beh, possibile è possibile, perché lo dice la realtà. Il “come” sia possibile, invece, è l'oggetto del contendere.
E’ passata solo una gara, il 2024 insegna che le cose possono cambiare in fretta e allora non è ancora il tempo delle condanne. E non è nemmeno il tempo delle ultime spiagge, se qualcuno dopo Melbourne se lo stesse chiedendo. E' il tempo, questo, di dimostrare che la Rossa "australiana" è stata troppo brutta per essere vera. Ci sono motivi per pensarlo, ma senza neanche farsi troppe illusioni: la McLaren è una macchina completa, che a Shanghai, per quanto fatto vedere all'Albert Park, potrebbe andare pure meglio. Quello cinese è un tracciato completo, tra curve lente, veloci, frenate e rettilinei: sicuramente più rappresentativo di Melbourne, che comunque nella sua versione aggiornata qualche indizio sa darlo. L'efficienza aerodinamica, ad esempio: da questo punto di vista, la McLaren è cresciuta e pure la Red Bull pare aver compiuto miglioramenti.
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E qui arriviamo al punto: almeno in questa fase del campionato, siamo di fronte ad una poltrona per tre? Già così la domanda è forzata, perché dà per scontato quello che scontato non dovrebbe essere mai: i salti mortali che fa un pilota per dare filo da torcere a chi ha, in maniera ben evidente, un mezzo superiore. E’ il caso di Max Verstappen, quasi eroico nel mollare la McLaren di Norris solo all’ultimo giro, sfiorando quella che sarebbe stata un’impresa. Il terzo, invece, dovrebbe essere Oscar Piastri, colpito pure lui dalla “maledizione” degli Aussie: nessun australiano è mai stato in grado di vincere il GP Australia. Mettendo da parte la cabale e le eventuali macumbe, è chiaro che i tre piloti precedentemente menzionati abbiano fatto gara a parte a Melbourne. Se sono stati tutti e tre in lizza per la vittoria, è per il talento naturale di Max e per le circostanze: perché dopo il suo errore al giro 17, quando Max ha ceduto momentaneamente il 2° posto a Piastri, neanche per l’olandese sembrava esserci più storia. Nei giri successivi ha rimediato circa 1” al giro mentre le McLaren volavano: evidentemente Max stava pagando il conto di una Red Bull meno carica aerodinamicamente e meno performante in generale, che aveva chiesto molto di più alle gomme pur di restare dietro alle MCL39. Le quali, tra errori dei piloti e circostanze, stavano per riuscire nell’impresa pure di perderla questa gara: esente il team da errori strategici, le sbavature sono state tutte dei piloti, con la duplice uscita al momento del ritorno della pioggia e della sbavatura finale di Norris, che ha giocato col fuoco dando a Max la possibilità di prendere il Drs negli ultimi passaggi. In una gara “normale”, sarebbe stata una poltrona per due: Norris e Piastri.
Verstappen era lì per il talento, non per la macchina: la RB21, Lawson insegna, per ora è tale e quale alla RB20, ovvero una macchina sì potenzialmente veloce, ma dannatamente difficile da portare al limite. La MCL39, invece, pare di un’altra pasta: veloce in ogni sessione, in ogni condizioni e su ogni mescola. Un progetto, dunque, completo: e si è visto nell’unico spicchio di gara vera che si è avuta, quello tra il giro 8 ed il giro 33. Non ce n’era per nessuno, se non per Norris e Piastri. Cosa rende speciale questa McLaren? Niente di troppo particolare, a dire la verità, perché non c’è una soluzione segreta: è l’ottimizzazione ben riuscita di un progetto già buono (la MCL38) al quale a Woking sono riusciti ad aggiungere carico “efficiente”: ovvero, il carico verticale in termini assoluti è stato aumentato, ma di pari passo è elevatissima pure l’efficienza aerodinamica (rapporto tra carico e resistenza), ed a tutto ciò si è giunti senza incappare in effetti collaterali nel processo di sviluppo.
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Ma quindi la McLaren può monopolizzare la stagione? Rispondere "sì" vorrebbe dire essere troppo pessimisti... per gli altri. Diciamo però che ha la concreta possibilità di mettere insieme parecchi punti di vantaggio, se le prestazioni si confermeranno queste. Perché con cinque GP in sei fine settimana, può approfittare di questo stato di forma per mettere fieno in cascina. La riprova verrà data dalla Cina, e soprattutto da cosa emergerà in seguito all'inasprimento delle verifiche statiche, con la FIA che ha deciso di limitare ulteriormente i possibili effetti del "mini Drs" degli alettoni posteriori in rettilineo. Visto come McLaren è una delle più indiziate, è qualcosa da tenere assolutamente sotto controllo. Va da sé però che la forza McLaren non la si può vincolare solo all'aeroelasticità delle sue ali: a Melbourne si è visto un passo gara straordinario dovuto ad un'ottima gestione delle gomme. In Cina, su una pista molto severa sul fronte dei pneumatici, anche quello sarà un aspetto da tenere in considerazione per quantificare il vantaggio di cui può permettersi di disporre oggi il team di Woking.
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