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Statunitensi da record come presenze di piloti in F1

È il primato più strano e paradossale della storia: ecco il perché

Statunitensi da record come presenze di piloti in F1

Mario DonniniMario Donnini

18 nov 2023

Mentre il Circus cerca una sua identità a Las Vegas, provando ancora una volta ad avvicinarsi all’America, se c’è un record che spetta agli Stati Uniti in F1, è quello strano, stranissimo e quasi paradossale del numero di piloti complessivamente im piegati nel mondiale.

La statistica

Infatti per far tornare gli statunitensi nei GP del Dopoguerra il primo e unico escamotage fu quello di ritenere valida per il mondiale la Indy 500, assegnando regolare punteggio alla corsa inserita nel calendario fin dalla prima edizione del mondiale.

Ecco, attenzione, proprio questo porta alla contraddizione e alla strana realtà di cui sopra. Perché ogni anno a Indy partono 33 piloti, in quel periodo di regola tutti statunitensi. L’eccezione più clamorosa è quella di Alberto “Ciccio” Ascari, che nel 1952 tenta l’avventura della 500 Miglia con la Ferrari ufficiale, riesce a qualificarsi ma poi in gara è ben presto costretto al ritiro per un guaio meccanico. Tutto qui. Di altre rilevanti contaminazioni tra i due mondi, per il momento, neanche l’ombra... Così a fronte del fatto che solo due, Phil Hill e Mario Andrertti, sono gli iridati Usa in F1 ben 156 sono i piloti ad aver preso il via ad almeno una gara iridata, dieci in più degli inglesi e oltre quaranta in più degli italiani, oggi ormai tristemente assenti... Magari non sarà granché ma quello della quantità è il primato più importante che gli statunitensi a oggi possono vantare e forse non se ne sono mai neanche accorti...

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