GP Gran Bretagna: i 5 temi del fine settimana

GP Gran Bretagna: i 5 temi del fine settimana© @RedBullRacing

E' una F1 dove i valori cambiano di domenica in domenica, questa, ma non quelli del più veloce, con Max Verstappen di nuovo vincitore e la Red Bull all'11° affermazione consecutiva

10.07.2023 ( Aggiornata il 10.07.2023 11:24 )

Troppa prudenza, poca velocità

No, la SF-23 non sarà mai un cigno. Non ci voleva Silverstone per intuirlo, ma adesso la paura è che resti anatroccolo per sempre. Cigno non lo sarebbe stata mai, ma dopo Canada e Austria, dove si era visto qualche timido segnale di ripresa, la speranza di non dover stare solo a guardare su determinate tipologie di circuiti si era fatta avanti, inutile negarlo. Questo senza tralasciare il fatto che se una vettura nasce con certe carenze, difficilmente è in grado di ribaltarle nello spazio di pochi mesi.

Se a Silverstone avesse corso la SF-23 del Bahrain, sarebbe stata una Caporetto, ben peggiore di quella che è andata in scena in questo fine settimana. Un weekend che ha confermato quali siano le carenze di una vettura che rispetto a qualche anno ha perso carico per guadagnare in allungo, una scelta non proprio convincente quando si tratta di andare a sfornare una macchina che nasce, sulla carta, con l'ambizione di vincere mondiali o quantomeno provarci.

Separiamo per un attimo prestazione, risultato e strategia. Anzi, stacchiamo solo la prima, la prestazione. Bruttina sì, ma tutto sommato in linea con quanto ci si potesse aspettare. Chi si aspettava una Rossa veloce come in Canada o in Austria, semplicemente, si era illuso. Silverstone non è Montréal e nemmeno Spielberg: è diversa ed aveva tante di quelle curve indigeste alla Rossa del 2023. Non basta una beam wing per risolvere difetti congeniti, e da questo punto di vista il Cavallino ha fatto il possibile cercando di tirare fuori il meglio da una vettura che ad inizio anno si ritrovava spesso sbilanciata dal punto di vista aerodinamico. La SF-23, in Inghilterra, non valeva la Mercedes (e nemmeno la McLaren, che però ha sorpreso tutti quanti, sé stessa compresa), ma questo non è un dramma per due vetture che rendono agli antipodi. Essere rimasti a lungo in lotta in pista, da un certo punto di vista, è positivo.

Ma allora perché la Ferrari ha lasciato il Northamptonshire con il sesto bottino della griglia, meno anche della Williams? Perché è subentrato l'altro fattore, la strategia, che ha poi definito il terzo, il risultato. Per bocca dello stesso Vasseur, in Ferrari ha regnato la prudenza. Siccome Sainz al venerdì aveva accusato troppo degrado con la soft (e con Leclerc ko i suoi erano gli uniti riferimenti disponibili), si è pensato che il degrado fosse generalizzato su tutti i tipi di mescole. Ed è stato un errore per più motivi: primo perché il fatto che ci fosse degrado con la soft non voleva necessariamente dire che ci fosse anche con la hard e la media, secondo perché le temperature della domenica erano molto più basse di quelle del venerdì. Tutto ciò, con gli assetti ottimizzati nonostante una pioggia che ha più volte lavato la pista togliendo la gommatura, ha fatto sì che in gara le gomme tenessero bene. Lo facevano anche sulla Ferrari, che però non si è fidata nemmeno di sé stessa: ecco spiegato il pit-stop di Leclerc al giro 18. La safety car ha poi complicato ulteriormente il quadro, e da 4° e 6° che erano prima dei pit-stop le Rosse hanno concluso nelle due posizioni più basse della zona punti.

Qui però torna in ballo la prestazione. Stavolta non era questione di degrado, stavolta era questione di potenziale. Potenziale che non c'era. Nei primi GP, Vasseur aveva difeso a lungo l'idea del “potenziale che c'è, ma che non riusciamo ad esprimere in gara”, proprio perché la SF-23 mangiava le gomme. A Silverstone invece no: il degrado era contenuto, ma la Rossa era semplicemente poco veloce. Un po' la prudenza, un po' la poca velocità, ed ecco che Leclerc e Sainz hanno potuto fare poco. Charles, in particolare, ha chiesto la sosta con la VSC perché con la dura proprio non si trovava, e avrebbe rischiato di fare come Sainz, ovvero restare in pista con la dura per poi essere passato comunque. Alla fine, non è cambiato granché: da settimo (Sainz) e decimo (Leclerc) che erano, Carlos ha perso posizioni tutte nello stesso momento, Charles invece non è stato capace nemmeno di attaccare Albon. Questa è la cosa più grave, anche più della strategia.

La SF-23, lo abbiamo detto, non sarà mai un cigno. Soprattutto in una F1 dove variazioni anche minime possono avere impatti non trascurabili. Lo insegnando Williams e McLaren, per fare due esempi illustri. A Budapest, tra due settimane, la SF-23 proverà a fare di nuovo meglio. A patto che prestazioni e prudenza vadano di pari passo.

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