GP Spagna: i 5 temi del fine settimana

GP Spagna: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

La Red Bull è sì imprendibile, ma solo nelle mani di un Verstappen che raggiunge quota 40 vittorie; delude la Aston Martin, sorprende la Mercedes, mentre la situazione Ferrari sembra senza via d'uscita

05.06.2023 ( Aggiornata il 05.06.2023 12:37 )

La Ferrari di Sisifo

E la Ferrari non capì mai. S'illuse d'aver capito poco meno di 15 mesi fa, all'alba di un mondiale che sembrava nato sotto la stella giusta, e che sembrava propizio per mettere fine al grande digiuno. Quel digiuno che andrà avanti ancora per un bel po', facciamo fine 2024 nella più grandiosa (ma molto ottimistica) delle ipotesi. Questo dice la realtà dei fatti, brutale e sincera anche dopo un Gran Premio di Spagna che lascia più ferite di quanto non siano state le cure (sulla macchina).

Questa è un po' la Ferrari di Sisifo. Quella Ferrari che comincia a risalire, che comincia a portare il masso sempre più vicino alla cima della montagna prima che il masso ricada giù, alla base del monte, per poi dover ricominciare tutto da capo. La condanna di Sisifo Zeus ha voluto fosse eterna, per la Ferrari arriverà prima o poi il momento di terminare la grande carestia ma non è questo il giorno. Da quando la Rossa ha smesso di vincere, proprio come Sisifo si è avvicinata più volte al sogno iridato prima di ricedere giù: dopo i due titoli sfiorati con Alonso (2010 e 2012) si è tornati indietro con l'annus horribilis del 2014, poi nell'era Vettel si è ripartiti con due annate illusorie (2017 e 2018) prima di ricadere verticalmente nel baratro, con un 2020 capace di far rivalutare il 2014. E quindi oggi, dopo il perentorio inizio di campionato del 2022, ecco una SF-23 a distruggere qualunque tipo di ambizione per il 2023. In meno di 15 anni, sono già tre volte che il Cavallino Rampante pensa di aver imboccato il viatico giusto prima di compiere paurosi passi indietro. Proprio come per Sisifo, è un'agonia che sembra non avere fine.

Si era tanto parlato degli aggiornamenti, prima del Montmelò. Così come si era parlato tanto di questa macchina, commettendo un grande errore di comunicazione: se dici a luglio 2022 che il grosso delle risorse è già spostato sul progetto 2023 (ma sarà stato vero?), se nell'inverno parli di una macchina che “non avrà precedenti in termini di velocità”, è chiaro che se poi alla riprova dei fatti la situazione è questa non può che nascere lo sgomento tra i tifosi. Ma non solo tra loro, pure tra i piloti: e le parole di Charles Leclerc, nel dopo gara, erano purtroppo la conferma di una squadra che non ha idea di come risolvere il problema.

Si dirà: perché Mercedes porta gli aggiornamenti e va benone, mentre Ferrari li porta ma arranca come prima? Prendendo per buono quello che hanno detto i membri delle squadre, a quanto pare Mercedes la versione aggiornata della W14 ha cominciato a studiarla da un po', prima del debutto stagionale. Pur arrivando nelle settimane degli aggiornamenti Ferrari, in realtà il nuovo pacchetto era già molto più avanti rispetto a quello di Maranello, che invece, lo ricordiamo, ha partorito un pacchetto di sviluppi (largamente programmato, sia chiaro) basato sulle indicazioni della SF-23 mai del tutto chiare. I macro aggiornamenti vengono partoriti ovviamente con largo anticipo, vengono impostati già nell'inverno: ma a questi si aggiungono le indicazioni delle prime gare, gare che nel caso della Ferrari non sono riuscite a chiarire in maniera inequivocabile i mali di una SF-23 così altalenante non solo tra sabato e domenica, ma a volte anche all'interno dello stesso GP. I pezzi nuovi portati sulla Rossa non erano alla cieca, ma di certo sono stati applicati su una macchina ancora per lunghi tratti indecifrabile: ecco perché si continua a far fatica. Poi ci sarà il tempo della comprensione del nuovo pacchetto, che magari può sbloccare ulteriore potenziale, ma di certo non si è trattato, e non si tratterà, di aggiornamenti capaci di risolvere ogni male.

Il primo obiettivo dei tecnici era e resta quello di stabilizzare il comportamento della vettura, allargare la “finestra” di utilizzo e rendere la SF-23 molto meno sensibile alla minima variazione. Basti guardare la qualifica, con Sainz in prima fila e Leclerc in ultima: ci sarà stato pure merito del pilota, ma era evidente che qualcosa non andasse sulla macchina numero 16. In gara poi, oltre ad un degrado più marcato rispetto agli altri, c'è stato anche un passo non all'altezza: se questa Ferrari vuole essere costante nei tempi, deve per forza di cose adagiarsi su un ritmo molto meno sostenuto rispetto alla diretta concorrenza. A questa macchina manca carico aerodinamico in assoluto e probabilmente il carico che ha non è nemmeno distribuito nella maniera migliore: il sospetto nasce dal fatto che a Barcellona il Cavallino non ha utilizzato l'ala da massimo carico, forse proprio perché con troppo carico al posteriore la vettura sarebbe stata sbilanciata, provocando un sottosterzo piuttosto marcato. In termini di prestazione la media in gara è facile: circa 7 decimi al giro rimediati da Sainz rispetto a Verstappen, tre decimi abbondanti il ritardo su Hamilton. E lasciando da parte Max, preoccupa il ritardo da Mercedes. E sarà anche vero che Carlitos è arrivato davanti alle due Aston Martin, ma alla fine la Rossa ha fatto meno punti della scuderia di Stroll senior.

In questo momento è la macchina il grande problema Ferrari. Ci sono poi altri elementi, gravi, di contorno, come una squadra ancora rivedibile nella collaborazione tra muretto ed abitacolo: nell'ultimo stint Xavi Marcos chiama Leclerc per l'ultima sosta per mettere la hard, Charles chiede la soft, dal muretto confermano la sosta ma poi gli montano le hard, senza ascoltare il pilota. Anche elementi del genere sono il sintomo di una squadra che per il momento non funziona, inutile dire il contrario. Ma il grande male è, e resta, la macchina: al muretto si deve fare certamente meglio, ma con una SF-23 così diventa tutto più difficile. Altrimenti, Sisifo non sarà più tanto solo.

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