GP Ungheria: i 5 temi del fine settimana

GP Ungheria: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Il colpaccio di Verstappen sa tanto di mazzata decisiva al mondiale, al termine di una gara in cui la Ferrari ha sbagliato tutto, chiudendo nel peggiore dei modi un mese di luglio che ha voluto dire tanto in chiave iridata

01.08.2022 ( Aggiornata il 01.08.2022 11:34 )

Basta sognare

Basta illusioni. Basta aritmetica, calcoli da rimonta e speranze iridate. Basta perché adesso, ad agosto, non serve più. Dal Belgio in poi, c'è da scommetterci, “ci concentreremo gara per gara”. Sarebbe strano il contrario: correre adesso facendo i calcoli sarebbe controproducente, meglio gareggiare liberi dai numeri della classifica. Una classifica che a questo punto è anche inutile guardarla, meglio andare in pista con la testa libera. Potrebbe aiutare anche questo, viste come sono andate ieri le cose: perché l'errore di mettere gomma dura, è stato frutto della volontà, frettolosa, di “tappare” subito la strategia di Max. Era il giro numero 38 e la Red Bull, con grande astuzia, ha chiamato ai box Verstappen rompendo l'equilibrio della gara. Russell e la Ferrari, con Leclerc, hanno agito di conseguenza: solo che Charles non aveva gomme medie nuove a disposizione, da qui l'obbligo di montare una mescola dura che, si era già visto sulle Alpine, non andava; per mettere la morbida invece era troppo presto, sarebbero serviti almeno 10 giri in più per avere la garanzia di arrivare fino in fondo.

Mattia Binotto ha puntato il dito sulla prestazione, ancor prima della strategia. E può starci, dal suo punto di vista: la prestazione è mancata perché se Max, che partiva in quinta fila, dopo poco meno di 40 giri aveva solamente 7”5 di ritardo, allora è vero che un po' di velocità è mancata, come confermato poi dal duello ad armi pari tra Hamilton e Sainz, con Lewis a mangiare letteralmente lo spagnolo a parità di gomme nel finale. Se però Charles, dopo due stint come gomma media era davanti, allora vuol dire che non è tutta colpa della prestazione. Al massimo si può dire che la F1-75 non stava funzionando come sperato, non che non abbia funzionato affatto. E queste sono due cose molto diverse.

Sul perché la Rossa abbia fatto fatica su una pista che pareva disegnata apposta per lei, rovinando un fine settimana che dopo le libere 2 prometteva di essere trionfale, si può dare una spiegazione spicciola. In primis, le temperature: secondo i dati del sito ufficiale della F1, c'erano 50° C di pista nelle FP1, 49° C nelle FP2, 32° C al momento del Q3 e solamente 27° C negli istanti della partenza. Un evidente crollo di temperatura che altrettanto evidentemente la Ferrari non è stata in grado di interpretare: qui contano le simulazioni, i modelli matematici che vengono fatti con i dati a disposizione. Quelli in mano del Cavallino, come per tutti, erano i dati del venerdì: per quanto differenti, è su quelli che le squadre hanno tarato le proiezioni verso sabato e domenica. Quando è così, è sempre un'incognita, e ci sta che qualcuno possa aver interpretato certe condizioni meglio di altri.

Ciò che non ci sta, invece, è quella scelta della gomma dura. Dannosa da autolesionisti. La Pirelli per prima aveva detto che la C2, la hard, non sarebbe stata una gomma da gara; e c'erano già i riferimenti delle due Alpine, di Zhou e di Schumacher. Forse al muretto si è pensato che sulla F1-75 quelle gomme si sarebbero comportate in maniera diversa, in maniera migliore: eppure, è noto che la F1-75 sia una macchina cha fa un po' di fatica a mandare subito in temperatura le coperture. Ed infatti, in due giri Leclerc si è bruciato 7”5 di vantaggio (sì, avete letto bene) su Max: Verstappen è entrato ai box al termine del 38° giro, quando aveva sette secondi e mezzo circa di ritardo da Charles; due tornate dopo, in fondo al rettilineo, il primo sorpasso. Fanno 7”5 dilapidati, e tutti di prestazione: di questo margine solamente 6 decimi se ne sono andati per la maggior rapidità degli uomini Red Bull al pit-stop, tutti gli altri Max li ha guadagnati in pista. Un giro di undercut (media nuova contro media usata) ed un giro d'uscita infernale per Charles, che con la hard ha fatto una fatica bestiale a rimanere in pista.

Risulta chiaro che chiamare Leclerc a coprire Verstappen sia stata una scelta molto poco ragionata e molto istintiva, dando importanza ad una track position che in Ungheria storicamente è stata molto importante, ma che non lo è stata con questa nuova generazione di vetture, a maggior ragione con così tante differenze prestazionali tra gomme che funzionavano e gomme che non funzionavano. La strategia giusta è stata quella di Sainz, o meglio ancora quella di Hamilton: Lewis non ha dato assolutamente importanza ai rivali in pista, è andato fino in fondo rispettando in pieno la tabella Mercedes ed il finale gli ha dato ragione, tanto che non solo ha passato Sainz ma pure Russell. Tra George e Lewis, al momento della seconda sosta di Russell, ballavano oltre 7”, ma alla fine Lewis ha chiuso davanti di 4”5: segno di come dilazionare prima e seconda sosta per massimizzare il terzo stint, quello con la soft, fosse la mossa vincente per chi come Hammer scattava con gomma media.

Il tutti bravi con il senno di poi, regna anche in questo caso. Ma il rimpianto, in casa Ferrari, è che stavolta forse non importava nemmeno arrivarci, al senno di poi, perché la situazione era già lampante in gara.

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