Formula 1 Belgio: la Ferrari non ha vinto ma convinto

Formula 1 Belgio: la Ferrari non ha vinto ma convinto©  sutton-images.com

L'analisi del duello Vettel-Hamilton a Spa e del momento chiave di tutto il gran premio: la safety car e la diversa strategia scelta da Mercedes e Ferrari

Alberto Sabbatini

27.08.2017 18:46

La Ferrari che arrivava a Spa col timore di prendere una bella batosta dalla Mercedes esce dal circuito belga più rinfrancata che mai. Non ha vinto, ma ha convinto. Anzi, forse la rossa n.5, se fosse partita in testa alla corsa, avrebbe dominato il Gran Premio perché nel suo passo-gara Vettel si è dimostrato superiore a tutti. Per tutti i 44 giri di corsa è sempre rimasto in scia alla Mercedes. Un distacco quella fra Hamilton e Vettel che non è mai raggiunto i 2 secondi, se non nell’ultimo giro quando Seb ha capito che era finita e s’è arreso.

Eppure, anche se sulla carta sembrava altrettanto veloce quanto Hamilton o forse di più, il sorpasso non è mai avvenuto. Perché? Non ho realmente avuto una possibilità di sorpasso; forse mezza soltanto: alla ripartenza dopo la safety car”, ha spiegato Vettel. 

Quel 33° giro incriminato con la ripartenza dalla safety car è stato la chiave della corsa: visto che c’era la neutralizzazione tutti si sono fermati a cambiare gomme e la Ferrari ha giocato la carta dell’azzardo: di nuovo le ultrasoft viola mentre la Mercedes ha montato a Hamilton un nuovo set di soft, quella gialle. Strana scelta quella dei tedeschi, con la mescola più conservativa quando si profilava un gara-sprint di 10 giri dove conta avere tanto grip sugli pneumatici e chi se ne frega del degrado, tanto i giri rimasti sono pochi.

La spiegazione è che la Mercedes è meno “gentile” sulle gomme della Ferrari, e non ha voluto rischiare le viola, per di più usate, per i 100 km rimasti (nel primo stint col pieno sono andate in crisi dopo 85 km) col rischio di trovarsi indifesa nei chilometri decisivi. Mentre le gomme gialle sono da sempre il compromesso migliore per la lunga monoposto tedesca, quelle con cui la W08 rende al meglio alla distanza.

Ma una scelta del genere, una gara-sprint con le soft contro un avversario tenace come Vettel con le ultrasoft, è un bel rischio. Significa affidarsi quasi esclusivamente alla grinta e alla determinazione del pilota. Che Hamilton sia un velocista nato non c’è dubbio, ma che abbia sempre il sangue freddo per controllare le situazioni più difficili e non si faccia condizionare dagli imprevisti, questo non era tanto scontato. Alla fine però Lewis c’è riuscito mentre il suo compagno Bottas è stato infilzato da Ricciardo e Raikkonen con la stessa facilità di un coltello che penetra una mozzarella scaduta. Questo per dire quanto Hamilton sia stato invece tenace e ostico nella sua difesa.

La ripartenza di Hamilton andrebbe pubblicata nei manuali di guida F1. È stata il momento decisivo in cui Lewis ha legittimato la vittoria. Era l’istante migliore in cui Vettel avrebbe potuto sfruttare il vantaggio delle sue gomme ultrasoft.Noi con la Mercedes facciamo più fatica a riscaldare le soft - ha spiegato poi Bottas - mentre chi utilizza le ultrasoft riesce a farle funzionare subito”. Una gomma che “non funziona”, per dirla alla Bottas, non solo pattina di più in accelerazione e quindi ti fa scivolare in uscita di curva impedendoti di schizzare via in grande velocità, ma oltretutto tiene meno in frenata e fa slittare leggermente l’avantreno in frenata. È quello che è successo, impercettibilmente a Hamilton nella esse finale e poi alla Source.

Per quanto Lewis abbia sorpreso Vettel nella ripartenza accelerando prima di lui quando la safety car si è tolta di mezzo, le soft della sua W08 ancora fredde non hanno scaricato bene a terra i mille cavalli della power unit Mercedes quando lui ha accelerato all’uscita della chicane al 34° giro per ricominciare la gara-sprint. Anche 500 metri dopo, alla frenata della Source, i suoi pneumatici non sono stati in grado di mordere bene l’asfalto come le ultrasoft di Vettel, quindi la sua W08 ha slittato leggermente. E in uscita di curva le posteriori hanno di nuovo pattinato un pizzico di troppo. Per cui Vettel è riuscito a arrivargli sotto anche al di là delle sue aspettative. Talmente sotto che il sorpasso nella discesa verso l’Eau Rouge sembrava possibile. Invece essere così vicino alla coda della Mercedes per Vettel si è rivelato uno svantaggio.

“Volevo tenermi vicino a Hamilton, ma mi sono trovato fin troppo vicino a lui all’uscita della Source (il rampino dopo il via, ndr) e ho dovuto alzare il piede dal gas. Così ho perso l’occasione”. Se ne è accorto anche Hamilton sorvegliando la Ferrari dallo specchietto: “Mi è andata bene – ha detto poi - se Vettel non avesse alzato il piede dal gas, poteva superarmi nella discesa verso Eau Rouge”.

Così Vettel si è riaccodato e ha percorso la difficile esse Eau Rouge-Radillon in scia alla Mercedes, muso contro coda; poi sfruttando la scia ha provato poi nel successivo rettifilo del Kemmel a spostarsi per tentare il sorpasso. E l’ha pure affiancato. Ma la velocità della Mercedes in quel punto era troppo elevata: Hamilton è transitato a 324 km/h e la Ferrari di Vettel, appena si è tolta dalla scia e ha ricevuto in faccia tutta l’aria senza protezione della scia, si è “plafonata” a 319 km/h. Per cui Seb non è riuscito a completare il sorpasso e scavalcare il rivale. Hamilton è rimasto all’interno e ha difeso la traiettoria e Vettel ha dovuto rassegnarsi a restare dietro.

“Dovessi riprovarci, forse proverei una manovra diversa per superarlo”, ha spiegato un po’ amaramente Vettel. Come però non lo sa bene neanche lui. Perché è vero che a Spa si supera facile, ma quando due macchine vanno praticamente uguali e una delle due è velocissima in rettifilo, anche sulla veloce pista belga diventa ostico trovare un varco.

Nei giri successivi Vettel ha provato a sfruttare la maggior aderenza delle gomme ultrasoft, girando su ritmi da qualifica (sempre fra 1’47” e 1’46” fino a stabilire al 40° passaggio il giro più veloce della gara in 1’46”577) ma Hamilton, con le soft in ottimo stato, ha risposto benissimo. Girando più o meno negli stessi tempi di Vettel. Un decimo più, un decimo meno. Il distacco fra di loro ha sempre oscillato fra 1”1 e 1”6, non scendendo mai però sotto il secondo. Il limite sotto il quale sarebbe scattato l’uso del Drs, l’unica arma che poteva consentire alla Ferrari di guadagnare quei 7-8 km/h di velocità massima in più per tentare l’attacco in scia alla Mercedes. Purtroppo Hamilton è sempre stato bravissimo a  difendersi nel secondo settore della pista, il più guidato, mantenendo il suo vantaggio appena sopra il secondo. Di pochi millesimi, ma quel che bastava per evitare la trappola del Drs.

L’ironia del GP Belgio è che la Ferrari aveva un passo-gara migliore della Mercedes (come confermato anche da Hamilton) proprio su una pista pro-Mercedes. In una sequenza di parecchi giri consecutivi Vettel sarebbe stato più veloce di Hamilton. Se paradossalmente il GP del Belgio si fosse disputato in solitario, come nelle tappe a cronometro di ciclismo o come le simulazioni del GP nei test, il tempo complessivo di gara di Vettel nei 44 giri sarebbe stato migliore di quello di Hamilton. Perché la consistenza del passo-gara della SF70H è superiore rispetto a quello della Mercedes. Ma un GP F1 si disputa ruota a ruota, uno contro l’altro, e non basta essere veloci su una sequenza di giri. Bisogna anche restare davanti o compiere il sorpasso. E Vettel, anche se costantemente alle spalle di Hamilton, non ha mai trovato alcun varco.

 


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