Caro Lewis, quel “trucco” si chiama semplicemente motore!

Caro Lewis, quel “trucco” si chiama semplicemente motore!© sutton-images.com 

La svolta prestazionale Ferrari sulle piste veloci sta nel duro lavoro svolto a Maranello per sfruttare i cavalli extra, quelli “elettrici” che provengono dai sistemi che recuperano l’energia e che vengono messi a frutto grazie ad una aerodinamica pensata per garantire velocità.

Alberto Sabbatini

27.08.2018 10:13

La parola “trucco” in italiano fa venire sempre in mente qualcosa di poco chiaro, di “furbetto”, a volte di illegale. E tanti hanno pensato che Hamilton si riferisse a qualcosa di losco quando a fine corsa, a caldo, al microfono di Martin Brundle che l’intervistava sul podio ha detto candidamente che: “La Ferrari deve avere qualche trucco sulla macchina” (per andare così forte in rettifilo, voleva dire). In realtà Hamilton era rimasto semplicemente basito per la facilità con cui Vettel lo avesse sverniciato in rettifilo al primo giro di corsa. Non alla fine del lungo rettifilo del Kemmel, dove è la scia aiuta a fare i sorpassi, ma molto prima: subito all’uscita del Raidillon. Dove per superare servono i cavalli. A meno che il pilota davanti non s’impaurisca e alzi il piede all’Eau Rouge. Cosa che ci sentiamo di negare che sia capitata ad Hamilton. Qualche ora dopo, quando ha compreso di aver esagerato perché tutti gli chiedevano se alludesse a qualcosa di illegale, Lewis è tornato sull’argomento gettando acqua sul fuoco. Spiegando che non si riferiva a niente di illecito. Aveva usato la parola “tricks” - in italiano “trucco” - semplicemente per indicare che la Ferrari possiede - secondo lui - qualcosa di speciale nel motore che le permette di generare una velocità elevatissima in rettifilo.

Secondo Hamilton, il V6 della SF71H a Spa riusciva a sviluppare più potenza del V6 Mercedes dalla curva 1 (il tornante dopo il via) all’Eau Rouge e quella potenza in più dava un vantaggio di velocità che Vettel si portava dietro per tutto il lungo rettifilo in salita. Lo stesso accadeva, secondo Hamilton, anche nel rettifilo di ritorno che va dal curvone di Blanchimont fino alla chicane del traguardo. Ma di cosa si trattava?

Hamilton ha ripetuto più volte che non stava alludendo alla presenza di un sistema illegale sulla Ferrari: “Non travisate le mie parole e non mettetemi in bocca la parola illegale perché non intendo dire questo. Dico solo che loro in certi momenti abilitano qualcosa sull’auto che riesce a generare più potenza di noi sui rettifili. Questo effetto si sente particolarmente sulle piste con lunghi rettilinei. Come si è visto a Spa, come succederà a Monza e come probabilmente vedremo anche in Messico”. Hamilton ha anche spiegato come da almeno tre o quattro gare si fosse accorto di questa superiorità di motore della Ferrari.

Impressione la sua che coincide con l’analisi di Toto Wolff, il quale sostiene che l’ultima volta in cui la Mercedes si è dimostrata superiore alla Rossa è stato a Silverstone (anche se poi a causa degli imprevisti lì vinse Vettel), mentre da metà luglio in poi, e cioé nei GP di Germania, Ungheria, e adesso Spa, i rapporti di forza si sono rovesciati. Con buona pace di Hamilton potremmo spiegare a Lewis che più che di “trucco” Ferrari, dovremmo parlare di lavoro. Anzi, del duro lavoro svolto a Maranello.

Hanno certo dato un forte contributo i nuovi motori Evo 3 montati per la prima volta in Belgio che hanno ampliato il gap prestazionale con la Mercedes giunta anch’essa alla versione 3. Ma visto che la supremazia motoristica Ferrari s’era palesata anche prima, stando a Wolff e Hamilton, vuol dire che il passo in avanti è dovuto a qualcos’altro. Fra cui c’è un diverso e più funzionale sistema per sfruttare i cavalli extra, quelli “elettrici” che provengono dai sistemi che recuperano l’energia per aumentare la “cavalleria” complessiva del motore. Non è un segreto che Maranello abbia lavorato a lungo per spremere più cavalli possibile dall’elettrico, cosa che in passato non riusciva a fare. In fondo la svolta prestazionale Ferrari sulle piste veloci non è altro che il frutto di un lavoro di affinamento iniziato esattamente dodici mesi fa. Proprio dopo la grave sconfitta di Monza.

Quel giorno la Ferrari realizzò amaramente che avere una monoposto imbattibile sui circuiti tortuosi, com’era la SF70H del 2017, si dimostra un grave handicap sulle piste veloci. Perché una monoposto a passo corto e con grandi pance e ampie prese d’aria per far raffreddare meglio il motore, com’era la SF70H, genera molta resistenza all’avanzamento. Cosa che la penalizza eccessivamente sui rettifili. Poiché la maggior parte dei GP invece si corre su circuiti caratterizzati da lunghi rettilinei, una macchina lenta sul dritto diventa troppo vulnerabile ed esposta ai sorpassi per poter puntare alla vittoria. Per questo il progetto 2018 si è basato soprattutto sull’obiettivo di migliorare la penetrazione aerodinamica. Rendere cioé la monoposto velocissima sul dritto. Recuperare drag, come si dice in gergo, senza perdere l’efficienza generale.

Da questi presupposti sono nate tutte le scelte tecniche che rendono la SF71H così originale: il passo più lungo, le pance sagomate, le prese d’aria dei radiatori molto piccole, persino gli specchietti retrovisori ventilati. Tanti dettagli grandi e piccoli disegnati così sulla SF71H con un unico scopo: fare in modo che la monoposto potesse utilizzare meno cavalli possibile per vincere la resistenza dell’aria all’avanzamento, in modo che il resto della potenza servisse a generare velocità. Tanti km l’ora.

Se leggiamo i dati delle velocità massime di Spa ne troviamo conferma. Parliamo di quelli delle qualifiche su asciutto (Q2), perché sono più indicativi dei rilevamenti della gara dove le scie deformano i risultati. Ebbene, i riscontri delle fotocellule dicono che a Spa, nel giro su pista asciutta, in tutti i punti-chiave – sulla linea del traguardo, alla speed trap e all’intermedio posto a Les Combes alla fine del lungo rettifilo in salita – le due Ferrari sono sempre state le più veloci di tutte. Alternandosi con la Force India, monoposto riconosciuta da tutti come velocissima sul dritto.

In dettaglio, sulla linea del traguardo le SF71H di Raikkonen e Vettel sono risultate le più veloci in assoluto transitando a 240,5 km/h e 239,4 km/h rispettivamente, davanti alle due Haas (toh, guarda caso altre due F1 motorizzate Ferrari...) mentre la Mercedes di Hamilton era lontana 5 km/h (235,9). Alla speed trap il più veloce era risultato ancora Vettel in 315,6 km/h mentre la W09 d Hamilton era distante 4 km/h (311,8). Infine nel punto più veloce della pista, Vettel con 335,6 km/h era dietro solo alla Force India di Perez di appena 0,1 km/h e davanti a Hamilton di 1km/h. Differenze lievi ma significative.

Da quanti anni le Ferrari non registravano le velocità più alte in assoluto sul dritto senza dover ricorrere ad assetti aerodinamici esasperati che penalizzavano poi le prestazioni sul giro complessivo? Con questi numeri e con la consapevolezza di avere quest’anno una monoposto davvero veloce in rettifilo, la Ferrari si prepara al GP di Monza. Dove le speciali caratteristiche del Tempio della Velocità sembrano stavolta fatte apposta per mettere le ali alla Rossa e non tarpargliele come l’anno scorso. L’obiettivo n.1 è recuperare a Hamilton i 17 punti di svantaggio in classifica attuali. Se le due Rosse riusciranno a sfruttare la velocità superiore per fare risultato, Vettel a Monza potrebbe limare a Hamilton altri 10 punti.


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