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Cosworth, la F1 inespressa

Strana spigolosa e del tutto originale nelle intuizioni, Robin Herd punta in alto con questa quattro ruote motrici che promette di essere la grande rivelazione della stagione 1969 ma poi, improvvisamente sparisce per sempre. Ecco il perché...

Cosworth, la F1 inespressa

Mario DonniniMario Donnini

26 mag 2020 (Aggiornato il 2 dic 2021 alle 16:43)

Cosworth: un nome, una garanzia

La Cosworth in realtà nasce nel 1958 quale società e fusione commerciale e di lettere cognomi tra Frank Costin e Keith Duckworth, conosciutisi lavorando insieme alla giovane Lotus. L’idea è quella di dar vita a una factory in grado di produrre quella che a inizio Anni ’60 appare la risorsa più scarsa nel peraltro fertilissimo mercato racing anglosassone, ossia i motori da corsa.

Ed è proprio l’incontro tra l’ex datore di lavoro Colin Chapman, il gigante Ford in espansione nel mondo dello Sport (vedi Ford Vs Ferrari, Le Mans 1966, il film e oltre) e l’ancor piccola Cosworth a dare il via alla scommessa del Dfv che cambierà e rivoluzionerà per sempre il mondo della F.1, da poco passato ai 3000 cc aspirati.

Il perché? Be’, il Dfv (Double Four Valves) è semplice ultracompetitivo, affidabile, poco costoso da gestire e alla portata di tutti. E da fine 1968 è già un gran successo, tanto che la Lotus 49 con esso s’aggiudicherà il mondiale premiando Graham Hill, così i motoristi britannici decidono di sviluppare il progetto d’una monoposto tutta loro, che riprende il concetto delle quattro ruote motrici che in F.1 aveva già visto nel 1961 il tentativo della coraggiosa Ferguson, poi approdata addirittura alla 500 Miglia di Indianapolis, consorziandosi alla Novi.

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