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Edoardo Liberati e Leonardo Pulcini, l'evoluzione della specie

Quattro chiacchiere con due dei più interessanti talenti della nuova generazione di piloti italiani

Edoardo Liberati e Leonardo Pulcini, l'evoluzione della specie

Francesco CollaFrancesco Colla

16 dic 2016 (Aggiornato alle 18:54)

Hanno sguardi determinati e strette di mano solide. E parlano già come piccoli imprenditori. Sono Edoardo Liberati (foto in alto) e Leonardo Pulcini (foto in basso), due delle speranze italiane del motorsport. Anzi, romane: li abbiamo incontrati all’Autodromo Taruffi, in occasione premiazioni organizzate dal Club Amici di Vallelunga presieduto da Lino Ceccarelli, che per il quarto anno consecutivo hanno omaggiato i più meritevoli piloti capitolini.

Liberati, classe 1992, lo scorso 20 ottobre ha regalato a Lamborghini il primo titolo in un campionato GT3, nientemeno, imponendosi in coppia con Amici nelle GT Asia Series. Pulcini, nato nel 1998, si è laureato campione dell’EuroFormula Open. Ha solo un anno in meno dell’enfant terrible Max Verstappen: “Con Max ho corso contro ai tempi dei kart – dice Leonardo - già da piccolo era un pilota fatto. Il padre era molto duro ma l’ha portato dov’è ora”. L’olandese è diventato un top driver della Formula 1, il sogno di ogni pilota. Ma si sa, uno su mille ce la fa. Il prossimo anno Pulcini correrà in GP3 – il team verrà annunciato a breve – ulteriore passo nell’estenuante scalata verso la sommità dell’Olimpo: “Mi piace vincere. Sto sacrificando la mia adolescenza perché questo è un lavoro. Mi alzo tutte le mattine alle 6 e ogni giorno faccio una doppia sessione di allenamento”. 

Un ragazzo di 18 anni che ammette di sacrificare la propria adolescenza fa riflettere. Le corse non sono solo amore per la velocità ma puro individualismo: “Io facevo il calciatore nelle giovanili della Roma. Ma se devo vincere qualcosa devo vincerlo da solo. E' anche per questo che ho scelto le corse”.

Trascorsi pallonari condivisi con Liberati, ex laziale però, pronto a continuare l’avventura con Lamborghini nel Blancpain GT Asia. In attesa, si spera, di un futuro nel WEC. “Delle corse mi piace l’emozione, l’adrenalina, ma anche questo tipo di vita – ha commentato dopo la premiazione -  Non cambierei mai il divertimento che mi regalano le corse. E la mia unica paura è che un domani questo divertimento possa finire. Come è accaduto a Nico Rosberg: Avrei fatto come lui, sapendo che non avrei avuto un’altra occasione per battere Hamilton”. Tuttavia Nico, né nessun altro pilota è un esempio da seguire per questi ragazzi troppo giovani per aver visto correre Senna. Al massimo Cristiano Ronaldo

E del romanticismo antico dei motori rimane poco. Il nuovo millennio ha generato un’altrettanto nuova generazione di piloti scafati e pragmatici: “L’età in Formula 1 si è abbassata molto perché le monoposto di oggi sono più facili da guidare di quelle di un tempo - chiude Liberati -  Le GP2 sono più difficili. La macchina è fondamentale rispetto al pilota e questo toglie un po’ di emozione. Ma ormai è questa la tecnologia”. E’ l’evoluzione della specie

 

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