Ecco un'anticipazione delle tre interviste pubblicate sul numero 37: si parla di Austin, delle prospettive future, ma anche del rapporto interno, di risultati ottenuti e mancati e di una 499P che piace tantissimo a tutti e tre
Quando una squadra funziona, non lo capisci solo dai risultati, che comunque restano il parametro più freddo ma pure più veritiero nello sport professionistico. Quando una squadra funziona lo capisci anche da come parlano i suoi componenti, i quali, seppur presi in momenti diversi, sostanzialmente dicono le stesse cose, trasmettono le stesse sensazioni, condividono punti di vista, impressioni e certezze.
Anche questo, significa essere squadra: comunione d'intenti, stesso spirito, punti di forza e punti da migliorare condivisi senza il minimo dubbio. Ed è così che si arriva ai risultati: lo sanno bene Robert Kubica, Robert Shwartzman e Yifei Ye, attori protagonisti sulla Ferrari 499P numero 83 gestita da AF Corse, la macchina che ha sbancato alla 6 Ore di Austin.
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Raggiunti per via telematica da Autosprint, è emerso un quadro piuttosto chiaro su questo equipaggio che tanto bene sta facendo nel WEC, i cui risultati sono forse addirittura sotto al potenziale mostrato. Questo lo hanno detto tutti e tre, e lo hanno ripetuto come un mantra senza nemmeno essersi messi d'accordo. E' una cosa in cui credono fermamente: "Il potenziale c'è sempre stato, dovevamo solo mettere tutto insieme". Ci sono state piccolezze, dettagli, pure un pizzico di sfortuna a negare a questa #83 un bilancio complessivo ancora migliore rispetto a quanto raccolto.
A Le Mans, ad esempio, sono stati la macchina con più giri in testa, ed è un dato che non può essere un caso. Imola ha fatto male, ma in sostanza la velocità c'è sempre stata, ed anche su questo sono tutti d'accordo. Così come sono d'accordo sul fatto che, con i pochi giorni di preparazione avuti, per loro questo campionato 2024 è un po' una scoperta gara per gara, ed in questo aiuta l'adattabilità e la versatilità della 499P, prototipo che piace a tutti e tre e che con la sua bontà ha saputo mettere a loro agio questi tre piloti, accomunati da un passato sulle monoposto e dalla passione per il mito Ferrari.
Robert Kubica, anche se gli altri due lo vedono come un mentore, non ci tiene a passare da "caposquadra". "No, non mi definirei caposquadra", ha detto nell'intervista esclusiva che ci ha concesso. Anche se non ha nascosto che l'esperienza conta tantissimo, lasciandosi andare ad un commento piuttosto interessante. Questo: "Chi oggi ha 20 anni non lo sa, esattamente come non lo sapevo io a quell’età, che è grazie all’esperienza che riesci a vedere un quadro più completo da diversi punti di vista". Per questo ha parlato di condivisione, di collaborazione, perché "È vero che è importante andare forte, ma la forza dell’equipaggio la vedi nei momenti difficili. Sono tutti bravi con la macchina che va forte, è quando sei in difficoltà che questo aspetto ti aiuta a trovare una marcia in più”.
Collaborazione che si estende pure alle ufficiali, la 50 e 51, fondamentali nel percorso della 83, la quale ha beneficiato dell'esperienza del 2023 delle altre due per velocizzare il processo di crescita. Robert avrebbe voluto un prototipo un po' più leggero, ma apprezza comunque la "sincerità" di questa vettura che mette tra le prime tre vetture da pista mai guidate a livello di "sincerità", appunto, anche se non vuole sentire parlare di una classifica del "divertimento". Stupendo invece ciò che dice sul mito Ferrari e sulle emozioni dei primi giri sulla 499P: ma questo lo trovate in edicola, nell'intervista completa.
Colpo di scena: la Ferrari è in lizza sia in F.1 che nel Wec!
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