Scopriamo l’ultimo superstite dell’era Schumi a Maranello
Nel Sudafrica Anni ’70, c’è un giovane pilota molto dotato, Klomfass, che con Byrne fa coppia fissa. Roy & Rory: il baby più bravo a guidare col tecnico più promettente. Per sfondare non gli resta che emigrare in Gran Bretagna, in F.Ford. L’operazione riesce in parte. Nel senso che il duo Klomfass-Byrne va alla grande, ma presto giocoforza si separa, col pilota che si perderà, bruciando la sua carriera con tanta sfortuna. In preda alla depressione, morirà suicida nel 1998, a 57 anni. Destini divergenti, senza colpa di nessuno. Mentre il tecnico coi bassettoni, subito notato dalla Royale, sforna la RP21 che nel 1975 si rivelerà lo stato dell’arte per la categoria, portando al titolo Geoff Lees. In quella F.Ford corrono per puro diletto anche Ted e Bob Toleman, titolari di un impero dei trasporti, con tanta voglia di fare la F.2. E sono proprio loro a chiedere a Byrne di diventare referente tecnico del nuovissimo team. Lui accetta con entusiasmo, ma subito dopo Bob muore in uno sfortunato incidente, mentre Ted tiene duro. Intanto esplode l’effetto suolo.
Nel 1979 il team Toleman schiera la nuova Ralt di F.2 “ground effect” per il britannico Brian Henton e una vecchia March 782 per Rad Dougall, promettente sudafricano. Rory guardando la prima impara mentre sulla seconda agisce, modificandola e rendendola vettura-ala, innestando fiancate aperte e minigonne. Morale della favola, Dougall riesce a vincere una gara e Henton sfiora il titolo, perdendolo per un’inezia, a vantaggio della March 792 di Surer.
Così Ted Toleman e il manager Alex Hawkridge decidono il gran passo: per il 1980 si costruirà la Toleman di F.2. E Byrne ha il solito approccio, con un colpo di genio che da solo spiega chi è. Sentite questa. A fine 1979 la Federazione vieta anche in F.2 le minigonne scorrevoli. Saranno ammesse fisse ma dovranno essere lunghe (o corte) tanto quanto il posto guida del pilota. Rory ci pensa su. E poi si muove alla Byrne. L’abitacolo della Toleman è strano, perché il sedile va più basso, con uno strano marchingegno che viene subito ribattezzato la “scodella”, che guadagna due centimetri, che significa correre con le minigonne più basse dei rivali, ossia sverniciarli.
Ebbene, il solo pilota che tra l’inverno 1979 e il 1980 prova la Ralt e corre con la Toleman è Siegfried Stohr e lui mi racconta: «Byrne in realtà aveva fatto una copia, un clone della Ralt, però adattandolo ingegnosamente ai nuovi dettami. A girarci in pista neanche avvertivi la differenza tra le vetture». Ma a guardare la classifica finale della F.2 1980 Byrne, la Pirelli, Henton e Warwick dominano. Byrne è uno così. Pensa e agisce al tavolo di lavoro tale e quale al Prost dei giorni migliori al volante: a vederlo sembra quasi non faccia nulla di speciale, ma, se prendi il cronometro, ti rendi conto che ai rivali non dà scampo.
La Toleman, dopo aver sbancato la F.2, gli affida il progetto della Tg181 di F.1 che lui realizza costruendola attorno al fragile e moscio 4 cilindri Hart. Morale, quasi termina la stagione e Warwick e Henton devono ancora qualificarsi. Succede a Monza e il team fa festa. Byrne taglia corto: «Era una shitbox». Però nel Gp di Gran Bretagna 1982 Warwick sta per passare in testa tra lo sgomento generale, quando si rompe un semiasse. Il messaggio è lanciato. Occhio.
Be’ poi ci sono anche cose che fanno ridere. Arriva a fine stagione la Tg183 per la quale, per la prima volta in vita sua, Byrne tenta una soluzione ardita: il doppio alettone posteriore disassato. E anche qui c’è un aneddoto meraviglioso. Rory chiama il manager Hawkridge e a matita gli spiega il sistema. Alla fine gli fa: «Domande?» Alex risponde: «Una. E il motore dove lo mettiamo?». Byrne, costernato, replica: «Ah, già...». Sa pure scherzare, dai.
A fine 1983 Warwick e Giacomelli si affacciano in zona punti e per il 1984 arrivano la Tg184 e Ayrton Senna al posto di Jack O’Malley. A Monaco “Beco”, che quasi vince nell’uragano, è secondo sol perché il direttore di corsa Jacky Ickx gli impedisce di superare il boccheggiante Alain Prost su McLaren-Porsche. Bene. Altri due podii e il segnale è lanciato. Byrne sa fare F.1 top class. Quindi il team è rilevato dalla Benetton e grazie alle gomme Pirelli arriva anche, col motore Bmw, il primo trionfo, in Messico 1986, con Berger al volante e Byrne al settimo cielo. Si apre una fase nuova, in un team giovane, ben finanziato, agile e intraprendente.
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