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I metodi di Helmut Marko nella gestione dei giovani piloti sono noti e certificati dalle scelte compiute negli anni. George Russell rivela un ambiente Mercedes più sereno rispetto alle percezioni che si hanno del programma Junior Red Bull
F.P.
18 apr 2019
Tre programmi junior che vivono un momento molto diverso tra loro, che rivela una Red Bull a corto nel numero di talenti, più di Ferrari e Mercedes, per un team che negli anni ha scommesso molto più dei rivali sul vivaio e promosso in Formula 1 una miriade di giovani.
Alexander Albon sta ben figurando in quest’avvio di campionato, sullo sfondo si prepara Dan Ticktum. Quale sia la “politica” di Helmut Marko nel coltivare i giovani piloti lo ha raccontato la storia. Dentro o fuori, se vai forte ti ritrovi proiettato in Formula 1 in un amen, ma se manchi la conferma in un paio di stagioni è taglio. Poi capita anche d’essere ripescato, di recente per manifesta assenza di alternative, vedi il caso Hartley. Di certo, il “metodo Marko” non è il più sereno col quale lavorare e formarsi.
E, delle differenze d’ambiente percepite tra Mercedes e Red Bull, ha parlato George Russell. Lui che arriva dal programma junior del team di Brackley, con non poche difficoltà a piazzare i propri piloti. Leggi i casi Wehrlein e Ocon, seppur diversissimi; per Russell è arrivato il “sedile della gavetta”, Williams sulla quale, per inciso, si sta ben comportando se confrontato con il compagno di squadra e in relazione alla monoposto che ha a disposizione.
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Il terzo programma giovani tra i grandi team, la Ferrari Driver Academy, forse è quello più in salute attualmente, per la varietà di nomi potenzialmente interessanti che si ritrova: Mick Schumacher, Callum Ilott, Giuliano Alesi, per dire di piloti in serie cadette a ridosso della F1.
“Alex sta facendo davvero un gran lavoro al momento, tutti sono consapevoli della pressione addosso ai piloti junior di Red Bull, capisci perché sono sempre al 120% ogni volta che mettono il piede in macchina”, ha commentato Russell a racefans.net, sulla percezione che si ha dall’esterno.
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Parole successive al botto nelle libere in Cina, dal quale l’inglese ha saputo riscattarsi alla grande in gara.
Essere un junior Mercedes non è diverso nella necessità di mostrare il proprio potenziale, tuttavia, un aneddoto descrive al meglio il clima che si respira, quando Russell dice: “Non è che non senta la pressione, alla fine se non mostro le prestazioni Mercedes non mi terrà.
Ma, quando ho inaugurato la stagione di F2 lo scorso anno e iniziò male, così come quando iniziai il campionato di GP3 a Barcellona e andò male, la risposta di Toto fu 'Non preoccuparti, era la tua prima gara la stagione è lunga e assicurati di fare meglio la prossima volta'.
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Mi aspettavo una sfuriata mentre mi avviavo nel suo ufficio. Non posso parlare per loro, come funziona, ma è una percezione, di un ambiente più spietato guardando alla storia di come vanno le cose”.
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