Le critiche all'operato di Liberty Media sono affilate come le parole sulla Ferrari e il presunto "modo all'italiana". Su Hamilton: "Deve restare in Mercedes, gli darei ancor più libertà"
Se il coronavirus e la raffica di rinvii e annullamenti di Gran Premi in calendario possono considerarsi la navigazione in un mare forza 8 per la Formula 1, già prima degli eventi dello scorso week end la situazione non poteva dirsi certo tranquilla.
La fronda dei 7 team contro la Federazione e la Ferrari – dalla quale si sarebbe sfilata Mercedes –, le questioni di legalità del DAS e Red Bull determinata a protestare, gli accordi commerciali con le squadre da sottoscrivere, solo alcuni dei temi caldissimi di discussione.
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A giudicare l’operato di Liberty Media arriva Bernie Ecclestone, parole come sempre affilate non risparmiano la Ferrari. Nell’ipotesi di scuola che qualcuno gli chiedesse di tornare al timone del business che ha retto quasi 40 anni, Ecclestone analizza: “Non ricomprerei la Formula 1. Se i tizi di Liberty mi chiedessero di gestirla direi al 100% no. Si tratterebbe di provare a smantellare tutte le cose che hanno messo insieme.
Hanno il loro modo di fare, Chase da quel che si dice è stato il braccio destro di Rupert Murdoch, ma non lo era. Pensavano che sarebbe stato facile gestire la Formula 1, come un business normale.
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Hanno scoperto che non lo è, per me ogni accordo è come comprare e vendere una macchina usata. La Formula 1 ha bisogno di un venditore di auto usate”. Mercato per definizione dei “lemons”, delle fregature da scartare, di asimmetrie informative, nella teoria economica di Akerlof.
Liberty Media alla quale va dato atto, al di là delle critiche, di aver aperto la Formula 1 a un nuovo modo di fruire lo sport, più opportunità dai nuovi medium di comunicazione, in un confronto con la gestione Ecclestone che viene fuori come il periodo della preistoria.
La stoccata sulla gestione Carey non è l’unica che rifila il quasi novantenne ex Supremo della Formula 1. Ne ha anche per la Ferrari, in due direzioni: la gestione del team e il mercato piloti, nel commentare uno scenario che sempre più è fuori dai radar, di un Hamilton in arrivo nel 2021.
Prima, però, le critiche al modello di guidare della GeS: “Binotto è un ingegnere non un leader. In Ferrari serve qualcuno che faccia capire alla gente che quando dici qualcosa dev’essere fatta, senza se o discussioni. Io avrei preso Flavio Briatore a gestire la Ferrari, avrebbe fatto quel che ha sempre fatto con Benetton e Renault: avrebbe sottratto le persone migliori alle altre squadre. Il problema è che alla fine Flavio avrebbe fatto pensare alla gente che la Ferrari appartenesse a lui”.
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Critica che si allarga al presunto “modo di fare” italico secondo la visione di Ecclestone: “Il problema con tutti gli italiani è che non vogliono una lotta, non vogliono una discussione con qualcuno. Piuttosto che dire a qualcuno che sta lavorando male ‘risolvi le cose da te o sarò io a sistemarti, voglio i risultati’, loro dicono ‘facciamo una cena e parliamone, siamo amici’”.
E non è l’alternativa giusta per Lewis Hamilton, “se fossi Lewis, resterei in Mercedes. Sta bene, è nella posizione di essere il capo, ha qualcuno che gli accende e spegne la luce, completamente a supporto. Non so se funzionerebbe per lui in Ferrari. Sono italiani, dovrebbe imparare la lingua per capire cosa gli direbbero alle spalle, per iniziare.
Se fossi un team principal firmerei con Max, è veloce ed è uno facile da trattare. Se avessi Lewis gli direi solo qual è l’orario della prossima gara e di farsi trovare lì. A parte questo può fare quel che vuole. Gli taglierei la paga e gli farei fare le sue sponsorizzazioni personali, qualsiasi cosa. Mercedes prova un po’ a tenerlo a freno, io gli darei completa libertà”.
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