Vettel gioca d'esperienza mentre la Ferrari certifica tutti i suoi limiti non solo sul motore ma anche sul telaio, mentre Hamilton si avvicina sempre più a Schumi
Graining e blistering, due “cugini” cattivi che se la prendono con le gomme. Una volta uno, una volta l'altro, in Ungheria è toccato al primo di questi due, il graining appunto. Ovviamente, battute a parte, l'uno o l'altro si manifesta in condizioni diverse e per motivi ben precisi. Nella domenica ungherese abbiamo sentito parlare soprattutto di graining, fenomeno di fatica dei pneumatici, che si manifesta sulla superficie degli stessi con i segni tipici delle rotture per fatica. L'innesto di questo fenomeno può avere varie motivazioni, prima di tutto un assetto non bilanciato: se ad esempio un pilota si ritrova con troppo sottosterzo, nelle curve sarà portato a sforzare di più le gomme anteriori, e più “scivola” più usurerà i pneumatici. Poi ci sono motivazioni legate alle condizioni del tracciato od alle temperature ambientali. Il graining si manifesta spesso quando la pista è “sporca”, ovvero non ancora gommata, cosa che offre una minor aderenza richiedendo quindi uno sforzo maggiore alle gomme, che su una pista sporca “scivolano” di più. Graining che arriva anche quando il pneumatico viene eccessivamente sforzato prima di raggiungere la giusta finestra di utilizzo, cosa ampiamente avvenuta nella gara di Budapest su tante vetture.
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