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Haas, Steiner: Mick-Mazepin, rischio relativo

Il 2021 sarà stagione di formazione, che vale la possibilità di sbagliare per i due rookie. Steiner giustifica la scelta, tra vantaggi (economici) e il rischio di una mancanza di riscontri utili allo sviluppo della monoposto

F.P.F.P.

5 gen 2021

Un inverno finora trascorso spesso agli onori delle cronache per Haas, tra episodi negativi come l’uscita sui social network di Nikita Mazepin e scenari di sviluppo che passano dall’ufficio “satellite” con tecnici Ferrari, a lavorare da Maranello sulla monoposto del russo e di Mick Schumacher, guidati da Simone Resta.

Sul mercato, la squadra di Gene Haas ha percorso una via diametralmente opposta a una politica che, dal debutto in Formula 1, ha segnato la scuderia: massima esperienza dei piloti per far crescere squadra e macchina. Adesso, due rookie, una stagione 2021 che può considerarsi di inserimento e formazione, sperando di cogliere i frutti dal 2022.

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Una scelta operata la scorsa estate, quella di giocare il jolly – economicamente vantaggioso – di puntare su giovani piloti debuttanti in F1; scelta della Ferrari, l’assegnazione di Mick Schumacher dalla FDA, al di là del fattore tecnico-sportivo una carta buona anche sul piano del marketing.

Scommessa in prospettiva

Tra tanti aspetti positivi, un rischio relativo – perché in un anno di stabilità regolamentare e con un 2022 da progettare che sarà completamente diverso per caratteristiche delle monoposto –: quale contributo allo sviluppo puoi attenderti da due piloti all’esordio?

“Sì, c’è il rischio che i debuttanti sfruttino poco i dati disponibili ma noi siamo qui per aiutarli. Il vantaggio è quello di poterli guidare in una certa direzione dello sviluppo e possono avere la chance di crescere insieme alla squadra.

Se non è quasi mai avvenuto che un team corresse con due piloti debuttanti, questo non vuol dire automaticamente che sia condannato a fallire. Non voglio minimizzare il rischio che questo possa accadere però possiamo pensare in modo un po’ diverso da altre squadre”, spiega Steiner a Speedweek.

Pensiero “alternativo” spiegato da un’altra angolazione, guardando al passato, ai rinnovi di contratto quando le prestazioni in pista avrebbero giustificato scelte diverse: “Ricordo le persone che mi chiedevano perché tenessimo Romain Grosjean tanto a lungo. Noi non siamo qui per fare quel che fanno gli altri, facciamo ciò che riteniamo abbia senso e i risultati diranno se abbiamo ragione”, aggiunge il team principal.

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