F1 2021: Max Verstappen, ritratto di un campione

F1 2021: Max Verstappen, ritratto di un campione© Getty Images

Al limite spesso, falloso talvolta, velocissimo sempre: Max Verstappen è questo, prendere o lasciare. E dopo anni ad inseguire un'occasione, ha saputo sfruttare la prima opportunità della vita per artigliare un titolo mondiale

13.12.2021 ( Aggiornata il 13.12.2021 16:18 )

“Il mondo è mio”. Chissà se la canticchiava anche lui, da bambino, nella sua lingua. Ora il mondo è suo sul serio, campione in una stagione pazzesca dopo un duello feroce e crudele nell'esito. Uno dei due doveva perdere per le leggi dello sport, ma faceva comunque male sapere che ad uno sarebbero rimasti solo gli applausi. Un mondiale in equilibrio precoce fino all'ultimo ha premiato il ragazzino che quasi sette anni fa si era presentato ai cancelli di Melbourne senza ancora la patente. Quel ragazzino si chiamava Max Verstappen ed oggi è campione del mondo.

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Ragazzino con i numeri del campione

Di Max Verstappen dicevamo che prima o poi avrebbe vinto, perché questo era scritto nel suo destino. Non poteva essere altrimenti, tutto faceva pensare che fosse esattamente così. Intorno a lui aleggiavano le stimmate del prescelto, per un ragazzo destinato a grandi cose. Ha sempre avuto in mente quale fosse il suo obiettivo, la sua missione. Parleremo a lungo di questo mondiale 2021, in un'annata in cui l'estro di Max Verstappen ha preso una forma definitiva, concreta e molto più solida. Da ragazzo capace di grandi numeri ma in cerca della grande occasione, oggi è diventato campione alla prima vera opportunità della vita. Papà Jos, tenero quanto un blocco di cemento, lo ha formato indicandogli nella vittoria l'unica via percorribile; si è a lungo dubitato che su Max Jos avesse riversato le sue frustrazioni di pilota non affermato in via definitiva, ma ci si può anche chiedere se in realtà non si fosse reso conto da subito che quel primogenito avesse i numeri del fenomeno, e che in fondo valesse la pena essere tanto severo. Del resto, a casa Verstappen, Max è sempre stato trattato così, da campione in erba dal grande avvenire. Papà lo obbligava a non superare in rettilineo, in modo che il figlio imparasse l'arte del sorpasso: “E' per questo che oggi si ha la sensazione che Max possa passare ovunque”, ha detto una volta trionfante. In una giornata nera, Jos addirittura lo lasciò un quarto d'ora in una fermata dell'autostrada: ne aveva combinata una grossa, tipo perdere una gara. Mamma Sophie invece, pilotessa di belle speranze, non ha mai fatto mancare il suo appoggio, e con lei Max ha sempre rivisto le gare registrate per migliorare.

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Quel botto a Monaco 2018

Nel percorso del 2021 c'è anche quello di un ragazzo diventato uomo. Per scelte di vita e di carriera. Nel privato Max ha iniziato l'anno con un post sui social a togliere ogni dubbio su una relazione chiacchieratissima nel paddock, quella con Kelly Piquet, figlia del tre volte campione Nelson ed ex di Daniil Kvyat, l'uomo a cui a suo tempo Max aveva soffiato il sedile in Red Bull. Lei, con una figlia al seguito, lo ha subito reso padre adottivo, sua sorella Victoria lo ha reso zio; e lui alla vigilia di Abu Dhabi ci ha tenuto a sottolineare l'importanza della sfera privata. Si sussurra che Kelly, nove anni più di lui, gli abbia trasmesso una serenità esistenziale che prima Max non aveva, e che sia stata un'ancora nei momenti più belli ma soprattutto in quelli più brutti. Perché con la pressione Verstappen ha dovuto fare i conti: tenere i nervi saldi in una stagione così lunga e così complicata riesce solo a chi ha qualcosa in più, non solo nel piede ma anche nella testa. Sul piede destro, mai avuti dubbi. Era la tenuta mentale quella che spaventava, e che ha continuato a spaventare. A tratti Max è stato il peggior nemico di se stesso, con una condotta irrispettosa, sprezzante degli avversari e soprattutto del proprio talento, che ha avuto bisogno di anni per essere incanalato. Barcellona 2016 è stata la vittoria al debutto in Red Bull, un'affermazione strepitosa diventata storia; ma il crocevia più importante per Verstappen è stato un altro, due anni più tardi. Era un sabato, precisamente il 26 maggio 2018: in un fine settimana in cui la vittoria era affare esclusivo delle Red Bull, al mattino Max piantò la macchina in barriera alle Piscine; danni troppo grossi, impossibili da riparare in tempo per le qualifiche, e dunque partenza dal fondo. Il che, a Montecarlo, è sinonimo di gara butatta. Quel giorno persero la pazienza pure Helmut Marko e Christian Horner, che lo avevano sempre difeso; ma è giusto dire che proprio quel giorno è nato un nuovo Max Verstappen, più pragmatico e meno propenso all'errore.

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Premio finale dopo una stagione strepitosa

Ogni tanto i vecchi fantasmi sono tornati. Perché l'indole è quella, non puoi farci niente. Ed arrivano episodi come quelli di Jeddah, quando ha sbagliato quasi tutto nell'atteggiamento, palesemente improntato alla ricerca del contatto, dell'incidente per finire fuori lui insieme ad Hamilton. In Arabia aveva dovuto convivere con il timore crescente di un mondiale che se ne andava, del pericolo sempre più grosso di vedersi sfuggire dalle mani un riconoscimento che avrebbe meritato. Quello stesso mondiale che gli è stato consegnato da un deus ex machina che ad Abu Dhabi ha tifato spudoratamente per lui, evidentemente deliziato da una guida sopraffina lungo tutto il 2021. Qualche divinità deve essersi esaltata a vederlo correre ad Imola, in Francia, in America oppure in Messico, giusto per fare una raccolta degli istanti più significativi del suo mondiale, e deve aver deciso di premiarlo dopo un'annata da cuori forti, da cuori impavidi. Un'annata da Max Verstappen.


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