GP Singapore: i 5 temi del fine settimana

GP Singapore: i 5 temi del fine settimana© @ScuderiaFerrari

Al 15° tentativo, ecco la prima vittoria non targata Red Bull del campionato: tutto merito di un Sainz magistrale e di una Ferrari perfetta sia in pista che al muretto; la Mercedes ci prova, la McLaren c'è e Lawson sorprende

18.09.2023 12:05

Anche i grandi piangono

A meno che tu non sia letteralmente un alieno, è così: prima o poi, ti devi fermare. E così la frase fatta del “non si può vincere sempre” ha trovato applicazione anche in questo 2023, che ci ha messo 15 gare per regalare al pubblico un vincitore diverso dalla Red Bull. Con il forte sospetto che sia stato un episodio isolato, ma per averne la certezza basterà attendere qualche giorno.

In un colpo solo, Max Verstappen e la Red Bull si sono giocati gli ultimi strepitosi record che avrebbe potuto ottenere in questa stagione che, al di là di Singapore, era e resta fantastica. Michael Schumacher, per dire, resterà l'unico nella storia capace di essere andato a podio in ogni singola gara di una stagione (annata 2002) almeno fino all'anno prossimo, e almeno fino all'anno prossimo non ci sarà nessuna squadra capace di vincere tutte le gare di un campionato. Sempre alla voce primati, Verstappen si è fermato a -4 dalla striscia di podi consecutivi più lunga di sempre (19, con Schumi a podio da Usa 2001 a Giappone 2002), e si consolerà con un vantaggio in classifica adesso salito a 141 punti (su 206 ancora disponibili): questo significa non avere alcun match point a Suzuka, ma al contempo ha fatto un altro passo verso una certezza matematica sempre più vicina. E per quanto riguarda il Costruttori, in Giappone arriverà il secondo match point, con il forte sospetto che al team di Milton Keynes non ne serviranno altri: hanno 308 punti di vantaggio su 353 ancora disponibili. Considerando che dopo Suzuka i punti a disposizione scenderanno a 309, significa che nel Sol Levante ad Horner e comagnia basterà guadagnare solamente un punto nei confronti della Mercedes per festeggiare il secondo titolo Costruttori consecutivo, nonché il sesto della loro storia.

Del resto, si dovrà pur guardare a qualche lato positivo in casa Red Bull. La classifica è uno di questi, insieme ad un passo gara sorprendentemente veloce nella parte finale di gara: considerando che dopo la sosta Max era tornato in pista 15° e che ha concluso 5° (in 22 giri), significa che se anche ai più è sfuggito, con le medie la RB19 andava. Il giro veloce personale (anche se non così veloce in assoluto rispetto alla concorrenza) Max lo ha messo a segno alla 61° tornata, dunque la penultima di gara, con pneumatici vecchi di oltre 20 giri ed in uno stint in cui non si era praticamente mai risparmiato: la gestione gomme in gara, dunque, c'era ed era molto buona. Non era un missile come al solito, la Red Bull, ma almeno aveva trovato un buon ritmo. Certo, questo non salva un bilancio sorprendentemente negativo per gli assi pigliatutto di questa stagione che si sono riscoperti, a Singapore, incredibilmente in difficoltà. Le motivazioni possono essere molteplici, ma in apparenza tendono ad escludere la direttiva tecnica 018 e la 039 ulteriormente modificata: impossibile dirlo con certezza, ma Singapore non è la pista dove queste normative (la prima volta a contenere i movimenti dell'ala anteriore, la seconda ad inasprire i controlli su fondo e skid) saranno più impattanti. Cosa rappresentano, innanzitutto, queste due direttive tecniche? La 018 impone una deformazione univoca dell'ala anteriore, dunque completa e non più solamente locale: se un'ala deve flettere, deve farlo in tutta la sua estensione. La 039, invece, si è arricchita di un punto rispetto all'estate 2022: adesso non ci deve essere più movimento relativo tra componenti aerodinamici adiacenti, dunque elementi come il fondo devono muoversi e comportarsi come un corpo unico. In altre parole, adesso non sarà più possibile avere il “pattino” centrale suddiviso in tre parti, come si sospettava avesse qualche team (tra cui Red Bull).

Teoricamente, l'impatto di queste due direttive sarà maggiore su una pista dove l'aerodinamica conta molto di più, come Suzuka, la quale per questo motivo vivrà di una vigilia piuttosto chiacchierata, perché potrebbe essere la verifica decisiva su un sospetto che finora resta tale. Horner ha negato collegamenti tra il calo di competitività della RB19 e l'introduzione delle dt. E quindi, cosa resterebbe? Qualche elemento per spiegare la debacle Red Bull c'è, e può essere anche un mix di cose. La squadra potrebbe aver cannato completamente l'assetto di base nella preparazione in fabbrica, e una volta in pista anziché risolvere le magagne (come avvenuto a Monaco, ad esempio: RB19 completamente diversa tra libere 1 e 2) le ha peggiorate, pasticciando con l'assetto senza mai trovare la strada giusta. La RB19 è una macchina concepita per girare più bassa possibile (cosa non consona con l'asfalto irregolare del Marina Bay) e con sospensioni meccaniche rigide per stabilizzare la piattaforma aerodinamica: a Singapore, un circuito cittadino, il gruppo sospensivo va ammorbidito e questo può essere costato parecchio alla vettura austriaca, che è uscita dalla sua finestra di lavoro ideale. Mancava aderenza al posteriore e la macchina soffriva sia in inserimento che in trazione, con la situazione peggiorata dai problemi dell'ingranaggio delle marce, unico punto debole, se così si può chiamare, di una macchina che per il resto non aveva mai fatto vedere particolari criticità. Questo senza dimenticare il discorso sul nuovo fondo e la nuova ala posteriore, con il fondo accantonato: anche la necessità di fare certe verifiche può essere costata tempo ed attenzioni alla squadra campione del mondo in carica.

Non dimentichiamo poi l'unicità di Singapore, dove l'asfalto è irregolare e dove le gomme giocano un ruolo fondamentale. Gli ingegneri, per sottolineare l'importanza dei pneumatici, amano ripetere che le gomme sono l'unico elemento di una vettura che tocca l'asfalto. Red Bull ha dato per una volta l'impressione di aver clamorosamente mancato la finestra di utilizzo: Pirelli per Singapore ha scelto alcune delle pressioni più basse dell'anno, e questo può aver influito molto sulle prestazioni della RB19. La difficoltà di “accendere” la gomma è stata lampante sia in Q2 che nella ripartenza dopo la safety car: pur con un giro di preparazione molto diverso (piuttosto rapido Verstappen, molto lento Perez), entrambi i piloti hanno avuto difficoltà enormi nel giro decisivo in Q2, e lo stesso è avvenuto dopo la safety car in gara, quando con la gomma dura usata entrambe le RB19 hanno sofferto perdendo posizioni su posizioni.

Dunque assetto sbagliato, difficoltà nella gestione delle gomme, pista difficile per una RB19 impeccabile in ogni altro tracciato. In soccorso della Red Bull viene l'esempio della Mercedes 2015, dominante per tutto l'anno ma in crisi nera a Singapore: la W06 dominò la stagione, perse a Sepang e Budapest ma fu a Singapore che visse una debacle apparentemente senza spiegazione, poi ricondotta esclusivamente all'incapacità di macchina e squadra di far funzionare le gomme. Insomma, per questa Red Bull potrebbe essere stato semplicemente un fine settimana no, ma anche per loro Suzuka adesso assume una valenza incredibilmente grande.

Qui Red Bull: l'analisi del giorno dopo


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