Mentre continua a tenere banco la vicenda Horner, la Red Bull in pista continua ad essere il riferimento dopo un inverno di (false) speranze per gli avversari: tuttavia, sia Ferrari che Mercedes possono per ora promuovere i passi avanti, pur restando ancorati ad una realtà che non fa sconti
Se la RB20 avesse la voce di Annalisa, a Max Verstappen dedicherebbe la hit di Sanremo “Sinceramente tua”. Dopo una sola corsa, dopo un solo weekend di gara, Max Verstappen con la RB20 pare già andare a nozze, perché sembra un’altra macchina fatta apposta per lui. Gli brillavano gli occhi mentre parlava nel dopo corsa, mentre sciorinava sensazioni che non possono che essere dolci: “Mi sentivo bene in macchina, non capita sempre di avere queste sensazioni. Ero un tutt'uno con la vettura, per cui è speciale vivere giornate così”. Quattro frasi che sanno di tremendo monito per gli avversari, parole che invece all’olandese riportano alla mente il più romantico dei déjà vu.
Sarà un 2023 bis? Se lo chiedono in tanti, lo temono in molti. Difficile che possa esserne una fotocopia, ne è convinto anche George Russell, che l’anno scorso fu quasi profetico quando disse, proprio dopo il Bahrain, che la Red Bull le avrebbe vinte tutte, andandoci molto vicino. Quest’anno George ha spiegato che ci sono sensazioni diverse, che a seconda del tipo di pista qualche avversario in grado di strappare qualche vittoria alla Red Bull ci sarà. Ma meglio non parlare di titolo, perché quello, dice il buon George, ha un unico destinatario. Per cui l’impressione è che possano cambiare i numeri del dominio, dopo la mitragliata di record del 2023, ma per il bottino grosso, beh, meglio non farsi troppe illusioni.
La RB20 non avrà la voce di Annalisa, ma canta lo stesso con un motore Honda che, a nove anni dal disastroso debutto sulla McLaren, ha saputo diventare un riferimento. Oggi canta che è una meraviglia, quel motore diventato talmente affidabile da permettere alla RB20 di ridurre all’inverosimile le bocche dei radiatori, pur rimediando qua e là con un impianto di raffreddamento al limite dell’avveniristico. Il sospetto che la Red Bull 2024 sia un anno avanti a tutta la concorrenza è solido, ma sarebbe stato strano il contrario: premesso che è andata in archivio una sola corsa su 24, è altrettanto vero che in epoca di stabilità regolamentare, dopo 21 vittorie su 22 nel 2023, era alquanto ottimistico pensare ad un ribaltone nello spazio di pochi mesi. La Red Bull è ripartita da dove aveva lasciato: Verstappen irraggiungibile, Perez umano, macchina più competitiva del lotto, doppietta e giro veloce. Sul giro secco c’è battaglia e non siamo nemmeno sicuri che la RB20 sia veramente la più efficace in qualifica, ma è indubbio che si porta dietro un vantaggio in gara che, seppur assottigliato, è parso comunque fuori discussione: nel 2023 Max aveva vinto con 38” di margine sul terzo (Alonso), quest’anno invece il margine sul terzo (nonché il primo non-Red Bull, Sainz) è stato di 25”.
Chiariamo: sempre di un vantaggio esorbitante parliamo. Tuttavia qualche passo avanti della concorrenza c’è stato, se è vero che la Ferrari ha dimostrato di aver trovato finalmente una certa costanza di rendimento su tutto l’arco di uno stint, mettendo da parte i brutti ricordi della SF-23, e non è nemmeno detto che Sakhir sia veramente la pista migliore per una SF-24 che nel secondo settore, ovvero nelle curve più veloci, ha mostrato livelli di carico anche un filo superiori alla stessa Red Bull. Verstappen stesso, poi, ha accusato un pelo di degrado in più rispetto alla passata edizione del GP Bahrain, il che può essere letto in due modi: la RB20 è un pochino più umana, oppure avendo cambiato tanto anche in Red Bull non sono ancora al 100%? Risposte certe non ce ne sono, ma è forte il sospetto che come gli altri anche questa Red Bull abbia ancora del margine.
Il vantaggio c’è ed è evidente, ma a quanto ammonta? Ancora non è esattamente quantificabile perché, oltre alle strategie sfalsate, Max nel finale non aveva nemmeno bisogno di spingere, ma quando lo ha fatto non ha fatto prigionieri: al primo giro ha spinto fortissimo per mettere immediatamente fuori dalla zona Drs Leclerc (quest’anno l’ala mobile è attivabile già al secondo giro), poi con gomma soft nuova dopo la seconda sosta ha sparato un astronomico 1’32”608, 2” pieni più veloce di Perez in quel giro, il quale aveva una morbida nuova di appena un giro più vecchia. Pur evidenziando un degrado maggiorato nel secondo stint rispetto al 2023 (i tempi per Max si alzano progressivamente fino a toccare il secondo tra inizio e fine stint, tendenza identica a quella di Perez), Verstappen e la RB20 sono rimasti davanti e qui ci ricolleghiamo alla domanda precedente: quanto margine hanno ancora? E poi: Max ha spinto più del necessario ad inizio stint oppure, semplicemente, era in totale controllo anche a fine stint? Tutte domande alle quali non c’è ancora risposta.
Le risposte, ovviamente, arriveranno. Intanto però si riparte da qualche certezza, ovvero che Verstappen e la Red Bull hanno già prenotato l’ennesimo titolo. Anche perché partire con un hat trick, ovvero pole position, vittoria e giro veloce nella gara inaugurale della stagione, non è propriamente ricorrente, dal momento che in tutta la storia ci sono riusciti solamente in 14, per un totale di 16 casi in 75 edizioni della F1: è accaduto a Farina (Silverstone 1950), Fangio (Berna 1951), Ascari (Buenos Aires 1953), ancora Fangio (Buenos Aires 1956, stavolta in coppia con Musso), Moss (Montecarlo 1961), due volte Clark (East London 1965 e Kyalami 1968), Laffitte (Buenos Aires 1979), Jones (Buenos Aires 1980), Mansell (Kyalami 1992), Prost (Kyalami 1993), Hakkinen (Melbourne 1998), due volte Schumacher (Melbourne 2001 e Melbourne 2004), Raikkonen (Melbourne 2007), Hamilton (Melbourne 2015) e Leclerc (Sakhir 2022). Poi Max si è spinto ancora più in là, stampando il Grand Chelem, ovvero aggiungendo a pole, vittoria e giro veloce pure una corsa condotta in testa dall’inizio alla fine. Questa Red Bull RB20 è già sinceramente sua, e ci dispiace per gli altri.
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